RICCI (Pasquale), nato a Como nel 1733, studiò la musica sotto Vignati maestro di cappella in Milano. La natura fornito aveva il discepolo di gusto e di grazia, mentrechè altro non conosceva il maestro che la profondità e i secreti dell'arte. L'ab. Ricci viaggiò per la Germania, la Francia, l'Inghilterra e l'Olanda. Sino a' primi anni di questo secolo viveva ed occupava ancora il posto di maestro di cappella della cattedrale di Como. Vi sono di lui alcuni trio e quartetti, che hanno del merito. Un suo Dies Iræ vien riguardato come un capo d'opera: la prima volta ch'egli lo fece eseguire, ispirò un santo orrore agli ascoltanti. Al versetto Tuba mirum tutta l'orchestra restò in silenzio, e dall'alto della cupola si udì il suono di una tromba, che parve annunziare l'estremo giudizio. Un tal ritrovato però non ha, a mio avviso, altro pregio che la novità e la sorpresa: ella produce l'illusione del momento. La ripetizione e l'uso frequente di questi colpi, per così dire, di scena, fa svanire l'effetto, e nulla più produce sull'immaginazione degli astanti. Non so per conseguenza approvare quanto vien detto a questo proposito da Mr. Fayolle: per rendere immortale un compositore, egli dice, non vi vuole che un'idea simile a questa del Ricci; e solo niega egli a costui il merito dell'invenzione, perchè Calviere cel. organista avevala trovata prima di lui. Ecco una via molto facile ai compositori per giugnere all'immortalità.

Giuseppe Bertini
Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de’ più celebri artisti di tutte le nazioni si’ antiche che moderne
Palermo, dalla Tipografia Reale di Guerra, 1814