CAVALLI (Francesco), veneziano, è uno dei primi che abbiano composto in Venezia delle grandi opere drammatiche. Egli era maestro di cappella della chiesa di san Marco. Nel 1637, cominciò a faticar pel teatro, e continuò, per più di trent'anni, ad arricchirlo di buone opere, tali sono le Nozze di Teti e di Peleo, nel 1639, la Didone nel 1641, il Romolo ed il Remonel 1645, l'Elena rapita da Teseo nel 1653, Scipione Africano nel 1654, Pompeo nel 1666, ec. ec. Scheibe, che possedeva l'originale di una di queste opere, dice in una nota del suo Musico critico: “Egli è stato eccellente nel suo tempo; i suoi recitativi sorpassano tutto quello che ho visto d'un Italiano in questo genere. Egli era ardito, nuovo, pieno di espressione, ei sembra essere il primo che per esprimere certe passioni, si è servito della mutazione del genere di tuono. Gl'Italiani, più che oggidì, dovevano allora aver fatto stim della diversità delle voci, poichè si trovano in questo delle voci di tenore e di basso ec.” Il cav. Planelli assicura in oltre nel suo Trattato dell'opera in musica, che “l'opera Giasone del Cavalli è la prima dove si trovi alla fine di alcune scene, la parola Ariain fronte dei pezzi staccati, ne' quali signoreggiavano sì il canto, come gl'istromenti, e che prima di lui, le opere erano interamente formate di un serio recitativo, cui sostenevano gl'istrumenti ed alcuna volta interrompevano”. Presso Baglioni, cose notabili della città di Venezia, trovansi eziandio due passaggi, in cui l'autore rende giustizia ai gran talenti del Cavalli. Il primo, p. 206, dice così: “Per le sue dilettevoli composizioni fu chiamato alla corte di Francia, alla corte di Baviera, dove diede gran saggi della sua virtù”. Il secondo alla pag. 208, è come siegue: “Francesco Cavalli veramente in Italia non ha pari, e per isquisitezza del suo canto e per valore del suono dell'organo, e per le rare di lui composizioni, le quali in stampa fanno fede del di lui valore”. La lista delle costui opere finisce all'anno 1666, ma troviamo che Giovan Fil. Krieger l'incontrò ancor vivente in Venezia nel 1672, e profittò delle sue lezioni per perfezionarsi nella sua arte. (V. Flor. della poes. e della mus., e Marpurg Beytræge, t. II.)

Giuseppe Bertini
Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de’ più celebri artisti di tutte le nazioni si’ antiche che moderne
Palermo, dalla Tipografia Reale di Guerra, 1814