ZINGARELLI (Niccolò) nacque in Napoli a 4 aprile del 1752. All'età di sette anni, rimasto orfano del padre, entrò nel conservatorio di Loreto per apprendervi la musica. Finaroli fu suo maestro di composizione, e Cimarosa, e Giordanello suoi condiscepoli. Uscito dal conservatorio volle porsi sotto la direzione dell'ab. Speranza, per penetrare gli arcani della teoria dell'arte; poichè, nel conservatorio, appena s'insegnano le regole grammaticali. Questo cel. maestro con un suo metodo particolare d'insegnamento addestrò per modo il Zingarelli, che potè d'indi in poi scrivere le migliori sue opere in non più, e talvolta anche in meno di otto giorni. “Io stesso sono testimonio, scrive il Carpani, che in 40 ore, distribuite in dieci giorni, egli fece la sua inarrivabile Giulietta e Romeo, ed in sette giorni, essendosi per giunta ammalato, scrisse l'Alsinda pel teatro di Milano, la prima delle sue opere di grido” (Lett. 3). Nel 1781 compose egli pel teatro di Napoli, Montezuma, opera più dotta che piacevole, e molto stimata dall'Haydn. Nel 1785, diè in Milano l'Alsinda, che fu molto applaudita, avvegnachè aveva egli abbandonato lo stil ricercato. Tutti i teatri dell'Italia han fatto a gara per averlo compositore: Ifigenia, Pirro, Artaserse, Apelle e Campaspe, Giulietta e Romeo, Ines de Castro, Clitennestra, opere serie; e gli oratorj la Distruzion di Gerusalemme, il trionfo di Davide, la Passione. I drammi burleschi: il Bevitor fortunato, la Secchia rapita, il Ritratto, sono le migliori sue opere. Nel 1789 chiamato in Francia diè alla R. Accademia di musica in Parigi l'Antigono, poema di Marmontel, che mercè gli avvenimenti politici non ebbe più che due rappresentazioni. Di ritorno in Italia, egli applicossi ad uno studio profondo della musica di chiesa, e compose ad otto voci per ottenere il posto di maestro di cappella del duomo di Milano, e fuvvi eletto dopo un esame di tre consecutivi giorni. Le circostanze l'obbligarono quindi a rinunziare alla cappella di Milano. Nel 1806 alla morte del cel. Guglielmi fu egli nominato a succedergli come maestro del Vaticano; e da quest'epoca in poi rinunziò al teatro, non occupandosi esclusivamente che di musica per chiesa. Egli è attualmente direttore del Real Collegio di musica in Napoli nel soppresso monastero di S. Sebastiano. Par che di lui intenda il Carpani, allorchè ci dice che “un cel. maestro italiano, e uomo di prima sfera in linea di compositori, preso il testo poetico della Creazione (opera dello stesso Carpani), si mise a rifarne da capo tutta la musica, procurando di far meglio che l'Haydn; ma il suo lavoro non s'è ancora visto. Egli giace sub rosa, nè si vedrà che dopo la morte dell'autore, avendo egli così deciso per evitare la taccia d'invidioso o nemico della fama dell'Haydn, ch'egli stima moltissimo. Questo maestro, che vanta dei veri capi d'opera, riconosce l'Haydn per uomo unico come sinfonista, come scrittore accademico non superato da altri, ma non lo crede inarrivabile, nè unico nel rimanente: nel che troverà fra i dotti non pochi compagni di sentimento.” (Lett. XI). I caratteri attribuiti a questo maestro anonimo dal Carpani, se pur lice indovinarlo, sono confacenti e ben calzano al merito del Zingarelli, e al giudizio che di questo grand'uomo far mostra l'illuminato scrittore. Descrive altresì la maniera usata dal Zingarelli per disporsi a comporre la sua musica. “La lettura di un passo di qualche santo padre, o di qualche classico latino è necessaria al Zingarelli per improvvisare poi un atto intero del Pirro, o della Giulietta e Romeo, e stendervelo in meno di quattro ore.” (Lett. 3).

Giuseppe Bertini
Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de’ più celebri artisti di tutte le nazioni si’ antiche che moderne
Palermo, dalla Tipografia Reale di Guerra, 1814


ZINGARELLI NICOLA. Con dolore scriviamo il presente articolo dovendo far parola di colui, che fu, mentre al Ciel piacque, uno de' migliori nostri amici, e che si rendè eccellente non saprem dire, se più nell'arte armonica, o nelle religiose, e sociali virtù. Nicola Antonio Zingarelli nacque nel dì 4 aprile 1752 da Riccardo Tota Zingarelli, e da Teresa Ricci. Il padre di lui fu professor di canto con voce di tenore, ed in morte lasciò quattro figli, cioè una donna e tre maschi, uno de' quali fu maestro di Musica, ed un'altro sonator di controbasso morti entrambi in abbietto stato. Il solo Nicola superstite incamminato anche per la Musica fu quello che accrebbe l'onore alla sua famiglia, la quale in lui si estinse. Nell'età di anni sette fu ammesso nel Conservatorio di Loreto, e costretto dalle leggi del luogo d'imparare qualche strumento, egli scelse il violino. Indi volle apprendere dal rinomato Fenaroli i principi della composizione musicale, come da colui che alla perfett'armonica cognizione univa somma pazienza e cura nell'ammaestrare gli allievi.
Istruito assai bene da un così degno istitutore, si diè il Zingarelli con tutto l'ardore allo studio del contrappunto; e fu così veemente questo suo desiderio, che nell'autunno al luogo, ove il maestro Fenaroli solea dimorare a diporto, spesso si conduceva a piedi, scarso e negletto com'era, per fare osservare al maestro qualche fuga, o mottetto da correggere. Nè solo cercava trar profitto dagl'insegnamenti musicali, ma proccurava di apprender anche le umane lettere (specialmente il latino, ed italiano idioma) che dagli addetti alla sola scienz'armonica sono d'ordinario neglette. Terminato il tempo di dimorare nel Conservatorio, volle nella Musica maggiormente rendersi perfetto sotto la direzione del sacerdote D. Alessandro Speranza maestro peritissimo del contrappunto, ed il miglior discepolo di Durante. Cominciò allora il Zingarelli a scriver più accuratamente qualche piccola Musica.
Più anni dimorò presso i signori Gargani nella Torre dell'Annunziata, insegnando a quei giovani a sonare il violino, che non aveva abbandonato, procacciandosi coll'insegnarlo qualche tenue sostentamento. Ei proccurò di migliorare il suo stato avendo ottenuta la protezione della duchessa di Castelpagano, coltissima dama, che s'impegnò di fargli acquistar rinomanza. Di anni 25 cominciò a comporre la Musica drammatica scrivendo il Pigmalione, ma temeva di scriver per le scene, e non prima degli anni 29 scrisse il Montezuma rappresentato nel teatro di S. Carlo nel 1781. Ma una tal musica, sia per l'inespertezza de' cantanti, sia per la poca esattezza dell'orchestra, non ebbe favorevol successo; sebbene in Alemagna fosse molto piaciuta, ove fu replicata, e venne ancora dall'Hayden encomiata. Dopo tale infausto avvenimento volle Zingarelli mutar cielo, e mercè efficaci commendatizie della duchessa di Castelpagano sua protettrice, si portò in Milano, e quivi cominciò la sua gloria. Egli intraprese a scrivere molte opere serie, e moltissime buffe, e fra le serie si distinse per l'Alsinda rappresentata nel teatro della scala nel 1785, che compose fra sette giorni essendosi dopo infermato; e dopo di tale sforzato lavoro, altro ne intraprese più faticoso, avendo composto il dramma di Giulietta e Romeo fra 40 ore distribuite in 10 giorni, la migliore fra le sue composizioni teatrali. Così in questo, come nell'Alsinda egli adoperò altra maniera nello scrivere, che continuò sempre in tutte le composizioni che fece in seguito, nelle quali le pure regole dell'arte non eran scompagnate da una gioconda amabilità. Nella sua lunga dimora in Milano compose molti altri melodrammi teatrali, quali furono il Pirro -- l'Artaserse -- la morte di Cesare -- il Mitridate -- il ratto delle Sabine -- il Ricimero -- l'Armida -- l'Ifigenia -- l'Ines di Castro -- e la Clitemnestra. Ivi anche furon da lui messi in Musica più drammi comici intitolati il bevitor fortunato -- il ritratto -- la secchia rapita (ripetuta e lodata anche in Dresda) -- il mercato di Monfregoso, che più degli altri piacque assaissimo. Ed anche in Milano scrisse varie cantate, come l'Oreste -- l'Alceste -- il Telemaco -- ed un oratorio della Passione. Scrisse pure l'Annibale -- l'oracolo Sannita -- gli Orazi e Curiazi -- e l'oratorio il trionfo di Davide, di cui era più degli altri contento; più altre cantate, fra le quali la continuazione dell'Aleide al bivio di Metastasio -- l'amor filiale -- l'Orfeo -- due monologhi Ero, e Saffo poesie di D. Gaspare Mollo -- il Saul rappresentato in Roma nell'ospizio di S. Michele negli ultimi suoi anni, come nell'istessa età compose la fuga in Egitto.
Fatto ben noto ilsuo valore nella Musica fu nel 1789 chiamato a Parigi. Ma incominciati colà i civili sconvolgimenti, dopo che si eran divisi gli spiriti nel far primeggiare chi Gluck, e chi Picinni, egli fu costretto a scriver la Musica per l'Antigone, poesia del Marmontel, la quale dopo poche recite fu tolta; onde Zingarelli nè vituperato nè applaudito stimò miglior consiglio abbandonare quel suolo, e ritornar per la Svizzera a Milano. Colà Zingarelli giunto nel 1792 avvenne che dovendosi col concorso provvedere di un maestro la cappella del Duomo, ed essendosi dato per tema un canone ad otto voci, esso superando i competitori ottenne quell'impiego. Esercitossi anche ad insegnar la Musica, e formò buoni allievi, fra quali si distinse Francesco Pollini, valente sonator di piano-forte cui dedicò i suoi partimenti e solfeggi; ed in casa di costui dimorando s'infermò gravemente. Lasciata quella dimora nel 1794 fu eletto maestro della S. Casa di Loreto, uffizio onorifico e lucroso. Rimase colà quasi un decennio, scrivendo sempre per melodrammi che gli eran richiesti.
Scrisse per le scene di Venezia la musica del dramma Apelle e Campaspe, e per l'istessa Città l'altro detto il conte di Saldagna. Dedicossi in Loreto a scriver con fervore Musiche sacre, custodite gelosamente in quell'archivio, fra le quali è da nominarsi l'annuale di Loreto, o sia una collezione di Messe in Musica per tutti i giorni dell'anno: qual produzione produsse la generale ammirazione, essendovi unita la brevità con la sempliee mirabilissima melodia. Nè può tacersi che ebbe fra suoi lodatori Napoleone, che nel 1796 conquistando l'Italia s'inoltrò fino a quella Città, e volle conoscere il napoletano Compositore di quelle lodatissime Musiche, encomiandolo a cielo.
Nel 1804 fu il Zingarelli chiamato a succedere all'egregio Pietro Guglielmi nella carica di maestro della Cappella pontificia. Portatosi adunque in Roma oltre l'esatto adempimento del novello impiego, si esercitò a render cantabili i versi del nostri migliori antichi poeti, come alcune stanze del Tasso e dell'Ariosto, e gl'insigni episodi dell'Alighieri, cioè Francesca da Rimini, ed il conte Ugolino. Internandosi nello spirito di que' sommi vati, rendè in certa guisa più armoniose le loro rime. Nè si ristette, ivi dimorando, di far ammirare il suo estro nel dramma sacro la distruzione di Gerusalemme, che scritto per privato incarico tanto piacque, che fu rappresentato nel teatro Valle, e per cinque anni fu replicato sulle scene. Non minore applauso riscosse l'altro suo dramma per Firenze, cioè la riedificazione di Gerusalemme. Compose in Roma per lo teatro di Argentina nel 1810 il Baldovino, e per quello di Valle la Berenice, nel rappresentarsi la quale molti pezzi si dovettero replicare, tanto la musica piacque a quella Città di così difficile contentatura. E dopo aver riscossi Zingarelli tanti giusti e spontanei plausi, con questo dramma si congedò dal teatro.
Della fermezza ne' sentimenti religiosi, e della venerazione e rispetto ch'ei nudriva pel Sommo Pontefice, al cui servigio era intento, diede luminosissima pruova allorchè nacque il primo figlio a Napoleone, cui l'ambiziosissimo uomo dar volle il vanaglorioso titolo di Re di Roma. Dichiaratasi quella Città parte dell'Impero francese, si volle colà con pompa celebrarne la nascita con far solennemente cantare nella Chiesa di S. Pietro il Te Deum. Giunta l'ora prefissa, tutti i cantanti eran pronti, ma mancava solo il maestro. Invano fu replicate volte chiamato e minacciato, poichè fermo nel suo proponimento a tutti rispose, ed anche all'istesso prefetto di Roma, che non conosceva altro Re di Roma, che il regnante Pontefice Pio VII da cui aveva quell'ufizio. Fu tosto, come doveva supporsi, preso e mandato in Civitavecchia, ove dovè trattenersi finchè giunse l'ordine di esser mandato a Parigi. Niente sbigottito per tale avvenimento, chiese solo soccorso per lo viaggio, ed ottenuti 200 napoleoni d'oro, tranquillamente intraprese il lungo viaggio. Giunto colà dal Cardinale Feschinnome dell'Imperatore gli furon donati 4000 franchi, e fino al seguente anno 1812 vi si trattenne in piena libertà con la gratificazione di 200 franchi al mese, ingiungendoglisi solo l'obbligo di scrivere una Messa per l'imperial Cappella, la quale non doveva oltrepassare lo spazio di 20 minuti, ricordandosi quel dominatore, che colui che non aveva voluto batter la Musica per lo Te Deum in Roma, era l'autore di Giulietta e Romeo, e dell'annuale di Loreto, delle quali produzioni non poteva dimenticarsi. La musica della Messa riuscì bellissima e di sommo piacere di chi l'aveva imposta, e ne fu rimunerato con 6000 franchi. Partito da Francia, ed essendo in suo arbitrio di andare ove più gli piacesse, fermossi in diverse Città d'Italia; ma finalmente si ripatriò in Napoli nel 1812, e fu immediatamente scelto per direttore del Collegio di Musica eretto in S. Sebastiano. Rinunciata la carica di Roma, nella quale gli fu successore il Fioravanti, prese possesso nel 1813 del nuovo impiego, e fu nominato socio dell'Accademia reale per lo ramo delle belle arti, e tre anni dopo successe a Paesiello nella Cappella del Duomo. Nè rimase in questo tempo in ozio, poichè scrisse pel festinale di Birmingham nel 1829 un luogo del profeta Isaia, composizione musicale che eseguita da cantori sceltissimi, e da peritissima orchestra ottenne applausi sommi da non volgari uditori. Nè minori applausi riscosse per l'inno inaugurale della Società Filarmonica che ebbe principio in Napoli in gennaio 1835; ed assai maggiori per lo Miserere eseguito in Napoli dagli alunni del Conservatorio di S. Pietro a Majella a 4 parti reali, oltre quello da lui mandato alla Cappella Sistina di Roma, ed uno simile, cui non pose l'accompagnamento del basso, ma che poteva omettersi senza danno del componimento, e questo fu composto nel penultimo anno di sua vita. Scrisse pure il salmo Laudate Dominum a grande orchestra.
Delle Messe composte dal Zingarelli se ne contano moltissime, senza numerar quelle fatte per Loreto. Egli ne scrisse altre 4 cioè quella per Novara; la funebre per i funerali del cavalier Medici, replicata per la morte del suo discepolo Bellini, ch'egli diresse eseguita dagli alunni del Conservatorio; quella per Dresda a richiesta del Re di Sassonia, che gli donò una tabacchiera d'oro, qual Messa fu diretta dal maestro Morlacchi altro suo allievo; e l'ultima anche di requie, che scrisse di anni 85, e che doveva servire per le di lui esequie. In gran numero sono ancora le tre ore di agonia di N. S. che in varie guise, ed in più tempi compose, e 31 giorni prima di morire scrisse un Tantum ergo.
L'esattezza da lui sul principio mostrata nel comporre tutto ciò, che doveva servire per uso della Chiesa, egli conservò gelosamente in tutte le altre produzioni di simil genere, che fece in seguito, detestando l'uso introdotto nelle Musiche sacre, e specialmente nelle Messe di quella fragorosa armonia. Qual detestabile abuso egli palesemente biasimò in una giudiziosa prosa, che recitò in una tornat'accademica tenutasi nella reale Società Borbonica, di cui, come si è detto, era socio nella classe delle belle arti.
Nel 1835 mentre contava 83 anni di età fu assalito da un'idropisia che minacciava i suoi giorni. Ei migliorò alquanto in apparenza, poichè non essendogli giovata l'aria della collina di Confalone, che er'andata a respirare, si condusse nella Torre del Greco. Ma nel mese di maggio dell'anno 1837 per forte catarro sopraggiuntogli l'idropisia inferocì in un punto. Udito da medici il suo pericoloso stato, da se chiese i soccorsi della Religione, e con pacatissimo animo si dispose al tremendo passaggio. Assistito dal suo confessore ed amico P. Magalotti de' PP. del B. Pietro da Pisa finì di vivere nel dì 5 maggio di anni 85. Fu trasportato in S. Pietro a Majella ove tutti quei piangenti convittori col rettore, ed uno de' reggitori di quel Liceo ricevettero il freddo cadavere, che poi venne sepolto nella Chiesa di S. Domenico. Nel seguente mese di dicembre gli si celebrò un magnifico funerale nella Chiesa del Conservatorio con suntuoso mausoleo da cui pendevano eleganti iscrizioni; ed il funebre elogio venne recitato dal ch. marchese Basilio Puoti, al defunto con istretti vincoli di amistà congiunto. La Messa di requie fu quella da lui disegnata, e con sommo impegno eseguita da suoi mestissimi alunni.
Se Zingarelli meritossi per il perfetto possedimento della scienz'armonica somme lodi, non minori ne acquistò per le esimie cristiane e civili virtù delle quali fu adorno. Non infinto veneratore della santa Religione, ne adempì perfettamente i precetti. I poveri furon da lui sempre a larga mano soccorsi, nè la sua mano sinistra seppe mai ciò che la destra erogava. Non si accompagnò mai co' libertini del secolo, nè con coloro che i dettami del Vangelo ponevano in non cale. Di tutti parlava con istima, ed i difetti di chi l'istessa scienza professava cercava in bel modo alla meglio escusare. Di se non mai favellava con magnificenza, disprezzando le giuste lodi che gli venivan date. A malincuore intervenne in quella testimonianza di stima, che i reggitori di S. Pietro a Majella dar gli vollero, facendo tenere, allorchè si eresse nell'archivio di quello Stabilimento il ritratto di lui, una pubblica poetica adunanza, nella quale da valente giovane oratore e da' migliori seguaci di Apollo vennero le lodi di lui rammentate. Quantunque all'aspetto sembrasse burbero, anzi che no, pure il suo conversare era dilettevole e condito di attici sali, scevro però della maldicenza, e del pungente sarcasmo. Per finirla possiamo ben dire di Zingarelli, cui vera fides, nudaque veritas, quando ullum inveniet parem? Diverse onorificenze meritamente gli furon conferite: poichè fu nominato socio corrispondente dell'Istituto di Francia nella classe delle belle arti; fu ammesso alla congregazione de' musici di Roma; fu noverato anche fra corrispondenti del Conservatorio di Musica di Parigi; indi fu nominato membro ordinario dell'Accademia italiana di scienze, lettere, ed arti; e finalmente aggregato anche qual socio ordinario nella nostra reale Accademia nel ramo di belle arti, e nella Pontaniana. Inoltre l'Istituto istorico di Francia lo elesse per suo corrispondente nella classe riserbata alla istoria delle belle arti, e l'Accademia di belle arti di Berlino gli spedì il diploma, che giunse quando era già trapassato. Ottenne anche di esser dichiarato cavaliere del reale ordine di Francesco I. Richiesto dal ch. M. Muzzarelli delle sue notizie per farne menzione fra gli uomini illustri viventi, modestamente gliele somministrò. Dopo la sua morte ne scrisse la necrologia con l'usata eleganza ed accuratezza il coltissimo signor Raffaele Liberatore inserita negli Annali civili del 1837; altro articolo necrologico fu disteso dal nostro dotto amico sig. Raimondo Guarini. Altro scritto anonimo si pubblicò per le stampe di Raffaele Miranda col titolo: notizie della vita del fu cav. D. Nicola Zingarelli direttore del real Convitto di S. Pietro a Majella di Mapoli. Anche nel foglio periodico il Poliorama se ne distese un articolo col ritratto ben eseguito in litografia dell'illustre defunto.
L'elenco ben esteso delle produzioni di Zingarelli, oltre di quelle da noi enunciate, non si può da noi riportare per non distender molto questo articolo. Chi fosse vago di saperlo, e di far acquisto di taluna in quello descritta, potrà averlo dal cameriere del defunto Benedetto Vita, che abita nella strada di S. Sebastiano di Napoli n.° 32.

Carlantonio de Rosa marchese di Villarosa
Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli
Napoli, dalla Stamperia reale, 1840