PAESIELLO (cav. Giovanni), nacque a Taranto nel 1741, e studiò per cinque anni la musica in Napoli sotto il cel. Durante nel conservatorio di S. Onofrio. Nel 1763 scrisse la sua prima opera per il teatro di Bologna, e quindi molte altre e serie e buffe per quelli di Venezia, di Roma, di Napoli, di Milano, e finalmente nel 1766, partì per la Russia al servigio di Caterina II, con quattro mila rubbli di appuntamento, ed altri nove cento come maestro della gran duchessa, l'attuale imperatrice. Oltre a più composizioni per teatro, fece egli imprimere a Pietroburgo le sue Regole per l'accompagnamento sul forte-piano, per servigio di quella principessa. Di ritorno in Napoli, il Sovrano Ferdinando III lo nominò suo maestro di cappella, con 1200 ducati d'annuo stipendio. Dopo la rivoluzione in Napoli del 1799, venne egli in Palermo, e dopo alcun tempo col permesso della corte si portò in Parigi, dove era stato chiamato con le più magnifiche offerte, e dove fu direttore della cappella, ch'egli provide de' più celebri artisti, e per la quale scrisse sedeci gran messe, mottetti, ec. Dopo due anni e mezzo di soggiorno in Francia, gli fu d'uopo tornare in Napoli, non confacendosi il clima di Parigi alla sua salute; e tosto fu nominato membro di quell'Accademia delle Belle-Arti, presidente della direzione musicale del R. Conservatorio, con 1800 ducati d'onorario, e maestro della cattedrale di Napoli. Egli è anche membro di più dotte società, come dell'Accademia italiana residente in Livorno, di quella di Lucca, della società detta des Enfans d'Apollon di Parigi, e nel 1809 è stato adottato onorario dell'Istituto Nazionale di Francia. Le sue composizioni sono innumerabili sì per teatro, che per chiesa. “Il genere del suo talento, le qualità che caratterizzano la sua musica, sono una gran fertilità d'invenzione straordinaria, ed una facilità felicissima nel trovare de' motivi pieni di naturalezza insieme e di originalità, un talento unico a svilupparli per via della melodia medesima, e ad abbellirli di dettagli sempre interessanti; una condotta piena sempre di estro e di saviezza: un gusto, una grazia ed una freschezza di melodia, per le quali ha sorpassato di molto gl'altri compositori, ed ha servito di modello a tutti coloro, che han dopo di lui faticato. Il suo stile, semplicissimo e senza alcuna affettazione di scienza, è sempre corretto insieme ed elegante: i suoi accompagnamenti nitidi sempre e chiari sono ad un tempo stesso brillanti e pieni d'effetto. In riguardo all'espressione, comechè la soavità sembri essere il tratto principale e dominante del suo carattere, sa egli tuttavia variare perfettamente i suoi tuoni, abbracciare tutti i generi, e passare dal burlesco, dal semplice, dal ridicolo al grandioso, al serio, ed anche al terribile, senza perder mai nulla non pertanto della grazia e dell'eleganza, da cui par che non si sappia dipartire. Tali sono le qualità, che hanno riunito tutti i suffragi a suo pro, sì quelli del pubblico e degli amatori, come quelli de' dotti e degli artisti: e che gli hanno assicurato gli omaggi del suo secolo, e quelli della posterità” (Choron, elog. de Paesiello). Il cel. Paesiello, dice Carpani, quando aveva disposta la tessitura di una composizione, soleva dire come Cornelio stesso, che avesse lo scheletro d'una tragedia: L'opera è fatta: non mi resta che a scriverla. Egli inculcava a' suoi scolari che tutto sta nella condotta, e che nelle sue composizioni nulla gli costava più di essa. L'artificio di scegliere da principio un passo gradevole, ed adottarlo come caratteristico di tutta la composizione, è divenuto a lui tanto proprio, che quasi forma la base del suo stile. “Questa ripetizione dello stesso passo serve a dare un'unità, una tinta, un'armonia tale all'opera, sia sacra, sia profana, che l'orecchio e il buon senso ne restano ugualmente appagati.” (Lett. 9). Ho voluto a bello studio riferire questa dotta riflessione del Carpani, perchè molti ho inteso io lagnarsi scioccamente di tali ripetizioni del Paesiello, come di un difetto. Graziosa è in oltre la maniera usata da questo grand'uomo nello scrivere secondo lo stesso Carpani. “Il Paesiello, egli dice, non saprebbe staccarsi dal suo letto componendo, e nacquergli fra le lenzuola la Nina, il barbiere di Siviglia, la Molinara, e tant'altri capi d'opera di quel genio inimitabile” (Lett. 13).

Giuseppe Bertini
Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de’ più celebri artisti di tutte le nazioni si’ antiche che moderne
Palermo, dalla Tipografia Reale di Guerra, 1814


PAESIELLO cav. GIOVANNI. Nacque in Taranto una delle più amene e deliziose Città della provincia Salentina, ferace sempre di perspicaci ingegni all'armonia inclinatissimi, fra quali si numerano Nicolò Fago dell'istessa Città di Taranto, onde denominossi il Tarantino, Leonardo Leo nato in S. Vito de' Schiavi, Pasquale Cafaro discepolo di Leo, e tutti tre stati poscia maestri del Conservatorio di S. Maria della Pietà detto de' Turchini. Il padre di Giovanni Paesiello per nome Francesco esercitò con molta perizia il mestiere di maniscalco; in guisa che fu adoperato dal Monarca Carlo Borbone in tale arte, mentre durò la guerra di Velletri. La madre chiamavasi Anna Fagiale. Il padre malgrado la ristrettezza di sua fortuna per mantener la famiglia, ebbe cura di fare istruire il figliuolo Giovanni, che nella sua fresca età manifestava di esser dotato di perspicace ingegno, nelle scuole de' Gesuiti, che in quel tempo esistevano in Taranto. Interveniva Giovanni ne' dì festivi nella congrega, che da quel Padri tenevasi per gli alunni delle loro scuole, ed ivi si osservò che intuonava con voce assai melodiosa i salmi, e gli inni che colà cantavansi. Avendo appena anni dieci fu chiamato dal cav. Geronimo Carducci Patrizio di quella Città a cantar le lezioni dell'uffizio della settimana santa in una Chiesa della Città medesima, lo che eseguì con molta maestria, ed ottima modulazione, che sorprese tutti gli uditori, in guisa che il Carducci persuase il padre di mandarlo in Napoli per farlo istruir nella Musica in qualche Conservatorio. Nel mese dunque di giugno 1754 fu condotto dal padre in Napoli, e fu ammesso nel Conservatorio di S. Onofrio. Bastantemente istruito in essa Musica, apprese i primi rudimenti del contrappunto dal celebre maestro Francesco Durante; e dopo la morte di costui, avvenuta due anni appresso, seguitò il suo studio sotto i maestri Carlo Cotumacci, e Geronimo Abos Maltese, uomini ben noti per la scienza musicale. Dopo quattro anni, che dimorò nel Conservatorio, diè fuori molti lavori musicali di Messe, salmi, e mottetti fatti per lo Conservatorio medesimo, ed anche un intermezzo buffo ivi rappresentato. E così presto fè palese di qual sublime ingegno fosse egli dotato, e quanto armonioso e gradevole fosse lo stile, che avea nel comporre. Uscito dal Conservatorio sul finire dell'anno 1761 fu da un suo amico (che in ciascun anno nella festività del S. Natale faceva cantare in sua casa un sacr'oratorio in onore del parto di Nostra Donna) invitato a mettere in Musica un componimento drammatico che avea il titolo di Esther. Adempì Paesiello all'incarico ricevuto, e la sua Musica venne tanto applaudita, che si dovette più volte replicare. Per tal felice successo fu richiesto a scriver la Musica per un dramma del teatro nuovo, quale offerta rinunziò, persuaso da un suo amico di accettar prima l'invito di qualche Città d'Italia per far ritorno indi in Napoli con maggior rinomanza. Così avvenne; dapoichè invitato in Bologna ivi pose in Musica i seguenti drammi, cioè la pupilla, i Francesi brillanti, il mondo alla rovescia, ed indi in Modena, madama l'umorista, in Parma le virtuose ridicole, i bagni d'Abano; in Venezia il ciarlone, e le pescatrici, drammi scritti la maggior parte dall'elegante penna di Carlo Goldoni; e finalmente in Roma il marchese Tulipano, intermezzo che riportò gli applausi più vivi da quella nazione trasportata per la Musica teatrale. Ritornato in Napoli nel 1766 scrisse per lo teatro de' fiorentini la Musica per lo dramma la vidua di bel genio, e per lo teatro nuovo per l'altro l'idolo cinese poesia del rinomato letterato e poeta Gio: Battista Lorenzi nel 1767; e finalmente per l'istesso teatro il furbo mal accorto poesia dell'istesso Lorenzi. Ebbero queste rappresentazioni un plauso generale, ed in particolare l'idolo cinese, che giunse a far deporre al marchese Tanucci allora primo Segretario di Stato di S. M. Ferdinando IV la sua severità ministeriale, con portarsi per la prima volta in un teatro di rappresentanze buffe, essendovi intervenuto anche il Re. E piacque tanto, che nel carnevale vegnente fu l'idolo cinese replicato nel teatrino di Corte in Caserta. Fu ordinato poscia al Lorenzi di scrivere una farsa, da mettersi in Musica dal Paesiello; lo che fu eseguito e portò per titolo il divertimento de' Numi, la qual farsa fu così bene rappresentata da Antonio Casaccia, Gennaro Luzio, e Marianna Monti, che fissò l'ottima riputazione, che aveasi così del Lorenzi, come di Paesiello. Ed essendosi egli modellato su le orme dei maestri Vinci, e Pergolesi, riuscì in preferenza nel buffo, onde venne ad un tratto incaricato di molte opere su questo stile.
Le mentovate drammatiche rappresentanze furono assai gradite dal Sovrano; per lo che lo scelse a mettere in Musica la cantata, che avea per titolo Peleo e Teti scritta per le nozze dell'istessa M. S. con Maria Carolina d'Austria. Dopo alcuni anni, fu incaricato il Paesiello di comporre la Musica per una Messa funebre a due cori per gli funerali celebrati con somma magnificenza nella Chiesa di S. Maria degli Angeli de' PP. Teatini per la morte del real Principe Gennaro Borbone, che fu generalmente applaudita. Dall'anno 1769 sino al 1776 scrisse per l'Italia una quantità di drammi, l'elenco de' quali da noi si darà nella fine di questo articolo. Dopo tal tempo dovette partire per la Russia, colà chiamato da quella imperial Corte con lo stipendio di dieci mila rubli. Ritornò qualche volta in Napoli, ed in una di queste volte scrisse l'applauditissimo dramma Socrate immaginario, la cui poesia fu composta dal Lorenzi, sebbene il pensiere gli fusse stato suggerito dal dotto abate Ferdinando Galiani, che qual novello Aristofane ebbe in mira di deridere un assai noto dotto avvocato di quel tempo, che per disgrazia, come l'antico Socrate, avea un'altra Santippe per moglie. Fu rappresentato nel teatro de fiorentini nel 1770, con universale applauso per gli sali veramente attici, de' quali la poesia abbondava, e per l'eccellente Musica del Paesiello; per li quali motivi fu più volte ripetuto negli anni seguenti in altri teatri. In Roma scrisse per lo teatro Valle l'intermezzo delle due Contesse, e per quello di Aliberti la disfatta di Dario, ed in questo per lo tenore Ansani compose la celebre aria mentre ti lascio o figlia, che per la novità produsse il più grande effetto. In questa epoca parimenti si debbono annoverare 12 quartetti per due violini, viola, e basso composti da lui in Milano per S. A. R. l'Arciduchessa Beatrice d'Este moglie di Ferdinando d'Austria Governatore di Milano, allorchè si portò in detta Città a scrivere l'Andromeda.
Or il nostro Paesiello in Pietroburgo dimorò anni nove, nel qual tempo compose diversi drammi, fra quali gli convenne per ordine della Imperatrice Caterina II scrivere una nuova Musica per lo dramma la serva padrona, che per lo teatro S. Bartolomeo fin dal 1731 era stato messo in Musica dal Pergolesi. Paesiello ubbidì, e fè una Musica bella quanto la prima, senza oscurar la cantilena, e senza tradire la espressione della parola. Dieci opere tra serie ed eroico-comiche scrisse; e come addetto al servizio della Gran Duchessa Maria Feodorowna moglie del Gran Duca Paolo Petrowitz (che fu poi Imperatrice) compose due volumi di capricci, e sonate pel forte-piano, oltre un volume di partimenti, che furono impressi in Russia, per le quali composizioni ottenne altra pensione di annui rubli 9000. Scrisse parimente per lo Principe Potenkin una cantata, e pel Principe Orloff un intermezzo.
Nel ritornare da Pietroburgo in Italia si fermò in Vienna, ove fu ben accolto dall'Imperatore Giuseppe II che gli ordinò di compor la Musica per lo dramma composto dall'abate Casti, che avea per titolo il Re Teodoro, la quale fu molto gradita da quell'augusto Monarca, perlochè il Paesiello si fè ardito a presentargli, e dedicargli dodici sinfonie. Giunto finalmente in Napoli, S. M. Ferdinando IV lo dichiarò maestro di Musica della sua real Casa e Cappella coll'onorario di 1200 ducati all'anno. Fissato per tale onorifico incarico il suo domicilio in Napoli, dovè rifiutare l'invito che gli fu fatto dal Re di Prussia di portarsi in Berlino; siccome anche si vide obbligato a non accettare l'invito fattogli dal Re d'Inghilterra di condursi a Londra. Non cessò pertanto di produrre nuove composizioni musicali scrivendo indi l'Antigono per lo teatro di S. Carlo con qualche cangiamento del suo stile, facendo vedere che non avea ancora esaurito la fecondità del suo ingegno, della quale la natura l'era stata sì prodiga. Per Roma compose l'amore incauto; e per Napoli l'Olimpiade -- il Pirro -- la grotta di Trofonio poesia del Casti -- l'Elfrida poesia del Calzabigi -- e l'Elvira. Nel Pirro immaginò per la prima volta un'aria del tenore, che sosteneva la parte del protagonista, nella quale mentre cantava udendo l'armonia degli strumenti bellici da fiato, si adattava con la sua cantilena al tempo della marcia guerriera, continuando la sua declamazione su quel tempo; cosa che produsse una novità senza che disconvenisse alla scena, ed alla cantilena medesima. In Napoli ancora scrisse la Musica per lo dramma i zingani in fiera con balli analoghi -- per le vane gelosie -- per lo Catone in Utica -- ed una sinfonia funebre per li funerali del Generale Stoche. Per ordine Sovrano dovè mettere in Musica la Nina o sia la pazza per amore, e questa Musica riuscì veramente sorprendente da porla a fronte de' più valenti maestri italiani, in guisa che altre volte replicata incontrò sempre l'istesso universal gradimento. Per un puerperio di S. M. la Regina delle Due Sicilie Maria Carolina d'Austria compose la cantata Giunone Lucina, e per lo teatro di S. Carlo lo dramma Zenobia in Palmira.
Da Napoli, scorsi non pochi anni, fu costretto a portarsi in Parigi, ed ivi fu accolto con sommo applauso ed entusiasmo. Ivi compose la Musica per la Proserpina, e sedici interi servizi per uso di quella Cappella; e la Francia poco amica della gloria italiana non potè fare a meno di non restarne al sommo appagata. Sommi onori ricevette dalla nazion francese, e chi allora reggeva i destini di quella gli fu prodigo de' suoi doni, e lo decorò dell'insegna dell'ordine della Legione di onore. Oltre di essere stato annoverato fra socii dell'Accademia italiana, di quelle di Lucca, e di Venezia, l'istituto di Francia lo nominò tra socii stranieri in rimpiazzo del celebre Haydn. La società des enfans d'Apollon di Parigi lo ascrisse nel numero dei suoi componenti, malgrado la legge che vi era di non ammettersi quelli, che non lo chiedessero. Ma la salute della moglie Cecilia Pallini napoletana ch'egli teneramente amava, essendo in Parigi molto deteriorata, lo determinò a far ritorno in Napoli, avendo ottenuto anche una pensione annua di 2400 franchi.
Ritornato nella Metropoli di questo Regno, vi fu accolto con segni di particolar gradimento da chi ne aveva usurpato il governo. Ottenne la direzione della Musica della Cappella di Corte, e fu insignito dell'ordine delle Due Sicilie, ed ascritto alla Società reale nella classe delle belle arti.
Carico di tanta gloria il nostro Paesiello giunto all'età di anni 70, cominciò a soffrire dolori ne visceri, che pazientemente tollerava. Ma la salute di lui fu irreparabilmente colpita per la perdita della sua amata consorte, avvenuta nel dì 23 gennaio 1815 con la quale era vissuto sempre con somma concordia, non avendo quella buona donna abbandonata giammai nelle sue lunghe peregrinazioni. Da tal punto menò sempre una vita mestissima e ritirata, frequentato solo da pochi virtuosi amici. Gli si accrebbe il malore micidiale, talchè manifestatasi un'epatide, succedè un subitaneo meteorismo. Confortato dagli ajuti di nostra S. Religione, di cui era stato sempre non infinto veneratore, terminò la sua gloriosa vita nel dì 5 giugno dell'anno 1816. Con funebre pompa accompagnata da' professori ed amici Fenaroli, Zingarelli, Palma, Angelini, Girgenti, e da altri valenti artisti e letterati, fu sotterrato nella Chiesa della compagnia del terz'ordine presso S. Maria la nuova, di cui era confratello. Gli ultimi uffizi religiosi furono celebrati con somma pompa, e con Musica dell'istesso defunto. Il valente dipintore Giuseppe Cammarano ne fece il ritratto, e Morghen lo eseguì col bulino. Il signor Gio: Battista Gagliardo non degenere figlio di Domenico di Taranto, che fu tra primi ad incamminar Paesiello per la via della gloria, ebbe il lodevolissimo pensiere, fra di noi non frequente, di far celebrare da un'adunanza accademica le lodi del suo defunto amico; nella quale vi recitò il funebre elogio il P. Luigi Cassitti Domenicano valente oratore, e vi si distinsero i migliori vati napoletani con leggiadri funebri carmi, che furono con somma eleganza mandati alle stampe pe' torchi di Angelo Trani tom. 1 in 4.° nell'anno stesso. Le due superstiti sorelle eressero nell'istessa Chiesa ove fu sepolto un cenotafio, eseguito dallo scultore Angelo de Vivo coll'effigie del defunto, e con la seguente semplice inscrizione
IOHANNI PAESIELLO
TARENTINO
MARIA ET HIPPOLYTA
FRATRI INCOMPARABILI
LUGENTES
P. P.
L'Imperatrice Maria Teresa di Borbone l'onorò di sua letteraria corrispondenza; ed epistolar commerzio ebbe ancora coll'incomparabil Metastasio, con l'abate Ferdinando Galiani, con Saverio Mattei, Gamerra, Baron Nicolai, Conte Rezzonico, Conte Alessandro Pepoli, Mayer, Paer, Morceau de S. Mery, le Sueur, Framery, ed altri uomini di lettere.
Sono del Paesiello le composizioni musicali seguenti, sebbene di alcune di queste abbiamo sopra fatto menzione. Drammi: Achille in Sciro per Pietroburgo -- Alcide al bivio per Pietroburgo -- Alessandro nelle Indie per Modena -- Andromaca per Napoli -- Andromeda per Milano -- Annibale in Italia per Torino -- Antigono per Napoli -- Artaserse per Modena -- Catone in Utica per Napoli -- Demetrio per Modena -- Demetrio per Pietroburgo --Demofoonte per Venezia -- Didone per Napoli la disfatta di Dario per Modena -- Elfrida per Napoli -- Elvira per Napoli -- Fedra per Napoli -- i giuochi di Agrigento per Venezia -- il gran Cid per Firenze -- Lucinda ed Armidoro per Pietroburgo -- Lucio Papirio per Napoli --Montezuma per Roma -- Nina per Napoli -- Nitteti per Pietroburgo -- Olimpia per Napoli -- l'Olimpiade per Napoli -- Pirro per Napoli -- i pittagorici per Napoli -- il ratto di Proserpina per Parigi -- il ritorno di Perseo per Napoli -- Sismano nel Mogolle per Milano -- Zenobia in Palmira per Napoli.
Melodrammi giocosi: l'amore in ballo per Venezia -- l'amore ingegnoso per Roma -- D. Anchise Campanone per Napoli -- l'Arabo cortese per Napoli -- gli astrologi per Napoli -- le astuzie amorose per Napoli -- i bagni di Abano per Parma -- il barbiere di Siviglia per Pietroburgo -- D. Chisciotte per Napoli -- il ciarlone per Venezia -- la Dardane per Napoli -- la discordia fortunata per Venezia -- il duello comico per Napoli -- il fanatico in berlina per Napoli -- i filosofi immaginari per Pietroburgo -- il filosofo per Modena -- la finta amante per Pietroburgo -- la finta maga per Napoli -- dal finto il vero per Napoli -- il finto Principe per Bologna -- la frascatana per Venezia -- il furbo mal accorto per Napoli -- le gare generose per Napoli -- la grotta di Trofonio per Napoli -- l'idolo cinese per Napoli -- l'innocente fortunata per Venezia -- la locanda per Venezia -- la luna abitata per Napoli -- la madama umorista per Modena -- il matrimonio inaspettato per Pietroburgo -- le mbroglie delle vajasse per Napoli -- la modista raggiratrice per Napoli -- la molinara per Napoli -- il mondo a rovescio per Bologna -- il mondo della luna per Napoli -- il negligente per Firenze -- l'osteria di Marechiano per Napoli -- le pescatrici per Venezia -- la pupilla per Bologna -- il Re Teodoro per Vienna -- gli scherzi amorosi per Napoli -- il Socrate immaginario per Napoli -- la somiglianza de' nomi per Napoli -- il tamburo notturno per Napoli -- le trame per amore per Napoli -- le vane gelosie per Napoli -- la vedova di bel genio per Napoli -- le virtuose ridicole per Parma -- la Zelmira per Napoli -- i zingani in fiera per Napoli.
Intermezzi e cantate: la bottega del caffè per Pietroburgo -- la contesa de' Numi per Napoli -- la Dafne ed Alceo per Napoli -- la Daunia felice per Foggia -- le due Contesse per Roma -- il fonte prodigioso di Orebe per Napoli -- il giocatore per Pietroburgo -- la Giunone e Lucina per Napoli -- la lontananza di Tirsi per Napoli -- la manna al deserto per Napoli -- il marchese Tulipano per Roma -- l'oratorio della passione per Varsavia -- il Peleo e Teti per Napoli -- la riconoscenza per Firenze -- la Semiramide in villa per Roma -- la serva padrona per Pietroburgo -- il Silvio e Clori per Napoli -- il transito di S. Luigi Gonzaga per Napoli i voti per Parigi.
Pezzi sciolti: concerti di lira, con violini e viola -- dodici concerti per S. A. la Principessa di Asturias -- dodici quartetti di violini, viola, e violoncello per S. A. l'Arciduchessa di Milano -- due tomi di concerti per piano forte -- due tomi di sonate per piano forte -- la libertà e palinodia di Metastasio in 28 duettini -- marce num. 12 -- il partimento -- sei quartetti per violini, viola, e basso -- sinfonie num. 9, e poi altre 12 concertate per S. M. l'Imperatore Giuseppe II. -- sonate per arpa ad uso di S. A. R. la gran Duchessa delle Russie -- concerti per la stessa -- lo studente di contrappunto -- una quantità di arie, cavatine, duetti, notturni e sonate volanti, di cui Paesiello non conservò gli originali.
Musiche di Chiesa: servizi strumentati -- arie n. 5 -- Credo a 4 voci num. 3 -- Dixit a 5 voci num. 2 -- altri a 4 voci num. 4 -- inni e preghiere num. 18 -- Litanie a 2 voci -- altre a 4 voci -- Magnificat a 4 voci num. 3 -- Messe a 5 voci -- altra a 5 voci in pastorale -- Messe a due cori num. 2 -- altra in due cori in Parigi -- Messa funebre a due cori -- Messe a 4 voci num. 9 -- altra piccola per la festa dell'Assunta -- Miserere e Christus con tutti i responsorii per la settimana santa -- altro a 5 voci, con accompagnamento di viole, e violoncello -- mottetti num. 18 de' quali uno in pastorale -- novena di Natale -- altra della natività della Vergine -- Pange lingua e Tantum ergo -- altro per la festività del Corpo di Cristo -- altri 2 -- 76 interi servizi per la real Cappella di Parigi -- seguenza di Pasqua -- altra di Pentecoste -- altra per la festività di S. Benedetto -- aggiunta degli strumenti da fiato allo Stabat di Pergolesi -- Te Deum a due cori -- lo stesso diviso in tre servizii, ed altri tre simili -- trattenimenti num. 4 -- tutti i servizi per la vestizione, e professione di monache.
Servizii alla Palestrina: inni per tutte le festività dell'anno -- introiti, graduali, ed offertori per tutte le feste dell'anno -- otto Messe a 4 voci una delle quali in pastorale -- seguenza di Pasqua -- altra di Pentecoste -- Te Deum a 4 voci.

Carlantonio de Rosa marchese di Villarosa
Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli
Napoli, dalla Stamperia reale, 1840


PAISIELLO Giovanni.
Compositore, nato a Taranto il 9 maggio 1740. Morto a Napoli il 5 giugno 1816. Iniziò i suoi più elementari studi nella chiesa dei Gesuiti di Taranto dove, notato dal tenore ecclesiastico C. Resta, ebbe i primi insegnamenti tecnici. Dietro sovvenzione di due mecenati locali, i nobili G. Carducci e D. Gagliardo, Paisiello potè entrare al S. Onofrio di Napoli (8 giugno 1754), dove studiò prima con F. Durante, poi con G. Abos e C. Cotumacci. Nel 1759 ebbe il posto di maestrino, e da quest'epoca al 3 luglio 1763, anno di uscita dal conservatorio, Paisiello compose varia musica sacra e un intermezzo buffo. Nell'anno di uscita viene eletto maestro di cappella di Re Ferdinando e forse esordì dando un'opera che non conosciamo. Ancora in quest'anno lo troviamo a Bologna, e il 12 maggio 1764 esordisce ufficialmente al Marsigli-Rossi di questa città con Il ciarlone.
Dopo essere stato un po' in giro (Bologna, Modena, Venezia, Parma), Paisiello ritorna a Napoli e vi coglie un successo con La vedova di bel genio, al quale successo fa seguito quello dell'anno successivo con L'Idolo cinese, e poi di vari altri sino al 1771. Intanto i successi non si contano più, e il 1776, invitato dall'Imperatrice Caterina di Russia, parte alla volta di Pietroburgo, dove viene incaricato dell'educazione musicale della granduchessa Maria Fedorovna. Nel 1777 dà la sua prima opera pietroburghese, Nitteti, che gli vale l'incondizionato favore della grande Caterina. Negli otto anni che stette in Russia compose una quindicina di opere, tra le quali uno dei suoi capolavori Il barbiere di Siviglia. Sollecitato a tornare a Napoli, anche per una grave malattia della moglie, Paisiello, dopo drammatici contrasti con la corte, che culminarono nel suo arresto e in quello della moglie, nel 1783 ottenne un congedo di un anno col patto di riservare alla corte russa le sue future opere.
Partì alla fine del gennaio 1784, e stette breve tempo a Varsavia, ospite di Stanislao II, il Re fondatore del teatro polacco, poi a Vienna, ospite di Giuseppe II, dove conobbe Haydn, Salieri e Mozart. Nel novembre dello stesso anno è a Napoli, e succede a P. Caffaro nelle cariche di maestro di cappella e di compositore di corte. In questi anni viene fuori la sua maggior opera, La Nina ossia La pazza per amore (1789) che, con la sua irraggiunta interprete Celeste Coltellini, porta il Paisiello alle stelle. Nella rivoluzione napoletana del 1799 Paisiello accettò l'incarico di direttore della musica nazionale, e, al ritorno dei Borboni, fu messo sotto inchiesta ed epurato per 2 anni. Nel 1802, chiamato da Napoleone a Parigi, vi si reca, ed è accolto con grandissimi onori (È noto che Napoleone reputava Paisiello il più grande musicista dei suoi tempi). La rappresentazione all'Opéra di Proserpine (1803), che ha un tiepido successo di stima, lo invoglia a chiedere congedo all'Imperatore, che gli accorda una pensione annua di 2.400 franchi.
Ritornato a Napoli, dopo aver indicato come suo successore Le Suer, vi ebbe ancora l'incarico di maestro di cappella, e poi quelle di maestro dell'Arcivescovado e del Tesoro di S. Gennaro, confermategli poi da Giuseppe Bonaparte, il quale lo chiamò, insieme a Fenaroli e Tritto, a far parte del triumvirato direttivo del Collegio Reale di Musica. Nel 1808 raccolse un buon successo con I Pitagorici, ma le allusioni politiche contenute nel testo gli procureranno gravi amarezze al rientro dei Borboni (1815). Nel 1810 era stato chiamato aa occupare il posto di Haydn all'Accademia di Francia. Il 23 gennaio 1815 gli muore la bizzarra ma fedelissima moglie Cecilia. Il 30 maggio 1816, durante un ricevimento a corte, Ferdinando IV lo umiliò, cosa che gli dette il colpo di grazia; morì il 5 giugno di epatite seguita da meteorismo. Giovanni Paisiello rimane indubbiamente uno dei più grandi musicisti d'ogni tempo. Compose opere di ogni fattura, alcune delle quali sono modelli di stile. Di carattere fu un tipo dificile, piuttosto intrigante e avversatore d'ogni possibile rivale, come ci dimostrano le lotte silenziose che sostenne con Insanguine, Guglielmi, Cimarosa e Rossini, il quale ultimo aveva osato comporre un'opera già musicata da lui e considerata un capolavoro. Vigoroso, patetico, alato nel genere serio; leggiadro, brioso, naturale nel buffo. Introdusse i cori nelle arie a diversi caratteri e le viole, i clarinetti ed i fagotti nei drammi giocosi. Inventò l'opera semiseria, nel qual genere dette quel gioiello della Nina. In tutte le sue opere l'armonizzazione degli strumenti si accoppia magistralmente alla parte vocale, e servirono di modello a tutti i compositori venuti dopo di lui. Alcune riprese odierne hanno dimostrato ancora una volta la sua grandezza, perciò non staremo a dilungarci sulla sua viva genialità, e, diremo meglio, sul suo genio musicale.
Opere: Il ciarlone o La pupilla e il ciarlone, semiseria su lib di A. Palomba (Bologna, Marsigli-Rossi, 1764); I Francesi brillanti, id. su lib. di P. Mililotti (id. 1764); Madama l'umorista o Gli stravaganti, id. su lib. di A. Palomba (Modena, Rangoni, 1765); L'amore in ballo, id. su lib. di A. Bianchi (Venezia, Giustiniani di S. Mosè, 1765); Demetrio, seria su lib. di P. Metastasio (Modena, Rangoni, 1765); I bagni di Abano, semiseria su lib. di Polisseno Fegejo (C. Goldoni) (Parma, Ducale, 1765); Le virtuose ridicole, id. id. (id. 1765); Il negligente, id. id. (id. 1765); Le nozze disturbate, id. su lib. di G. Martinelli (Venezia, Giustiniani di S. Mosè, 1766); La vedova di bel genio, buffa su lib. di P. Mililotti (Napoli, Nuovo, 1766); L'idolo cinese. id. su lib di G. B. Lorenzi (id. 1767); Lucio Papirio dittatore, seria su lib. di A. Zeno (Napoli, S. Carlo, 1767); Il furbo malaccorto, buffa su lib. di G. B. Lorenzi (Napoli, Nuovo, 1767); Il Marchese Tulipano, semiseria su lib. di P. Chiari (Roma, Valle, 1767), data anche come Il matrimonio inaspettato, Pietroburgo, T. di Kamenyi Ostrov, 1799; come Il matrimonio inaspettato ossia La Contessa di Sarzana; come Il Marchese Tulipano ossia Il matrimonio inaspettato; come La finta contessa; Le moroglie de le bajasse, buffa su lib. di P. Mililotti (Napoli, Fiorentini, 1767), data anche come La serva fatta padrona (id. 1769); Alceste in Ebuda, ovvero Olimpia, seria su lib. di A. Trabucco (Napoli, S. Carlo, 1768); La luna abitata, buffa su lib. di G. B. Lorenzi (Napoli, Nuovo, 1768); La finta maga per vendetta, id. id. (Napoli, Fiorentini, 1768); L'osteria di Marechiaro id. su ib. di F. Cerlone (id. 1768); D. Chisciotte della Mancia, id. id. (id. 1769), poi con aggiunte di Gassmann (Vienna, 1771); L'arabo cortese, id. su lib. di P. Mililotti (Napoli, Nuovo, 1769); id. con aggiunte due arie di D. Cimarosa (id. 1776); La Zelmira ossia La Marina del Granatello, id. su lib. di F. Cerlone (ia. 1770); Le trame per amore, id. id. (id. 1770); Annibale in Torino, seria su lib. di J. Durandi (Torino, Regio, 1771); La somiglianza de' nomi, buffa su lib. di P. Mililotti (Napoli, Nuovo, 1771); I scherzi di amore, e di fortuna, ia. su lib. di F. Cerlone (id. 1771); Artaserse, seria su lib. di P. Metastasio (Modena, T. di Corte, Corte, Montezuma, id. su lib. di V. A. Cigna-Santi (Roma, Delle Dame, 1772); La Dardanè, buffa su lib. di F. Cerlone (Napoli, Nuovo, 1772); Gli amanti comici, id. su lib. di G. B. Lorenzi (id. 1772), ripresa come D. Anchise Campanone; L'innocente fortunata o La semplice fortunata, semiseria di F. Livigni (Venezia, Giustiniani di S. Mosè, 1773); Sismano nel Mongoi, seria su lib. di G. De Gamerra (Milano, Regio-Ducale, 1773), poi come Sismano nella Mongolia e Sismano il mago; Il tamburo, o Il tamburo notturno, buffa su lib. di G. B. Lorenzi (Napoli, Nuovo, 1773); Alessandro nelle Indie, seria su lib. di P. Metastasio (Modena, T. di Corte, 1773); Andromeda, id. su lib. di V. A. Cigna Santi (Milano, R. Ducale, 1774); Il duello, buffa su lib. di G. B. Lorenzi (Napoli, Nuovo, 1774); anche come Il duello comico (Pietroburgo, 1780); Il credulo deluso, id. su lib. di C. Goldoni (Napoli, Nuovo, 1774), noto anche come Il mondo della luna, rifatto su lib. di M. Coltellini (Pietroburgo, 1783); La frascatana, semiseria su lib. di F. Livigni (Venezia, Grimani, 1774); Il Demofoonte, seria su lib. di P. Metastasio (Venezia, S. Benedetto, 1775); La discordia fortunata, seria su lib. dell'Ab. F. B. A. F. (Venezia, Grimani, 1775), data anche come L'avaro deluso e come intermezzo col vecchio titolo (Roma, Tor di Nona, 1780) e come il Quadro parlante; Le astuzie amorose, buffa su lib. di F. Cerlone (Napoli, Nuovo, 1775); L'amore ingegnoso ossia La giovane scaltra, semiseria su lib. scon. (Padova, Obizzi, 1775), e come intermezzo (Roma, Valle, 1785); Socrate immaginario, buffa su lib. di G. B. Lorenzi e F. Galiani (Napoli, Nuovo, 1775); Gran Cid, seria su lib. di R. Pizzi (Firenze, Degl'Immobili, 1775); La disfatta di Dario, id. su lib. di N. Morbilli (Roma, Della Torre Argentina, 1776); Dal finto al vero, buffa su lib. di S. Zini (Napoli, Nuovo, 1776); Nitteti, seria su lib. di P. Metastasio (Pietroburgo, Imperiale, 1777); I filosofi immaginari, semiseria su lib. di G. Bertati (id. 1777), data anche come Gli Astrologi immaginari; come Le Philosophe immaginaire, trad. di M. Du Buisson; Lucinda ed Armidoro, seria su lib. di P. Metastasio o di M. Coltellini (id. 1777); Achille in Sciro, seria su lib. di P. Metastasio (id. 1778); Lo sposo burlato, semiseria su lib. di G. B. Casti (Tsarkoe-Selo, 1779); Alcide al bivio, seria su lib. di P. Metastasio (Pietroburgo, Imperiale, 1780); La serva padrona, intermezzo su lib. di G. A. Federico (Tsarkoe-Selo, 1781); Il barbiere di Siviglia ovvero La precauzione inutile, semiseria su lib. di G. Petrosellini (Pietroburgo, Imperiale, 1782), data anche come L'inutile precauzione; Il Re Teodoro a Venezia, semiseria su lib. di G. B. Casti (Vienna, T. di Corte, 1784), data anche come Gli avventurieri, testo modificato da C. Mazzolà (Dresda, 1791), e come il Re Teodoro; Antigono, seria su lib. di P. Metastasio (Napoli, S. Carlo, 1785); La grotta di Trofonio, buffa su lib. di G. Palomba (Napoli, Fiorentini, 1785); Olimpiade, seria su lib. di P. Metastasio (Napoli, S. Carlo, 1786); Le gare generose, buffa su lib. di G. Palomba (Napoli, Fiorentini, 1786), data anche come Gli schiavi per amore, Le Bon Maître ou L'Esclave par amour, Le gare generose ossia Gli schiavi per amore; Pirro, seria su lib. di G. De Gamerra (Napoli, S. Carlo, 1787); La modista raggiratrice o La scuffiara, buffa su lib. di G. B. Lorenzi (Napoli, Fiorentini, 1787), data anche come La scuffiara amante ossia Il maestro di scuola napolitano, La scuffiara raggiratrice, La cuffiara o sia La modista raggiratrice, La modista ossia La scuffiaia, La scuffiara; Fedra, seria su lib. di L. B. Salvioni (Napoli, S. Carlo, 1788); L'amor contrastato, buffa su lib. di G. Palomba (Napoli, Fiorentini, 1788), dato anche come L'amor contrastato ossia La Molinarella, La Molinara, ecc.; Il matrimonio inaspettato, o La contessa di Sarzana, semiseria su lib. di P. Chiari (Trieste, Cesareo di S. Pietro, 1789); Catone in Utica, seria su lib. di P. Metastasio (Napoli, S. Carlo, 1789); I zingari in fiera, buffa su lib. di G. Palomba (Napoli, Fondo, 1789); Nina ossia La pazza per amore, buffa su lib. di B. J. Mersollier, tradotta da G. Carpani, con aggiunte di G. B. Lorenzi (Caserta, Palazzo Reale, 1789); Le vane gelosie, id. su lib. di G.B. Lorenzi (Napoli, Fiorentini, 1790); Zenobia in Palmira, seria su lib. di P. Metastasio (Napoli, S. Carlo, 1790); Ipermestra, id. id. (Padova, Nuovo, 1791); La locanda, buffa su lib. di G. Bertati, modificato da G. Tonioli (Londra, T. del Pantheon, 1791), ripresa col titolo Il fanatico in berlina (Napoli, Fiorentini, 1792), con nuove aggiunte di G. B. Lorenzi; e ancora come Lo strambo in berlina e come La locanda del falcone; I giuochi di Agrigento, su lib. di A. Pepoli, per l'inaugurazione del teatro (Venezia, La Fenice, 1792); Il ritorno di Idomeneo in Creta, rappr. tragica su lib. di S. Salsi (Perugia, Del Verzaro, 1792); Elfrida, seria su lib. di R. de' Calsabigi (Napoli, S. Carlo, 1792), che, in parte rifatta, venne di nuovo rappresentata col titolo Adevolto (Bologna, Zagnoni, 1796); Didone o Didone abbandonata, seria su lib. di P. Metastasio (Napoli, S. Carlo, 1794); Chi la dura la vince, buffa su lib. di S. Zini (Milano, Scala, 1797); Andromaca, seria su lib. di A. Salvi (Napoli, S. Carlo, 1797); L'inganno felice, buffa su lib. di G. Palomba (Napoli, Fondo, 1798); Proserpine, tragedia lirica su lib. di Ph. Quinault e ritocchi di M. Guillard (Parigi, Opéra, 1803), in italiano nota come Il ratto di Proserpina; I Pitagorici, seria su lib. di V. Monti (Napoli, S. Carlo, 1808).
Opere d'incerta attribuzione: L'amore incauto, buffa forse data a Roma; La bottega del caffè, intermezzo su lib. di C. Goldoni (Pietroburgo, 1777); Cantata per soli cori, su lib. di B. Cenami (Napoli, 1807); La Concezione di M. Vergine, oratorio; La contadina di spirito (1799, o secondo Della Corte, Napoli 1808); Il convitato di pietra, intermezzo su lib. di G. Bertati; Cook o sia Gl'Inglesi in Othaiti, forse su lib. di R. de' Calsabigi (Napoli, Fondo, 1785); La donna girandola, farsa giocosa su lib. di P. Chiari (Venezia o Napoli, 1763); L'eccidio di Gerusalemme o La distruzione di Gerusalemme, oratorio; Ester, id.; Filli a Tirsi, cantata; Il filosofo, intermezzo su lib. di C. Goldoni (Torino o Modena); La finta ciarlatana, buffa (Pietroburgo, T. di Corte, 1780); Il finto principe, id. su lib. di C. Goldoni (Firenze, 1776); Il finto spettro, azione comica su lib. di M. Verazi, composta con arie della Frascatana e delle Due contesse (Mannheim); Il giocatore, intermezzo (Torino, 1774 o 1776); Jette Sacrificium, oratorio (Venezia, Cons. dei Mendicanti, 1774); Miles Fortis, cantata; Il miracolo d'amore, oratorio; Il mondo alla rovescia, dramma bernesco su lib. di C. Goldoni (Bologna, Marsigli-Rossi, 1764); Mosè in Egitto o La manna del deserto, cantata; Le nozze d'amore, festa teatrale su lib. di M. Coltellini (Pietroburgo, Palazzo Orlov, 1777); L'oro non compra amore, dramma giocoso su lib. di A. Anelli; La pace, componimento drammatico; Le pescatrici, giocoso su lib. di C. Goldoni; La riconoscenza, cantata; La scusa, cantata a voce solo di soprano con accompagnamento strumentale, su lib. di P. Metastasio; Il transito di S. Luigi Gonzaga, oratorio; Li tre Eugenii, cantata su lib. di G. B. Lorenzi; I tre gobbi rivali, intermezzo, con Monti, Anfossi, La Barbiera; I voti (Palermo); Zon-Zon, ecc.
Altre opere: Le nozze di Bacco e Arianna, intermezzo su lib. di A. Biondini (Modena, 1765); Cantata a 3 voci per il natalizio di S. M. Carolina, su testo di S. Mattei (R. P., Napoli, 1768); Festa teatrale, su testo di G. B. Basso Bassi (id. id. 1768); 1 messa di requiem per i funerali di D. Gennaro di Borbone (Napoli, 1772); Semiramide in villa e Semiramide in bernesco (Roma, Capranica, 1772); 12 quartetti a 2 violini, viola e cembalo (Napoli, 1773); Il divertimento dei Numi, intermezzo su lib. di G. B. Lorenzi (Napoli, P. R., 1774), noto anche come La contesa o Il divertimento dei Numi, come La deità di Giove; Le due contesse, id. su lib. di G. Petrosellini (Roma, Valle, 1776); La sorpresa delli Dei, cantata su lib. di G. B. Locatelli (Pietroburgo, Palazzo del Principe Potemkin, 1777); La finta amante, intermezzo su lib. di Mogiliv (Polonia, 1780), data anche come La Camilletta (Parigi, Th. des Tuileries, 1804); Regole per accompagnare i dipartimenti, per la Granduchessa delle Russie (Pietroburgo, 1780); Concerto per cembalo e orchestra (id. 1781); Concerto per cembalo, per la Signora De Samarine (id. 1781); Sonate e capricci per clarinetto e 2 violini (id. 1781); Il fonte prodigioso di Orebe, cantata drammatica su lib. di G. B. Locatelli (Pietroburgo, Palazzo del principe Potemkin, 1781); La Passione di Gesù Cristo, oratorio su lib. di P. Metastasio (Pietroburgo, Chiesa Cattolica, 1783); 12 sinfonie concertate (Vienna, 1784); Il ritorno di Perseo, cantata a 3 voci su lib. di A. Di Gennaro (Napoli, Accad. dei Cavalieri, 1785); Amor vendicato, favola boschereccia su lib. id. (id. 1786), poi data come Apollo e Dafni (Napoli, S. Carlo, 1790); Cantata, su lib. di C. Filomarino (Napoli, R. P., 1787); Cantata a 3 per la trastazione del Sangue del Glorioso Martire S. Gennaro, su lib. del Marcheso di Galatone (id. 1787); Dixit, in la maggiore a 4 voci (Napoli, 1789); Sebeto, Argene e Fronimo, cantata a 3 voci e cori, su lib. del Cav. G. Pagliuca dei Conti di Manupello (Napoli, S. Ferdinando, 1790); Cantata epitalamica (Firenze, Pallacorda, 1791); Te Deum, in si bemolle magg. a 2 cori obbligati e orchestra (Napoli, 1791); Sequentia per Pentecoste, in si bemolle e magg. canto, coro e strumenti (id. 1791); Tantum ergo, in sol minore, soprano e viola (id. 1791); Mottetto pastorale, in fa magg. canto, coro e strumenti (id. 1791); Dixit, in si bemolle magg. a 4 voci e strumenti (id. 1792); Componimento drammatico a tre voci e cori, su lib. di G. Pagliuca (Napoli, Accad. dei Cavalieri, 1793); Christus e Miserere, in la minore a 5 voci ed organo (id. 1795); Dixit, in do magg. (id 1795); Dixit, in re magg. (ia. 1797); Due Dixit, in re magg. sol magg. (id. 1797); Marcia funebre per il Gen. Hoche (Parigi, 1797); La Daunia felice, festa teatrale (Foggia, 1797); Messa pastorale, in si bemolle magg. a 4 voci (Parigi, 1802); Te Deum, a 2 cori, 2 archi per l'incoronazione di Napoleone I (id. 1804); Messa di gloria, in si bemolle magg. a 2 cori (id. 1804); Messa (Napoli, 1806); Il passaggio del monte S. Bernardo, scena ag. giunta alla festa teatrale Elisa di G. S. Mayr (Napoli, S. Carlo, 1897); Messa di requiem, a 4 voci e orchestra, per i suoi funerali (Napoli, 1816), e: Raccolta di sonate, sinfonie, rondò, I volume (Napoli, s.d.); Rondò, sinfonie, capricci, col violino (id. id.); Sinfonie per orchestra (id. id.); Sonate per violoncello (id. id.). N. E. Framery ha fatto le parodie de Le due contesse (Les deux comtesses); de La Frascatana (l'Intante de Zamora); del Barbiere di Siviglia (Le barbier de Seville). L. Cherubini ha aggiunto vari pezzi al Marchese Tulipano, alla Molinara, alla Grotta di Trofonio, ecc.
Bibliog. essenziale:
Dall'Olio G. B.: La musica (Modena, 1794); Gagliardo G. B.: Onori funebri renduti alla memoria di G. Paisiello (Napoli, 1816); Mazzarella da Cerreto A.: G. P., in Biog. degli uomini ill. del Regno di Napoli (id. 1816); De Dominicis G.: Saggio su la vita del Cav. D. G. Paisiello (id. 1818); Schizzi F.: Della vita e degli studi di G. P. (Milano, 1833); Florimo F.: op. cit.; Marchese di Villarosa A.: op. cit.; Quatremère de Quincy A. C.: Recueil de notice historique, ecc. (Paris, 1834-37); De Palma G.: Cenno storico su G. P. (Milano, 1891); Pedio E.: Conversazione con Paisiello (Napoli, 1904); id.: pubbl. dei libretti Il Duello, e La Nina ossia La pazza per amore; Carbonelli P.: G. Paisiello, conferenza (Napoli, 1908); Panareo S.: Paisiello in Russia, dalle sue lettere al Galiani (in Rass. Pugl., 1910); D'Angeli A.: La grandezza vera di Paisiello (in Cronaca Mus., Pesaro, n.ri 3-4-5-6); Barberio F.: G. P. tra le ire di un copista e di un innovatore (Rass. Mus. It., Torino 1915); id.: Disavventure di Paisiello (id. 1916); id.: Lettere inedite di Paisiello (id. 1917); id.: I primi dieci anni di vita artistica di P. (id. 1921); id.: La Principessa E. Baciocchi Bonaparte e G. P. (id. 1936); Della Corte A.: G. Paisiello e l'estetica musicale di Metastasio (Torino, 1922); id.: L'opera comica italiana nel '700: op. cit.; Della Corte A. e Gatti G. M.: op. cit.; Villani C.: op. cit.; Schmidl C.: op. cit.; Raeli V.: op. cit.; id.: Le opere paisielliane della Biblioteca Massimo (in Riv. Naz. di Mus. 1920); id.: Manoscritti inediti ed ignorati di Paisiello (id. 1922); Prota Giurleo U.: P. e i suoi primi trionfi a Napoli (Napoli, 1925); Cametti A.: Paisiello e la corte di Vienna (Roma, 1929); Speziale G. C.: Musiche nuziali inedite di G. P. (Napoli, 1931); id.: Ancora per Paisiello (id. 1931); Faustini-Fasini E.: Il matrimonio di P. dalle rivelazioni di nuovi doc. (Taras, Taranto, 1932); id.: Opere teatrali, oratori e cantate di G. P. (Bari, 1940); id.: Una ripresa della Nina nel 1811 (Taras, Taranto, 1935); ia.: Documenti paisielliani inediti (in Note d'Arch., 1936); id.: L'ultima opera di G. P. I Pitagorici (Taras, Taranto, 1937); Chilesotti O.: I nostri maestri del passato (Milano, s.a.); Vacca N.: Una cantata nuziale di Paisiello (Lecce, 1955); Blandamura G.: Religiosità di Paisiello (Taranto, 1940); Pannain G.: Porpora, Piccinni e Paisiello in S. Pietro a Majella (Boll. Cons. Napoli, 1939); Rolandi U.: Contributi alla bibl. di Paisiello (in Rin. Sal. Lecce, 1940); Mooser R. A.: Annuales de la musique e des musiciens italiens en Russie au XVIII siecle, 3 vol. (Paris, 1949-51); Grove's: op. cit.; Cione E.: Napoli romantica (Milano, 1944); Tintori G.: op. cit.; Il mondo della musica: op. cit.: Enciclopedia dello spettacolo: op. cit.; Enciclopedia della musica: op. cit.

Pasquale Sorrenti
I musicisti di Puglia
Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1988