Giovanni Battista Viotti

VIOTTI (Giov. Battista), nato in Piemonte è senza dubbio il primo violinista del secolo. Nel 1782 portossi a Parigi, ove si è fatto ammirare nell'esecuzione de' suoi concerti per un carattere originale, che sembra fissare i limiti del genere, per una fecondità di fantasia, per una felice arditezza, per un brio ed una vivacità temperata da un gusto nobile e puro: vennero applauditi que' bei motivi, che dalle prime misure annunziano il genio del compositore, e quei sviluppi di un pensiero unico, in cui la progressione del sentimento porta al più sublime grado l'effetto. Qual energia e qual grazia insieme nella di lui esecuzione! come è finito negli adagio! come è brillante negli allegro! La regina di Francia M. Antonietta volle, che Viotti venisse a Versailles. Gli si assegna il giorno pel concerto: giungono tutte le persone della corte, e comincia il concerto. Già le prime battute dell'a solo impongon silenzio, e la più grande attenzione, allorquando tutto ad un tratto odesi gridare: place à monseigneur le comte d'Artois. In mezzo al tumulto, Viotti si pone il violino sotto al braccio, e va via, lasciando così tutta la corte con grande scandalo de' spettatori. Da quel tempo in poi egli determinossi a non più suonare in pubblico. Nel 1790, un deputato all'assemblea costituente, intimo amico del Viotti, alloggiava sino a un quinto ordine della casa, egli aveva consentito a dar quivi un concerto. Furonvi invitati dei gran principi e delle dame d'alto rango: Lungo tempo abbastanza, disse Viotti, noi siamo discesi sino a loro; bisogna ora che essi saliscano sino a noi. Viotti aveva gran prontezza di spirito. Un giorno il ministro Calonne dimandogli qual era il violino più giusto. Quello, egli rispose, ch'è meno falso. Allorchè trovavasi insieme con M. Puppo, di cui non apprezzava gran fatto il talento sul violino, diveniva allora più di lui malizioso. Egli sapeva che il virtuoso Lucchese per ogni dove vantavasi di essere scolare del Tartini, e che ciò era una falsità; allora egli pregava M. Lahoussaye, vero allievo del Tartini, di sonare sulla maniera del suo maestro dinanzi a Puppo, e diceva a costui: Amico, senti bene Lahoussaye, ed avrai un'idea dello stile del Tartini. Sulla fine del 1792, Viotti passò in Londra, ove poco dopo diè un addio all'arte musica per darsi interamente al commercio. Questo gran violinista conta tra suoi allievi Rode, Alday, Libon, la Barre, Cartier, Vacher ed altri bravi artisti. Egli ha fatto imprimere 25 concerti, un'opera di quartetti, più opere di trio, che sono in gran pregio, e delle variazioni per violino.
Giuseppe Bertini
Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de’ più celebri artisti di tutte le nazioni si’ antiche che moderne
Palermo, dalla Tipografia Reale di Guerra, 1814
Viotti Giov. Batt., Fontanetto Po 23-5-1753 / 3-3-1824 Londra. Violinista di fama mondiale, il più grande degli artisti monferrini. Allievo a 8 anni del proprio padre, dopo tre anni di studio fu posto sotto la guida di certo Giovannini e nel 1766 il prodigioso ragazzo fu mandato in Torino e affidato alle cure del famoso Pugnani. Iniziò la carriera di concertista nel 1780, facendo un giro artistico in Europa col suo Maestro: suonò in Svizzera, in Germania, in Polonia, in Russia, entusiasmando le folle col suo virtuosismo e conseguendo i più eccezionali trionfi, mentre riceveva ambiti doni dai Sovrani di quei Paesi, che lo trattarono con grande familiarità e gli accordarono la loro protezione. Quindi passò a Londra, assurgendo a straordinaria popolarità, e successivamente — nel 1782 — a Parigi, che da lungo tempo l'attendeva, e dove mandò in delirio quel pubblico in un concerto dato all'Opera, tanto è vero che le cronache di quei tempi non costituiscono che un tributo di lode a favore del «mago dell'archetto»: tecnica correttissima, stile nobile ed eletto, fraseggio elegante, cavata purissima e straordinariamente seducente, ora morbida e vellutata, ora metallica e permeata da virile energia, tanto che il Baillot, più tardi, ebbe a dire che quello del Viotti era «un archet de coton dirigé par des bras d'Hercule». Da Parigi non venne più lasciato partire ed egli dovette con grande rincrescimento separarsi dal suo affezionato Pugnani e stabilire in quella città la sua dimora, non prima d'aver data una capatina al paese natio per rivedere i genitori (1783), che non dimenticò nella fortuna. In detta metropoli strinse amicizia, nel 1785, con Luigi Cherubini, che dal grande violinista piemontese ebbe singolare aiuto e protezione, ciò che permise alla sua stella di brillare fulgidissima in quel difficile orizzonte. A Parigi tra l'altro provvide alla pubblicazione dei suoi primi 20 concerti; assunse imprese teatrali non sempre favorite da successo..., ecc. Le eterne contese musicali di quel popolo non tornavano però gradite al Viotti; e la rivoluzione, scoppiata in tutta la sua violenza, lo indusse a riparare in quel di Londra (dopo il 1792), ove tra l'altro fu condirettore e poi direttore del King's Theater, e si dette al commercio dei vini… rovinandosi finanziariamente. Nel 1798, accusato di mene coi rivoluzionari di Francia, fu espulso e riparò in Germania, ove si fermò tre anni. Più tardi ritornò a Londra, e poi ancora a Parigi, ricevendo da Luigi XVIIII la lucrosa e distinta carica di amministratore della Reale Accademia e una pensione di 6.000 franchi annui: tentò nuovamente l'impresa teatrale, assumendo tra l'altro la direzione dell'Opera sempre senza fortuna, completando così la rovina del suo patrimonio. Nel 1822 ripassava per l'ultima volta a Londra ove, povero e dimenticato, dopo due anni moriva, lasciando un debito di 80.000 franchi che, dimentico dell'ingratitudine umana, ordinava con nobile testamento fossero soddisfatti con la vendita del suo stradivari, del suo orologio e delle sue preziose tabacchiere. Volle modestissimi funerali: «un po' di terra basterà per un miserabile come me». Trasmise l'arte sua a numerosi allievi, tra i quali autentiche celebrità: Bode, Kreutzer, Alday, Libon, ecc. La parte migliore e più conosciuta della produzione viottana è costituita dai suoi 29 concerti per violino e orchestra. Alcuni di essi, come il popolarissimo in la minore (22°), sono eseguitissimi anche oggi e conservano una straordinaria freschezza di ispirazione ed eleganza di stile. Lasciò inoltre 12 sonate per viol. e pianof.; 2 sinfonie concertanti; 6 quartetti; 36 tri; 61 duetti, delizia dei violinisti; 6 serenate per due viol.; 3 divertimenti per violino solo; arie popolari, ecc.
Beniamino Rossi
Dizionario dei musicisti casalesi o monferrini
Casale Monferrato, Stabilimento Tipografico Miglietta, Milano & C., 1942