NARDINI (Pietro), nato in Livorno nel 1725, fu il più rinomato e 'l più diletto scolare di Tartini, presso il quale soggiornò lungamente in Padova. Di lui e di Pagin, dice il Conte di S. Raffaele, “con paterna tenerezza faceva menzione il Tartini, dai quali nel pregio della esecuzione ei confessavasi vinto; e confessavalo con quella patriarcal lealtà ch'è un troppo raro fenomeno a dì nostri.” (Dell'Arte del suono). Nardini, dopo di essere stato alla corte del duca di Vittemberga come suo virtuoso, venne nel 1767 a Livorno, ove compose quasi tutte le sue opere: portossi quindi in Padova nel 1769, per rivedere il suo maestro Tartini, e ne prese una particolar cura nella sua ultima malattia, mostrandogli la tenerezza di un figlio. L'anno d'appresso entrò egli al servigio del gran duca di Toscana, come primo suo violinista in Firenze, dove nel passaggio dell'imperatore Giuseppe II ebbe l'onore di eseguire in sua presenza molti concerti: questo principe in attestato della sua soddisfazione gli fè dono di una scatola d'oro riccamente smaltata. Nardini brillava principalmente nell'esecuzione degli adagio: alcuni, che l'hanno conosciuto, assicurano che allorquando si sentiva senza vederlo, tale era la magia del suo arco, che pareva sentire una voce piuttosto anzichè un istromento. Lo stile delle sue sonate è sostenuto, chiare ne sono le idee, ben condotti i motivi, ed espressivi e naturali i sentimenti, ma analoghi al carattere serioso dell'autore. Evita il difficile, e tutto sta il suo fare nell'arte e nel maneggio dell'arco, ch'egli possedeva nell'ultima perfezione. Ecco perchè le sue sonate non fanno più lo stesso effetto, se eseguite non vengono secondo la sua scuola. Veggasi il Saggio sul gusto della musica, del Sig. Rangoni, Livorno 1790, in 12º. Nardini morì in Firenze nel 1796.

Giuseppe Bertini
Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de’ più celebri artisti di tutte le nazioni si’ antiche che moderne
Palermo, dalla Tipografia Reale di Guerra, 1814