SIGISMONDO (Giuseppe), gentiluomo napoletano, ed allievo favorito del gran Jommelli, possedeva una collezione compita delle opere di questo maestro, e proponevasi di scrivere la sua vita, non che quella de' compositori napoletani ma ne lo impedirono forse le turbolenze politiche di Napoli del 1799. Il nostro sovrano Ferdinando lo aveva costituito Bibliotecario del Conservatorio della Pietà nel 1791, a cui somministrò il Sigismondo delle rare e preziosissime carte, dice il Mattei, e per suo mezzo si è intrapresa la formazione di una Biblioteca musica con buoni auspicj. (Memor. per la Bibliot. mus. del Conserv. 1795).

Giuseppe Bertini
Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de’ più celebri artisti di tutte le nazioni si’ antiche che moderne
Palermo, dalla Tipografia Reale di Guerra, 1814


SIGISMONDO GIUSEPPE. Nacque a 13 settembre 1739 da Rocco Sigismondo ordinario scrivano proprietario del già tribunale detto Sacro Consiglio, e da Orsola Pagano. Il padre uomo fornito di mediocre coltura lo fà ne' primi anni istruire ne' rudimenti grammaticali, ed indi l'inviò nel Collegio massimo sotto la direzione de PP. della Compagnia di Gesù, che in quel tempo istruivan colà la gioventù nelle lettere umane, e nelle scienze sublimi. Ivi il giovane Sigismondo fè spiccare il suo ingegno vivace, e proclive all'acquisto delle letterarie cognizioni, in breve tempo apprese la rettorica, ed i precetti della prosodia latina, ed i principii della lingua greca, che da se coltivò dopo, e l'istoria sagra, e profana. Avido sempre più di apprendere senza incitamento alcuno, lesse da se solo quanti autori di poesie latine ed italiane gli capitavano nelle mani, ma più degli altri i tragici, ed i comici. Dipoi nella nostra regia Università degli studii, imparò la filosofia, e la scienza legale, ed indi si avviò per la via del Foro sotto la direzione del celebre Giuseppe Pasquale Cirillo per gli affari civili, e di Pietro Forte per le quistioni criminali. Frequentando le Chiese del circondario di sua casa nelle quali in quei tempi si udivano spesso le più belle Musiche sacre, eseguite da ottimi professori dell'arte armonica, egli s'invaghì al sommo grado, della medesima, in guisa che il padre vedendolo a ciò inclinato permise che l'avesse imparata. Dal Segretario del già Conservatorio di Musica detto di Loreto D. Aniello Auriemma, che volle sperimentare prima se la sua voce era adattata al canto, gli si diè per maestro Giuseppe Geremia di Catania costumato giovane, ed allievo del nominato Conservatorio. In quattro mesi cantò una quantità di solfeggi scritti dal maestro medesimo, dal Feo, e da altri. Non avendo potuto il Geremia seguitare ad instruirlo perchè il Conservatorio era distante dalla sua nuova abitazione, da alcuni signori di cognome Donnarumma dilettanti di Musica gli fu dato il secondo maestro qual fu Gennaro Capone discepolo di Carlo Cotumacci, che tosto gli fà cominciare lo studio de' partimenti, e de' primi rudimenti del contrappunto. In poco tempo non ebbe più bisogno di un tale maestro, poichè da se solo col continuo esercizio giunse a saper la Musica in modo, che potè ad altri insegnarla. Invaghendosene ogni giorno più, cominciò a frequentare alcune case ove si eseguiva con trasporto; e fra le altre quella di D. Francesco Porcelli segretario del già Sacro Consiglio, ove più volte cantò alcuni pezzi di Musica di Scarlatti, di Pergolesi, di Durante, accompagnandolo col cembalo una celebre letterata, e dilettante di Musica chiamata Giuseppa Eleonora Barbapiccola; l'istesso fece nella casa di D. Francesco Pizzella gentiluomo napoletano, la cui famiglia tutta istruita nell'arte armonica accoglieva gentilmente i migliori dilettanti, ch'erano allora in questa Capitale.
Nella casa medesima Sigismondo ebbe l'agio di conoscere le opere di Hasse, di Galuppi, di Gluk, di Leo e di altri rinomati maestri, ed essendo bastantemente fornito delle cognizioni musicali per la famiglia medesima pose in Musica l'Endimione del celebre Metastasio. Prese amicizia coll'eunucho Mazzanti che in quel tempo era uno di quelli, che eccellentemente cantavano, e da costui anche apprese alcuni modi per rendersi più dilettevole nel canto. Mise in Musica la cantata del Metastasio per lo S. Natale per due soprani, ed un tenore, che fece eseguire in sua casa; ed avendo avuto ottimo incontro, fu in seguito replicata negli esercizii vespertini che facevansi da PP. dell'Oratorio. Molti altri Sacri Oratorii compose, fra quali meritano di esser nominati quelli dell'Assunzione della Vergine, di S. Anna, di S. Giuseppe, di S. Giovanni di Dio ec. Moltissime altre composizioni musicali egli scrisse dopo tal tempo, alcune delle quali egli fece da ottimi cantanti eseguire in sua casa, ed altre molte per contentare i suoi amici, ed allievi, verso de' quali era compiacentissimo. Lo stile che adoperava nello scrivere, comechè non si dipartisse punto dalle strette regole musicali, era fiorito ed ameno, facendo spiccare la sola voce nel canto senza che fosse coverta dal fragore degli stromenti, abuso che disgraziatamente abbiam dopo veduto introdotto ed applaudito. Presso di noi esiste un Miserere a 2 voci, ch'egli compose pel nostro primo figliuolo, che da lui apprese la Musica con felice successo, scritto con tale espressiva semplicità, che sorprende ed incanta.
Molte donne che fecero luminosa figura nel canto furono sue allieve; e fra queste si distinsero la signora Pepe ottima cantatrice de' tempi suoi, che fu udita più volte con sommo piacere dalla nostra Sovrana Maria Carolina d'Austria d'immortal memoria; la signora Maddalena Pignalver, la signora Angela Durelli, la signora Juorio, la signora Battaglini ec. Fra gli uomini poi si distinsero con la sua direzione il sig. Emmanuele Imbimbo uomo di vivaci e festivi talenti, che riuscì anche ottimo Compositore, come lo dimostrano alcuni drammi che mise in Musica, e molte arie con lunghi recitativi buffoneschi; il sig. Luigi Rossi giovane che nel principio mostravasi amuso, di cattiva voce, e niente adatto al suono, e che con l'assidua assistenza del Sigismondo giunse a comporre in Musica una Messa, ed un Dixit, oltre di altre produzioni non dispregevoli (vedi il suo articolo); ed un tale signor Francesco Meola figlio della Juorio sua allieva.
Il meraviglioso di Sigismondo fu che la più parte de' suoi allievi vennero sotto la direzione di lui ignoranti di Musica, o poco per la medesima disposti. Ma la pazienza e la diligenza del maestro fu tale e tanta, che ne acquistarono in poco tempo le cognizioni e l'amore, e vi fecero ottima riuscita. Sigismondo non si infastidiva vedendo che un suo allievo non faceva ciò ch'egli dicea, ma con massima sofferenza, prendendo tabacco, facea più volte ripetere quel che si era sbagliato, finchè perfettamente, senza molestia dell'allievo, si eseguisse. Ma oltre di essere stato il Sigismondo passionato all'estremo della Musica, nella quale avea fatto, come abbiam veduto, ottimi progressi, trasportato fu eziandio per la comica. Avendo cominciato la carriera del Foro con la guida del celeberrimo professore della R. Università ed esimio avvocato Giuseppe Pasqual Cirillo, da cui aveva appreso anche le legali discipline, contrasse col medesimo una non ordinaria dimestichezza. Ora il nominato insigne uomo erasi dilettato nella sua giovanile età di comporre molte commedie, che in sua casa, ed altrove facea rappresentare, specialmente quelle che dicevansi all'improvviso, cioè senz'alcuna premeditazione. Aveasi perciò il Cirillo formata una compagnia di giovani costumati, ed istruiti, in modo da potere eseguire una commedia in tutte le sue parti regolare, e piacevole, in guisa che spesso sembrava che fosse stata molto prima concertata. A siffatta schiera si unì il nostro Sigismondo, e più de' precetti legali curò di udire i comici dal suo maestro. Cominciò a recitare all'improvviso con felice successo, in guisa che con gli altri socii della compagnia comica di Cirillo si esercitò in seguito a rappresentar commedie di tal sorta in molte case della Città. Nè solo si esercitava nella recita, ma molte ne componeva per richieste di altre compagnie. Molte ancora ne scrisse distesamente, ed alcune ne pubblicò con le stampe. Diviso fra la Musica, e la comica poco curavasi di attendere al Foro, con tutto che nell'anno 1759 avesse ottenuto la laurea legale. Fu costretto pertanto il padre di condiscendere, che prendesse una moglie di suo genio, sperando così che menerebbe una vita meno distratta. Avvenuta la morte del padre, dovè per necessità occupare la carica che quello avea di scrivano ordinario del tribunale detto del Sacro Consiglio, ch'esercitò finchè la gallica occupazione militare cangiò interamente il sistema del nostro Foro, abolendo gli antichi tribunali, e dando altra forma a' nuovi. In tal tempo ottenne di esser fatto cancelliere di un giudicato di pace; per lo che ebbe qualche onesto sostentamento, che unito al soldo, che avea come custode dell'archivio di carte musicali (delle quali molte erano sue, e da lui furon date al Conservatorio della Pietà de' Turchini per premura del consigliere D. Saverio Mattei delegato di quel Conservatorio, e della Musica amantissimo), gli fece con parsimonia menare innanzi la vita. Seguitò in tal tempo a dare qualche lezione di Musica per procacciarsi così un più agiato sostentamento. Afflitto da dolorosa podagra era costretto spesso a rimanere in casa, ed in una tale situazione leniva i suoi dolori scrivendo versi berneschi specialmente in lingua napoletana, nel che non mediocremente valeva. Mandava questi agli amici per dar loro un motivo di ridere onestamente, poichè tali versi non offendevano il buon costume e la decenza, scevri in tutto della insolente mordacità. Ilare sempre, anche ne' momenti in cui era pressato da urgenti bisogni, cercava minorarli frequentando le oneste compagnie de' suoi amici, che lo desideravano pe' suoi sollazzevoli discorsi. Costumato e circospetto all'estremo, non prese giammai parte alcuna nelle diverse peripezie a cui il Regno fu soggetto, onde la sua condotta non fu in menoma parte chiamata ad esame. Terminò i suoi giorni, con placidezza, e cristiana rassegnazione dopo breve infermità, che gli produsse una somma esinanizione, e ritrosia a qualunque nutrimento, nel dì 10 maggio 1826 essendo giunto all'età di anni 87 e mesi 4. Le opere del Sigismondo pubblicate con le stampe sono le seguenti: il fantasima, ovvero il tamburo -- D.a Beatrice Fischietti, ovvero i figliastri -- D. Raimondo Scajenza, o sia l'alchimista - D. Germano, o sia il matrimonio per inganno -- Selim, o sia il generoso algerino -- l'Elvira, o sia il matrimonio per procura -- i prodigi della Vergine Addolorata, dramma sacro in versi.
Le composizioni inedite sono le seguenti: i due amici, o sia il matrimonio tra gli uomini -- i gemelli schiavi -- le due streghe -- la savia creduta matta -- la ricercatrice dello spirito -- la fede in trionfo nel martirio di S. Teodosio -- l'Enea ne lLazio, dramma da lui riformato. Oltre di queste, molte altre produzioni per rappresentarsi all'improvviso.

Carlantonio de Rosa marchese di Villarosa
Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli
Napoli, dalla Stamperia reale, 1840