CONTI (L'abbate Antonio), nobile Veneziano, unito in stretta amicizia col celebre Benedetto Marcello, somministrò alla sublime musica di questo compositore una poesia degna di essa. Egli visse molti anni in Francia e in Inghilterra. A Londra il gran Newton gli comunicò le sue idee e gli svelò tutti gli arcani della scienza. L'ab. Conti morì nel 1749, in età di 71 anno. Tra le sue opere postume in Venezia, 1756, in 4º, vi ha una Dissertazione sensatissima su la Musica imitativa, e su gli abusi che già a' suoi tempi signoreggiavano nel canto. “Io non vado al teatro, egli dice, per ammirare il Musico che canta, ma per esser toccato e per sentire la cosa che imita. Il volgo che ode per l'altrui orecchie, come vede per gli occhi altrui, sente ancora sovente col cuore altrui, ed applaude ai trilli, ai ricami, ai precipizj della voce, per la stessa ragione che applaudiva nel 17º a quelle gonfie e stravaganti poesie, ove sudavano i fuochi, e s'avvelenava l'obblio coll'inchiostro. Qual nome debbo dar ad una Musica, nella quale il compositore gareggia col modulatore, a cui più offuschi, o confonda il senso delle parole? Non è questa certamente una musica nè italiana, nè latina, nè ebrea, perchè coloro che intendono queste lingue, nulla intendono delle parole espresse dal modulatore. Quando si canta in un'opera, o in una chiesa, io non cerco d'udire un rossignuolo od altro che mi solletichi, ma un uomo che parli dolcemente al mio cuore, alla mia fantasia, alla mia mente ec.”

Giuseppe Bertini
Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de’ più celebri artisti di tutte le nazioni si’ antiche che moderne
Palermo, dalla Tipografia Reale di Guerra, 1814