COCCIA CARLO. Nacque in Napoli nel 1789. Suo padre rinomato sonator di violino lo voleva incamminare per lo studio dell'architettura; ma da fanciullo avendo dimostrato somma inclinazione per la Musica, non gli piacque seguire le paterne disposizioni, e volle apprendere le prime nozioni della scienz'armonica da un tal Visocchi, e proseguì ad impararne le teorie da Pietro Caselli. Presto diede saggio del profitto, che ne aveva tratto; poichè dell'età di anni 13 compose una serenata, alcuni solfeggi, ed un capriccio per cembalo.
Continuò il corso degli studi armonici nel Conservatorio di S. Maria di Loreto solto la direzione del celebre D. Fedele Fenaroli. Giovane ancora uscito dal Conservatorio girò per quasi tutta l'Italia, ed in Venezia colse i primi allori musicali per lo dramma la Clotilde.
Poichè dopo Mayer niuno avea compreso il modo che un Compositore può trarre in teatro dal ragionato uso de' cori, egli l'introdusse nell'indicato dramma, eliminando quei gridi che prima si udivano. Divulgatosi il valor di lui per l'Italia riscosse applausi per le Musiche che compose degli drammi la selvaggia -- il Werter -- l' Evellina -- e l'Arrighetto, e per molte altre. Proseguendo poi i suoi viaggi si condusse prima in Lisbona, indi in Londra; ed in ambedue queste Città fu sommamente applaudito, ed in particolare nella scconda per lo dramma intitolalo Maria Stuard. Ritornando da sì lunghe peregrinazioni colmo di onori e di plausi, questi gli si accrebbero con altre composizioni musicali; fra le quali si numerano la fuga dell'ultimo Stuardo -- l'orfano della selva -- e Caterina di Guisa: e questa ultima scritta per lo teatro della scala di Milano fu giustamente encomiata, malgrado che quelle scene ancor risuonavano delle melodiose note di Bellini. Rappresentata indi in Torino nel mese di giugno 1836 ebbe l'istesso fausto successo.
Ritrovandosi Coccia a Torino, ottenne l'ispezione della scuola di canto dell'Accademia filarmonica, i cui felici principii con la direzione di così valente maestro fanno sperare di ottener presto un felice risultamento. Oltre le già accennate, scrisse le Musiche per gli drammi seguenti: voglia di dote, e non di moglie per Ferrara 1810 -- il matrimonio per cambiale per Roma 1810 -- il poeta fortunato per Firenze -- verità nella bugia per Venezia 1811 -- la Matilde 1811 -- i solitarj per Venezia 1812 -- il sogno verificato 1812 -- il Crescendo -- Euristea -- Evalina per Venezia 1815 -- i begli usi di Città per Milano 1815 -- Rinaldo d'Asti -- Carlotta, e Werter 1816 -- Atar per Lisbona -- Mandane Regina di Persia per Lisbona -- la figlia dell'arciere per Napoli -- Tesco e Medea per Torino 1816 -- Etelinda per Venezia 1816 -- Claudina per Torino 1817 -- Fajello per Firenze 1817 -- Donna Caritea per Genova 1818 -- Elena e Costantino per Lisbona 1821 -- la Clotilde per Venezia 1821 -- Rosmunda per Venezia 1821 -- la festa della rosa per Lisbona 1822 -- Errico di Monforte per Milano 1832.
E finalmente la solitaria delle Asturie, poesia del Romani, che fu rappresentata in Milano nel teatro della scala nel 1837, ed ebbe il più felice successo, oltre di molte altre opere di minor conto, e di diverse cantate.

Carlantonio de Rosa marchese di Villarosa
Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli
Napoli, dalla Stamperia reale, 1840