BERTINI (Salvadore). Si permetta alla tenerezza di un figlio il rendere questo tributo di riconoscenza alla memoria di un padre cotanto virtuoso, e di un artista non meno celebre, che pel suo merito ha dritto quanto altri di quì occupare un articolo. Mio padre nacque in Palermo l'anno 1721, e sin dalla prima età mostrò i semi di quella pietà veramente cristiana, che andò crescendo per gradi sino alla morte, e di quei talenti e felici disposizioni per la musica, senza delle quali è sempre sordo Apollo e pegaso restìo. Per buona fortuna trovavasi amico di suo padre D. Pietro Pozzuolo maestro di musica ed eccellente contrappuntista di quei tempi, e padre del fu Dr don Stefano professore illustre di medicina in questa regia università: frequentando la di lui casa passava costui qualche tempo nell'ammirare la bella voce del ragazzo, che fornito di un sensibilissimo orecchio ripeteva alcune arie da lui sentite in chiesa con la più grande esattezza d'intuonazione e di tempo. Cominciò a dargli allora le prime lezioni di musica, e vedendo che molto ne profittava, consigliò il padre suo che lo mandasse a studiarla in Napoli, ove sempre con grandissimo lustro ha fiorito quest'arte. Dopo aver egli fatto dunque i studj nel collegio de' gesuiti sino alla logica, fu quivi mandato nel conservatorio della pietà, di cui era allora maestro il cel. Leonardo Leo, e per il corso di otto anni ne apprese la buona scuola e la composizione. Nel 1746, epoca della morte del gran maestro Leo, mio padre in età appena di 25 anni, dopo aver dati dei saggi dei suoi talenti e del suo valore in quest'arte, fu dall'ambasciadore di Francia, alla di cui moglie e figliuole dava egli lezione di musica, invitato a portarsi a Pietroburgo per maestro della corte, avendo avuto l'incarico detto ambasciadore di proccurare per questo onorevolissimo impiego un giovine italiano, che ad una buona condotta unisse molta perizia nella musica, ed a cui promettevasi un considerevole onorario, e la libertà di tornare in patria, quando ei volesse, con assegnargli una ricca pensione. A tale proposizione mio padre rispose di voler consultarne pria il suo spiritual direttore, e questo buon prete facendogli riflettere che andava in un paese diviso dalla comunione della vera chiesa, in mezzo a' pericoli ed al lusso di una gran corte, lo svogliò in maniera che malgrado le insinuazioni dell'ambasciadore e le proteste che perderebbe così gl'inviti d'una fortuna, alla quale tanti ansiosamente aspirano, risolutamente negossi, ed a lui venne sostituito il Pistojese Manfredini. Dopo alcun tempo tornato in Palermo scrisse egli in musica alcune opere per quel teatro: la sua maniera giunse tutta nuova: ad una somma facilità di stile, ad un canto ammirabile, ad una sensibile espressione, ed un'armonia pura e brillante, tosto si riconobbe lo scolare del gran Leo. Non si era intesa fino allora in Palermo altra miglior musica che quella del Perez: questo valentuomo fu il primo ad applaudire alla nuova maniera di comporre di mio padre e a pubblicarne da per tutto l'elogio, e risoluto di andarsene via a cercare per se miglior fortuna, gli cedette col reale consenso il posto di maestro della real cappella a condizione che gli avrebbe ancora ceduto l'onorario, allorchè avrebbe trovato fuori una decente situazione, come in fatti gli riuscì, divenendo dopo alcun tempo maestro della corte di Portogallo. Mio padre dopo aver sofferta una grave tempesta nel ritorno di un secondo viaggio da Roma e da Napoli, si stabilì in Palermo adempiendo il voto che in quell'occasione aveva fatto di non scrivere altra cosa che Messe, Salmi, Oratorj e simili. Il suo stile di chiesa, benchè sia ora un pò fuor di stagione per non farsi più differenza tra lo stil di teatro e quel di chiesa, è semplice chiaro, e più sostenuto da una divota armonia, che dal fracasso dello strumentale. Tra le sue carte di chiesa massimamente distinguonsi la solenne Messa di requiem pei funerali del re Carlo III, scritta l'anno 1790, (Veggasi l'elogio che ne fa l'ab. di Blasi nella Relazione dei funerali di detto monarca, Pal. 1790 in fol.) un Miserere a due cori per la R. C. per gli officj della settimana santa, ed un altro Miserere a 4 voci per i Venerdì della quaresima. Mio padre non ebbe altra ambizione in questa vita che di adempire esattamente i doveri di un buon cristiano, di un buon padre di famiglia, e della sua professione. I suoi costumi, la sua probità, il suo attaccamento ragionevole e sincero alla religione, lo rendevano ancora più commendevole de' suoi talenti. Egli accettò con una rassegnazione veramente cristiana gl'incomodi d'una penosa infermità quai forieri di una prossima partenza: la sua sofferenza non venne meno nel corso di assai lunghi e vivi dolori; ed egli morì di una maniera assai edificante ai 16 di dicembre del 1794 in età di 73 anni.

Giuseppe Bertini
Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de’ più celebri artisti di tutte le nazioni si’ antiche che moderne
Palermo, dalla Tipografia Reale di Guerra, 1814