Gioacchino Conti

GIZZIELLO (Gioach. Conti, detto), ebbe questo nome dal cel. cantante Gizzi, che fondò una scuola circa 1720, e nella quale più che altri riuscivvi il Conti. In Italia, dove da prima fecesi ammirare in Roma, non si conosce che sotto il nome di Gizziello: passò quindi in Londra nel 1736, e cantò su quel teatro diretto da Hendel; tornò in Italia, cantò in Madrid nel 1750, e da per tutto fu l'oggetto dell'ammirazion generale. Egli era così eccellente nel patetico, che più volte trasse le lagrime dal suo uditorio, genere di talento oggidì molto raro.
Giuseppe Bertini
Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de’ più celebri artisti di tutte le nazioni si’ antiche che moderne
Palermo, dalla Tipografia Reale di Guerra, 1814
CONTI GIACCHINO detto Gizziello, nacque in Arpino al dì 18 febbrajo 1714. Nato pieno di vivacità, e di pronto ingegno, mostrò dalla prima età di aver somma inclinazione per l'armonia. I suoi conterranei indussero il padre a mandarlo in Napoli in età di anni 8 raccomandandolo a Domenico Gizzi dell'istessa terra, che aveva acquistato fama di ottimo maestro di Musica, e che si prese tutta la cura d'istruirlo nell'armonica carriera. Profittò il Conti degli ottimi insegnamenti ricevuti, e fu in grado di anni 15 di cantare nel teatro argentina di Roma, condottovi dal suo maestro Gizzi, in onor del quale prese il nome di Gizziello. Ivi si fè molto nome per la sua ottima maniera di cantare. E nella medesima Città nel 1731 fece parte delle rappresentanze della Didone, e dell'Artaserse, Musica di Leonardo Vinci, con applausi maggiori. Negli anni 1732, e 1733 si acquistò grande onore in due cantate eseguite l'una in casa del Duca di Monteleone, e l'altra del Principe di Avellino. Passò poscia a cantare in Londra nel 1736; ed indi in Lisbona nel 1743, ove fu generalmente applaudito, e largamente rimunerato da quel Sovrano. Si portò di poi in Napoli, e cantò nel dramma l'Achille in Sciro nel 1744 nel da poco eretto teatro di S. Carlo insieme con Caffarelli; come fu eseguito anche in una cantata il sogno di Olimpia, poesia del Calsabigi, prima nel R. Palagio, e poi nel teatro di S. Carlo. Passò nel 1749 in Ispagna, e cantò con sommo encomio nel R. teatro di Madrid ch'era sotto la direzione di Farinelli; ed indi ritornato in Lisbona nel 1752 cantò nel dramma il Demofoonte Musica del Perez. Ivi dimorò fin all'anno 1753; donde tornando in Italia, volle riveder la sua patria Arpino, ove cantò in una Messa composta dal suo maestro Gizzi, per una festività di quel luogo. Finalmente si fissò in Roma, ove terminò i suoi giorni nel 1761 in età di anni 47. Egli era sì eccellente nel patetico, che spesso trasse le lagrime dagli uditori. Compose alcune cantate assai melodiose, ed adattate alla sua voce.
Carlantonio de Rosa marchese di Villarosa
Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli
Napoli, dalla Stamperia reale, 1840