CAFFARO [CAFARO ndr] (Pasquale), uno de' più dotti armonisti del prossimo passato secolo, nacque a Lecce nel regno di Napoli verso il 1706, studiò la composizione sotto il gran Leo, nel conservatorio della Pietà, e fu quivi uno dei piccoli maestri di mio padre, col quale restò mentre visse, amicissimo: io conservo ancora alcune di lui lettere scritte al medesimo. Caffaro fu il primo a dare una forma elegante all'arie cantabili. La sua famosa aria Belle luci che accendete, servì di modello a tutti i compositori. Al riferir di Langlé suo scolare, quest'aria ebbe un sì prodigioso successo, che se ne dipinse il tema su i vasi di porcellana della manifattura del re di Napoli. Egli divenne in appresso maestro della corte e della cappella del re di Napoli, e maestro del conservatorio della Pietà. Oltre più opere da lui composte, vi ha eziandio molta musica di chiesa ch'egli scrisse a due cori. Il suo Stabat a quattro voci in canone doppio è celebratissimo, come lo è del pari il salmo Confitemini ridotto in versi italiani dal Ch. Mattei e posto in musica a più voci dal Caffaro, il di cui spartito osservando il gran Iommelli ne rilevò la bellezza specialmente ne' ripieni, e ne' cori, i quali, com'egli stesso lo attestò al Mattei, non potevansi migliorare: anzi da costui pregato a porre in note il salmo Diligam, da lui similmente tradotto in poesia lirica toscana, modestamente gli disse, che bisognava prima far dimenticare quella musica, per farne uno eguale in quel genere stesso. Il medesimo Iommelli, giudice assai illuminato e che sapeva render giustizia all'altrui merito, era solito di lodare la fecondità originale del Piccini, la gioconda facilità del Sacchini, la vivace novità del Paesiello, la dottrina armonica del Caffaro, l'esperienza teatrale del Buranelli, la filosofica economia del Gluck, e la giusta misura del Sassone, il quale meglio di tutti, ei diceva, seppe il ne quid nimis (Matt. Mem. del Iommelli.)

Giuseppe Bertini
Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de’ più celebri artisti di tutte le nazioni si’ antiche che moderne
Palermo, dalla Tipografia Reale di Guerra, 1814


CAFARO PASQUALE.
Nacque nella terra di S. Pietro in Galatina, provincia di Lecce, nel dì 8 febbrajo 1708.
I genitori di lui di civil condizione scorgendo in questo figliuolo un'ottima indole, ed un ingegno penetrante e proclive ad apprendere, cercarono farlo istruire ne' primi studj da buoni precettori, con la direzione de' quali fece non ordinario profitto. Nella età di anni 18 si condusse in Napoli, ove, terminato avendo il corso delle scientifiche cognizioni, fu benignamente accolto con disinteressata ospitalità dal Marchese Odierna, che prendendo di lui tutta la cura, secondava l'inclinazione del giovanetto deciso allora d'intraprendere la spinosa strada del foro, come quella dalla quale, ad esempio di tanti uomini celebri, raccoglier poteva un giorno abbondanti frutti de' suoi sudori. Ma presto si avvide che in tale esercizio goder non poteva di quella tranquillità, ch'è del tutto sbandita dallo strepito de' forensi clamori. Avendo l'animo disposto alle impressioni del bello, amava le arti liberali che questo bello presentano; ma fra queste preferiva la Musica, che con progressione continua giunse ad ordinare armonicamente le dissonanze, che l'uomo sensibile oltremodo dilettano. Fatta palese agli ospiti suoi la novella sua risoluzione di intraprendere altra strada alla prima assai contraria, fu da' medesimi pienamente approvata; ben opinando non doversi resistere alle inclinazioni ove la natura destina gl'ingegni forniti di penetrazione ed acume, secondo l'esempio dell'immortal Metastasio, che cominciato avendo a scorrere il laberinto forense l'abbandonò, per cogliere moltiplici allori nelle ridenti falde di Pindo. Deliberò pertanto il Cafaro di entrar per alunno nel Conservatorio della Pietà. Ivi ebbe a maestro il celebre suo conterraneo Leonardo Leo; il quale scorgendo il raro talento del giovanetto, cominciò ad istruirlo con tutta l'assiduità, non solo per farlo divenire ottimo Compositore, ma per addestrarlo all'arte di suonare a quattro parti, la quale da pochissimi era, ed è posseduta.
Per dodici anni continuò con somma attenzione a rendersi perfettamente istruito della scienz'armonica, ed uscito finalmente dal Conservatorio acquistò ben presto molti discepoli così napoletani, che stranieri, tornando presso gli antichi suoi ospiti, che lo ricevettero con l'antica amorevolezza. Essendo nel 1744 trapassato il Leo, Cafaro fu scelto per maestro nel Conservatorio, e sotto la scorta di lui si erudirono e Tritta, e Bianchi, e Tarchi, ed altri molti valenti Compositori di Musica, a' quali Cafaro propose di studiare su le cantate di Scarlatti per apprendere con maggior esattezza le regole del contrappunto. Divulgatosi il Valor suo, niente essendo inclinato a comporre Musiche teatrali buffe, tutto si dedicò alle serie, e la prima che fu generalmente applaudita fu la disfatta di Dario poesia del Duca Morbilli napoletano rappresentata nel R. teatro di S. Carlo; alcune arie della quale piacquero tanto, che cantavansi fin dalla gente idiota. Compose in seguito l'Ipermnestra, e l'Olimpiade, e poscia, chiamato in Torino, il Creso, che ottenne in quella città tal gradimento, che avrebbero voluto colà trattenerlo, se non fosse stato da pressanti motivi costretto di ritornare in Napoli. Seguite le bene avventurate nozze del nostro Sovrano Ferdinando con Maria Carolina d'Austria (entrambi d'immortal memoria), questa Augusta Principessa fra le altre doti eminenti di cui era fornita avea quella di avere particolar trasporto per la Musica. Fu dunque scelto il Cafaro per perfezionarla nel suono, e nel canto; e così insinuanti furono le lezioni di tal valente maestro, che il Sovrano volle dall'istesso precettore impararne le regole, e fè conoscere quanto in poco tempo vi avea profittato. Venuto in Napoli l'Imperatore Giuseppe II, ed avendo udito cantar l'Augusta Germana, ben conobbe il valor grande del precettore: e volle col medesimo tener discorso sopra varii punti della scienz'armonica, e promossegli varie quistioni sulla teoria di quella, sulla definizione del suono, e del tono, e su la loro diversità, siccome se la quarta del tono sia consonanza, o dissonanza, ed altre dimande; alle quali il Cafaro modestamente risposto avendo con erudizione e dottrina, il saggio Monarca ne restò talmente appagato, che alla Sorella disse, che doveva essera ben contenta di avere a maestro, un uomo così degno, ed istruito.
Per la morte del maestro della R. Cappella Giuseppe de Majo egli fu eletto a rimpiazzarlo, avendo dato bastanti saggi della sua somma perizia nella Musica sacra. Di fatti accaduta la morte del Leo, che ogni anno componeva la Musica per la festa che faceasi nella Chiesa di S. Pietro a Majella in onore di S. Oronzo protettore della città di Lecce, quei che avean cura di farla eseguire ne affidarono la cura al Cafaro, che in tale occasione compose una Messa, ed un vespro con nuovi mottetti, che vennero generalmente lodati. Per la R. Cappella egli non si servì di composizioni aliene, ma tutto fece di nuovo adattato all'uso di Chiesa.
Nè minor zelo dimostrava pel divin culto, componendo gratuitamente scelte Musiche ch'egli stesso dirigeva nel celebrarsi la festività di qualche Santo, come ogni anno era solito fare per quella di S. Pasquale Baylon nella Chiesa de' PP. Alcantarini nel sito detto il Granatello, e per altre Chiese alle quali similmente prestava l'opera sua. Compose fra le altre cose il salmo 106 tradotto dal Mattei a più voci con cori, che veduto da Jommelli venne sommamente encomiato; in guisa che premurato costui dal Mattei, che avesse posto in Musica un altro suo salmo tradotto, e propriamente il Diligam, si scusò dicendo, che prima bisognava far dimenticare la Musica elegante del Cafaro, per farne un'altra, che potesse uguagliarla. Nel 1785 compose e diede alle stampe in Napoli uno Stabat Mater a 4 voci, e con strofe a due in canone con violini, viola, e basso, dedicando tale composizione a' suoi Sovrani: ma questa benchè gli costasse somma fatica, non fu molto approvata per la lunghezza, e per tanti canonetti, che recan piuttosto noja, che piacere nel canto. Mostra però la somma virtù dell'autore, che in tanti versetti fra loro distaccati, non ha perduto di mira la ritualità della espressione, e condotta. Riscosse la stima anche dagli esteri, mandandoglisi spesso musicali carte e concorsi di Maestri ad esaminare, dubbii a risolvere. Anche il rinomatissimo P. Martini Conventuale, che dottamente scrisse su la Musica, mostrò piacere di averne l'effigie per collocarla fra quelle de' più insigni Maestri, al qual desiderio Cafaro condiscese, facendosi dipingere in atto di comporre un Gloria Patri scritto a canone indefinito.
Tali applausi nondimeno non lo rendettero affatto superbo, anzi di sè tanto bassamente opinando non permise in verun conto che in una cantata, della quale compose la Musica, dandosi alle stampe, al suo nome vi si apponesse l'aggiunto di celebre, essendo stato necessario che quella pagina si ristampasse. Questa sua rara modestia lo rendette caro ad ogni genere di persone, e specialmente a' suoi Sovrani, da' quali fu sempre con particolarità prediletto. Co' superiori si mostrò tanto umile, quanto con gli eguali fu urbano; onde niuno ebbe invidia della sua ben meritata fortuna, avendo unito all'eccellenza della professione ch'esercitava le più eminenti morali virtù. Finì di vivere in Napoli nel dì 23 ottobre 1787 per una cancrena che gli si formò in pochi giorni da ostinata iscuria, contro cui furono inutili i rimedii dell'arte salutare, prossimo a compir l'anno ottantesimo di sua età. Fu sotterrato nella Chiesa di Monte Santo nella cappella di S. Cecilia appartenente al Collegio musicale, e nel dì seguente furongli celebrati i funerali con ottima Musica, ove intervennero i migliori professori. Lasciò alla R. Cappella tutte le carte scritte per uso della medesima, alle diverse Chiese di cui era stato maestro quelle che alle medesime si appartenevano, e le Musiche teatrali ad un suo diletto amico D. Nicola Bosco intendentissimo della scienza armonica. Scrisse l'elogio di Cafaro elegantemente il canonico D. Giovanni de' Silva de' Marchesi della Banditella facondo scrittore in prosa ed in verso, che dato alle stampe nel 1788 fu dedicato all'egregio Patrizio napoletano Antonio de Gennaro Duca di Belforte leggiadrissimo poeta, e molto amico di Cafaro.
Le opere del medesimo sono le seguenti: il Creso per Torino nel 1768 -- l'Antigono nel 1770 -- l'Ipermnestra -- l'Arianna e Teseo -- la felicità della Terra, cantata -- la disfatta di Dario rappresentata in S. Carlo nel 1756 -- l'Olimpiade per l'istesso teatro nel 1769. Nel libro si annunzia Maestro di Cappella di camera di S. M. la Regina Carolina d' Austria. -- Tre cantate per la translazione del sangue di S. Gennaro negli anni 1769, 1775, e 1781 -- cantata che ha per titolo il natale di Apollo per la nascita del primogenito R. Infante, eseguita la prima volta a Corte, e due volte nel teatro di S. Carlo -- cantata per lo giorno natalizio di S. M. la Regina eseguita in S. Carlo nel 1770 --cantale quattro rappresentate nel teatro di S. Carlo, la prima nel 1763 per lo giorno natalizio di S. M. Cattolica, avendovi cantato la Moser, Raf, e Cafarelli. La seconda nel 1764 per la nascita di S. M. e vi cantarono la Gabrieli, Cafarelli, e Pietro del Messe. La terza per la nascita di S. M. Cattolica, e vi cantarono la Girelli, Aprile, e Cassetti. La quarta per la nascita di S. M., e vi cantarono la Taiber, Afferni, e la Grassi -- Altra cantata per la translazione del sangue di S. Gennaro nel Sedile di Nido dell'anno 1781.
Le Musiche di Chiesa sono le seguenti: una Messa a due cori con tutti gli strumenti scritta nel 1760 -- lezione I.a del primo notturno del santo Natale per voce sola di soprano con violini, e viola nel 1771 -- lezione II.a del primo notturno del santo Nalale per soprano o contralto con violini nel 1776 -- lezione III.a come sopra per soprano con violini, e basso -- mottetto pastorale a 4 voci con violini, trombe, ed oboè -- Christus a voce sola di soprano con due viole -- Litanie a 4 voci -- Stabat a due voci a canone -- Miserere a 5 voci coll'organo -- responsori a 4 del giovedì, e venerdì santo coll'organo -- la turba a 4 del Passio di S. Matteo con due violini e basso -- mottetto a voce sola di alto con stromenti -- Sepulto Domino a 4 voci senza stromenti col solo basso -- Deus in adiutorium meum intende, a due cori obbligati con stromenti -- Dixit Dominus a 4 voci con violini, trombe, ed oboè -- i salmi Confitemini ed il Diligam tradotti da Saverio Mattei a più voci, con molti cori -- il salmo Laudate pueri.
Avendo avuto cura Pasquale Cafaro di ridurre in miglior forma la cappella dedicata a S. Cecilia nella Chiesa di Montesanto vi fu apposta la seguente inscrizione.
D. O. M.
DIVAEQUE CAECILIAE TUTELARI SUAE
DIU DICATUM ALTARE SACELLUMQUE
MUSICORUM CHORUS AEDIS REGII PALATII
SIBI PROPRIUM
AUCTORE PASCHALE CAFARO
REGIARUM MAIESTATUM MAGISTRO
ET PRIMO EIUSDEM AEDIS CHORAGO
AERE COLLATO EXORNARUNT
ANNO MDCCLXXVII.
CURANTIBUS
PETRO ANTONACCI HIERONYMO DE DONATO
ET IOACHIMO SABBATINO
ANNUIS PRAEFECTIS.

Carlantonio de Rosa marchese di Villarosa
Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli
Napoli, dalla Stamperia reale, 1840


CAFFARO o CAFARO Pasquale.
Compositore, nato a S. Pietro di Galatina l'8 febbraio 1706. Morto il 23 settembre 1787. Mandato a Napoli onde studiarvi scienze giuridiche, preferì invece lo studio della musica e a 18 anni entrò alla Pietà dei Turchini di Napoli, dove fu allievo di Nicola e Lorenzo Fago sino al trentesimo anno di età. Nel 1740 fu eletto secondo maestro di cappella, e nel 1759 prese il posto di Girolamo Abos nella direzione del conservatorio, che mantenne sino al 1785, anno in cui lasciò la carica al suo sostituto G. Tritto. Nel 1768 ebbe il posto di maestro soprannumerario della R. Cappella e dal 1770 pure quello di maestro di camera della Regina. Nel 1771, morto G. Di Majo, fu nominato primo maestro della R. Cappella ed era divenuto consulente primo della Giunta dei Teatri e del Re, posto che poi passò a Paisiello. Ebbe numerosi allievi (G. Tritto, F. Bianchi, A. Tarchi, ecc.). Scrive il Bertini che «Caffaro fu uno dei più dotti armonisti del prossimo passato secolo e il primo a dare una forma elegante alle arie cantabili. La sua famosa aria Belle luci che accendete servì di modello a tutti compositori. Al riferir di Langle, suo scolare, quest'aria ebbe sì prodigioso successo, che se ne dipinse il tema su' vasi di porcellana della manifattura del Re di Napoli».
Venne sepolto nella chiesa di Montesanto fuori Porta Medina, e gli si pose la seguente iscrizione: «D. O. M./Divaeque Ceciliae Tutelari Suae/Diu Dicatum Altare Sacellumque/Musicorum Chorus Aedis Regii Palatii/Sibi Proprium/Auctore Paschale Cafaro/Regiarum Maiestatum Magistro/Et Primo Eiusdem Aedis Chorago/Aere Collato Exotornarunt/Anno MDCCL XXVII/Curantibus/Petro Antonacci Hieronimo De Donato /Et Ioachino Sabbatino/Annuis Praefectus».
Opere: Ipermestra, seria su lib. di P. Metastasio (Napoli, S. Carlo, 26 dicembre 1751); La disfatta di Dario, id. su lib. di G. Morbilli (id. 20 gennaio 1756), che venne parodiata in una Disfatta di Dario, dramma per il calascione composto solamente per far ridere la signora Principessa Calamita da recitarsi da musici rauchi ad uditori o pazienti o sordi, uscito il dì di febbraio 1756, composta dal Duca di Parete; L'Incendio di Troia, seria su lib. di G. Morbilli (id. 1757); Ipermestra, rifacimento (id. 1761); Arianna e Teseo, seria su lib. di D. Pariati (ia. 1766); Creso, id su lib. di G. Pizzi (Torino, Regio, 1768); L'Olimpiade, id. su lib. di P. Metastasio (Napoli, S. Carlo, 12 gennaio 1769); Antigono, id. id. (id. 13 agosto 1770); id., rifacimento (id. 13 agosto 1774). Compose, inoltre, i seguenti oratori: Il figliuol prodigo ravveduto (Napoli, 1745); Il trionfo di Davidde (id. 1746); L'invenzione della Croce (id. 1747); Betulia liberata (id. ?); Per S. Antonio di Padova (id. ?); La giustizia placata (id. 1769).
Altre opere: Quattro cantate, la cui prima fu eseguita pel natalizio di S. M. C., con la Moser, la Raaf e il Caffarelli (Napoli, S. Carlo, 1763); la seconda, per la nascita di S. M. C., con la Gabrielli, il Caffarelli e Pietro da Messe (id. 1764); la terza, per la nascita di S. M. C., con la Girelli, l'Aprile, il Cassetti (id. 1765); la quarta, per la nascita di S. M. C., con la Taiber, l'Afferni, la Grassi (id. 1766); Giasone e Pallade, cantata a 3 voci (id. 1766); La felicità della terra, id. a più voci e più strumenti (id. 1770); Il natale d'Apollo, id. in 2 parti, per la nascita del primogenito R. Infante (Napoli, T. di Corte, 1775); Cantata del Sangue di S. Gennaro (Napoli, 1775); Prologo o Cantata (id. 1764); Lezione del I notturno del S. Natale, per soprano, 2 violini, viola e basso, dedicato ai sovrani Ferdinando e Maria Carolina (Stampato, Napoli, 1775); Lezione II del primo notturno del S. Natale, per soprano, contralto e violini (id. 1776); Lezione III del primo notturno del S. Natale, id. id. (id. 1777); Salmo 106, tradotto da S. Mattei, a 4 voci (id. 1775), che fu lodatissimo da N. Jommelli; Messe; Solfeggi; Mottetti; Vespri; Duetti; Partimenti; Arie, ecc.
Bibliog.:
De Silva G.: Elogio di P. Caffaro (Napoli, 1788); Latrobe C. I.: Selectionis I sacred music, 6 voll. (London, 1806-26); Marchese di Villarosa A.: op. cit.; Florimo F.: op. cit.; Bertini G.: op. cit.; Bellucci M. A.: art. cit.; Villani C.: op. cit.; Raeli V.: op. cit.; Schmidl C.: op. cit.; Prota Giurleo U.: La grande orchestra del R. Teatro S. Carlo nel 1770 (Napoli, 1927); Della Corte A. e Gatti G. M.: op. cit.; Grove's: Dictionary of music and musicians, 9 voll. (London, 1961); Enciclopedia dello spettacolo: op. cit.; Enciclopedia della musica: op. cit.

Pasquale Sorrenti
I musicisti di Puglia
Arnaldo Forni Editore, Bologna, 1988