Diego Bertocchi

Diego Bertocchi (Bologna, 4.V.1943 - ivi, 11.II.1977).
Gente di classe
Diego Bertocchi era nato a Bologna il 4 maggio del 1943 ed è scomparso, per un infarto nel sonno, l’11 febbraio del 1977. Era docente al DAMS bolognese di Drammaturgia musicale e contemporaneamente assistente di Mario Bortolotto, alla cattedra di Metodologia della critica musicale. Era di famiglia borghese, con forte inclinazione artistica: il padre, Nino, era pittore e critico d’arte, e la zia materna, Lea Colliva, geniale pittrice. Il giovane Diego si avviò naturalmente allo studio delle arti figurative, studio che si risolse nella superba tesi di laurea, Forma e figurazione, incentrata sulla poetica di Paul Klee e sostenuta nel 1967 sotto la guida di Luciano Anceschi. Allo studio della storia e dell’estetica dell’arte si unirono sempre più prepotenti gli interessi filosofici, teatrali e musicali, in un caso raro di sinestesia culturale davvero vissuta con profonda partecipazione. Venne spontaneo l’amore per Wagner: sul grande tedesco Bertocchi realizzò negli anni 1973-74 una serie sostanziosa di trasmissioni radiofoniche, per il terzo programma, intitolate La musica nel tempo. Bertocchi lavorò, oltre che per la RAI, per «Il Resto del Carlino» e per il settimanale «L’Espresso», come sostituto di Fedele D’Amico. Ha detto Giorgio Martinelli: "Per un certo tempo aveva pensato di fare il giornalista professionista, ed era stato fra noi al 'Carlino’, mostrando subito il piglio del cronista di alta classe. Ma poi la passione della musica aveva preso il sopravvento".
A livello universitario, nel 1970 divenne assistente di Storia del Teatro di Liano Petroni, mentre l’anno successivo gli fu conferito l’incarico di Drammaturgia. Contemporaneamente scriveva sul «Verri», saggi soprattutto incentrati sulle problematiche delle avanguardie storiche (ma anche un importante articolo su Mauricio Kagel).
Diverse testimonianze sulla gentilezza e l’intelligenza di Bertocchi si ebbero dopo la morte, da parte dei colleghi Giampiero Cane, Marcello De Angelis, Cristina Cano, Franco Donatoni. Anche «Il Verri» dedicò un ricordo a Bertocchi pubblicando, sul n. 8 del 1977, il saggio L’idea della musica in Paul Klee, quarto capitolo della tesi di laurea. Nell’occasione la redazione della rivista s’impegnò “a raccogliere e pubblicare i principali scritti”, cosa di cui però non si ebbe più notizia.
Sinestesie culturali
Fedele D’amico ci lascia questa testimonianza: "Per quanto eccellente fosse il suo lavoro fornito finora, è di quello avvenire che avremmo voluto poter parlare, giacché il suo talento era di quelli che dalla stessa densità di una cultura precoce sono trattenuti a maturare con cautela, sebbene il suo gesto fosse vivace, rapido e i suoi occhi scintillassero". È vero, il gesto era rapido, come il parlare, e aveva uno sguardo arguto.
Uno dei suoi scritti fra i più interessanti, pubblicati sul «Verri», è Lettere di Arnold Schoenberg: "Si tratta di importanti documenti, per mettere a fuoco il complesso di strutture della poetica del musicista. [...] Alcuni momenti significativi risultano illustrati da queste lettere, ad esempio, il curioso rapporto con Mathias Hauer che negli anni ’20 andava elaborando l’idea - analoga a quella schoenberghiana - dell’utilizzazione del totale cromatico. [...] Colpiscono le due lettere del 1923 in cui Schoenberg rompe l’amicizia quasi ventennale con Kandinsky, per via delle tendenze antisemitiche che circolavano al Bauhaus. [...] Questo materiale epistolare si rivela ricco di indicazioni sulle modalità esecutive delle opere". Bertocchi scrisse pagine illuminate anche per «Lo spettatore musicale», periodico diretto da Duilio Courir e Mario Bortolotto, come il saggio sulla Walküre di Wagner. E pubblicò pure sulla «Nuova Rivista musicale italiana», fra l'altro un saggio straordinario come Goethe nei filtri di Schubert (1976).
Piero Buscaroli, amico di famiglia, conosceva bene Diego fin da quando era ragazzo: "Cerco di figurarmi un giovane di vent’anni, giunto davanti al Tempio dell’arte. [...] Servire la bellezza questo era l’intento 'nobile, leale e puro' di Diego (i riferimenti di Buscaroli sono al Tamino del Flauto magico, quando giunge davanti alla porta del Tempio). Prosegue Buscaroli: "Diego si volse, attraverso il culto di Furtwängler, al culto della vera bellezza musicale". A proposito di Furtwängler, fra le testimonianze che lo ricordano vi è anche quella di Elisabeth Furtwängler, la quale, in una lettera indirizzata alla madre Renata nel 28 novembre 1978, scrive: "A Diego volevo bene con tutto il cuore: tanta comprensione c’era fra noi, quando lui era qui e mi rivolgeva tante domande su Furtwängler". Bertocchi realizzò per la RAI televisione una rievocazione della figura del grande direttore, a lungo preparata e straordinariamente documentata di ricerche di prima mano, grazie anche alle informazioni della Signora Elisabeth. A tre mesi dalla morte del grand concertatore, venne presentata a Milano la traduzione italiana di Suono e parola, 32 saggi di Furtwängler. Fu una tavola rotonda in ricordo del lavoro di Bertocchi, con la partecipazione di Gianandrea Gavazzeni, Francesco Siciliani e Paolo Isotta. Quest’ultimo lascia in Wagneriana questa testimonianza: "La genialità unita alla grazia è una delle doti più rare da incontrarsi. [...] Il suo animo era libero. La maggior parte delle sue intuizioni, delle sue conoscenze, delle sue riflessioni, dei suoi studi, giacevano dentro di lui e si sedimentavano".
Oltre a Wagner i musicisti amati erano Hugo Wolf e Amadeus Mozart: sulla musica del primo, in particolare sul Corregidor, stava lavorando al momento della morte; del secondo si era interessato soprattutto a Così fan tutte. «Diego aveva cominciato con Wagner e Mozart, ai quali avrebbe recato un nuovo tributo di conoscenza», scrisse Bortolotto. Sulla rivista del DAMS, «Ricerche Musicali», Marcello De Angelis così scrive: «A una cosa sappiamo che Diego Bertocchi teneva in modo particolare: portare a compimento lo studio monografico su Hugo Wolf, cui attendeva da anni, e veder realizzato il sogno della prima esecuzione italiana del Corregidor. Quando è venuto a mancare non sapeva che il Teatro Regio di Torino aveva accettato la proposta di Luigi Rognoni di allestire il tanto atteso lavoro di Wolf. La notizia giunse il giorno stesso della scomparsa a Rognoni, il quale avrebbe voluto averlo al fianco nella regia dell’opera».
Triste il destino di Diego, di una vita incompiuta, ma altrettanto triste quello dell’intera famiglia Bertocchi che pur vivendo d’arte e mostrando geni in pittura, nella critica d’arte, nella storiografia musicale, nell’insegnamento, è stata pressoché dimenticata. Come a volte passa male il tempo nel tempo. Che questo piccolo racconto, legato a testimonianze di quasi tutte persone scomparse, possa contribuire a un ricordo a futura memoria.
Poco ma eccellente
Si cominci dalla famiglia. Il padre Nino scrisse una monografia sul pittore bolognese Luigi Bertelli (Bologna, Rupe, 1946). Circa la zia Colliva, una splendida antologia di disegni si avvalse di una prefazione di Giuseppe Raimondi e fu stampata in esemplari numerati dell’editore Domus, a Milano nel 1962; su Lea Colliva cfr. anche la Rassegna critica curata da Giorgio Ruggeri con scritti di Bertocchi, Corazza, Raimondi e altri (Bologna, Forni, 1970).
L'opera di maggior respiro lasciata da Diego Bertocchi è certo Wagneriana, a cura di Renzo Cresti, raccolta di saggi preceduta dagli scritti in memoria di lui (Bologna, Centro Musicale Fiorentino, 1979). Ecco i titoli: Il dramma barocco, Nibelunghi (I), Nibelunghi (II), I Nibelunghi da Hebbel a Wagner, Il Mare del nord da Heine a Wagner, Baudelaire, Delacroix e Wagner a Parigi, Bayreuth e la Lex Parsifal, Schopenhauer come educatore, Beethoven secondo Wagner, Liszt guida Wagner, Il Tristan e la poetica del lutto eterno. L'ultimo saggio proviene dalla rivista «Lo spettatore musicale», n. 5, 1971, mentre gli altri sono i testi delle trasmissioni radiofoniche La musica nel tempo, 1973-74). Ancora Wagner: Die Walküre, in «Lo spettatore musicale», II, 1967, n. 6, pp. 29, 30. Cfr. inoltre Lettere di Arnold Schoenberg, in «Il Verri», XVI, 1971, n. 37, pp. 115 e ss.; Beckett, il teatro e Kagel, Bollettino del Centro Musicale Fiorentino, 1979, pp. 17 e ss. (da una conversazione trasmessa sul terzo programma radiofonico il 26.V.1973). Sulla persona cfr. Piero Buscaroli, Un giovane storico nella prospettiva del suo tempo, in Wagneriana cit., pp. 23-31 (scritto dapprima curato dalla famiglia Bertocchi in copie private); Marcello De Angelis, Ricordo di Diego Bertocchi, in «Ricerche Musicali», Ghisoni Editore, Milano 1977, n. 1, p. 7; Cesare Sughi, Con Diego, Arthur e Carmen, in Piero Mioli, Teatro Comunale di Bologna, Bologna, Scripta Maneant, 2019, pp. 25-27.
Renzo Cresti
Le muse di Diego
in Jadranka Bentini e Piero Mioli (a cura di)
Maestri di Musica al Martini. I musicisti del Novecento che hanno fatto la storia di Bologna e del suo Conservatorio
Bologna, Conservatorio «Giovan Battista Martini», 2021