Oscar Mischiati (Bologna, 11.VII.1936 - Gazzaniga, 14.IV.2004).

Bibliotecario e ispettore
“È venuto a mancare un pezzo di storia organistica italiana”, si disse quanto morì Oscar Mischiati, il famoso bibliotecario del Conservatorio di Bologna che aveva in testa una mappa esemplare di tutti gli organi italiani, veramente; o, come si disse ancora, aveva in testa un “database”. Né era difficile attingervi: per sapere bastava chiedere e apprendere su due piedi, così prontamente che un'altra definizione possibile, meno altera e più spiccia, sarebbe quella di prontuario. Ma per fortuna gran parte di quel materiale tenuto a mente trovava sempre la via della diffusione a mezzo stampa, dentro e fuori quella rivista-miniera che si chiamava «L'organo».
Nato a Bologna l'11 luglio del 1936, Mischiati compì regolari studi classici laureandosi in Filosofia con Luciano Anceschi. Ma la tesi discussa alla Facoltà bolognese di Lettere e Filosofia, L'estetica musicale barocca, sottintendeva anche altri interessi, quelli appunto di storia della musica (disciplina notoriamente e incresciosamente esclusa dal cursus scolastico nazionale), praticati in via personale e quindi per libera scelta. Subito il giovane studioso cominciò a lavorare in Conservatorio, dal 1960 al '63 insegnando Letteratura poetica e drammatica al “Claudio Monteverdi” di Bolzano. E poi, dopo un paio d'anni trascorso come assistente volontario alla cattedra di Storia della Musica dell'Università di Bologna, vinse il posto di bibliotecario del Conservatorio “Giovan Battista Martini”, che tenne ininterrottamente dal 1964 al 2002, l'anno del pensionamento. Nel frattempo ebbe modo di operare come archivista musicale presso la basilica di S. Petronio, come ispettore onorario presso la Soprintendenza alle Gallerie di Bologna, come membro delle commissioni per la tutela degli organi artistici dell'Emilia Romagna e della Lombardia, come condirettore della serie Monumenti di musica italiana, come membro del comitato per l'edizione critica degli Opera omnia di Frescobaldi e della redazione del Catalogus musicus allestito dall'Associazione internazionale delle Biblioteche musicali, infine come critico musicale dell'«Avvenire» e del «Giornale nuovo». Perlustrando il paese in largo e in lungo per onorare le sue consulenze organarie, morì improvvisamente a Gazzaniga (Bergamo) il 14 aprile del 2004. La sua ricca biblioteca personale è stata unita alla Collezione “Tagliavini” di strumenti musicali nella sede di S. Colombano a Bologna (sempre in attesa di catalogazione). Nel 1960 il musicologo, compositore e organista trentino Renato Lunelli (1895-1967) e il musicologo, organista e cembalista bolognese Luigi Ferdinando Tagliavini (1929-2017) fondarono «L'organo», rivista a cadenza annuale, e vollero Mischiati a parte del comitato di redazione; e quando Lunelli morì il posto della condirezione toccò a lui stesso, che lo occupò per tutta la vita in perfetta sintonia con Tagliavini, del quale era fido amico fin dal 1954. E proprio il periodico edito dalla Pàtron di Bologna, scientificamente ineccepibile, fu il campo principale della semina di Mischiati, che vi pubblicò innumerevoli contributi spesso derivati dalla citata attività di consulente organario svolta nella penisola (dal 1965 al 2002 furono ben 336 gli esiti del lavoro svolto per conto di 28 ditte organarie). In sintesi, Mischiati è stato, con Tagliavini, il primo motore della tutela e della valorizzazione del patrimonio organaro italiano, fortunatamente seguito da parecchi giovani tuttora felicemente operanti.
Con quello organistico, il settore più coltivato dall'azione di Mischiati non poté non essere quello relativo alla biblioteconomia. Infatti costruì e pubblicò cataloghi di compositori come Adriano Banchieri e Girolamo Frescobaldi, bibliografie di musicisti bresciani e veronesi, bibliografie di generi musicali come la lauda e l'oratorio, cataloghi di antichi editori italiani, notizie su antiche fonti musicali di Torino, Parigi, Bologna. Per il Dizionario biografico degli Italiani, l'Enciclopedia della Musica Ricordi, il Dizionario enciclopedico universale della Musica e dei Musicisti e Die Musik in Geschichte und Gegenwart Mischiati ha scritto qualcosa come 149 voci enciclopediche, spiccando per profondità di conoscenze e precisione di scrittura ad esempio nelle antiche forme strumentali, organistiche ma non solo, di canzone, toccata, ricercare, fantasia, capriccio.
Appena un ricordo dell'uomo nelle parole di Tagliavini, qui riassunte: era un personaggio scomodo, spesso impietoso ma mai ingiusto, irruente e intransigente, che non guardava in faccia a nessuno, che non esitava a sostenere verità non gradite, che anche per questo aveva molti estimatori ma ebbe anche degli accaniti e infamanti (alla lettera) detrattori. Il tutto, d'altra parte e per finire, si iscriveva poi in un contesto cittadino particolarmente irto, fra istituti universitari, chiese, archivi e biblioteche, di polemiche e ostilità.
Ex libris
Con tanta conoscenza dei fatti quanta lucidità di ragionamento, più volte Oscar Mischiati ha preso la parola sulla vexata quaestio del lascito librario settecentesco di Padre Martini e del patrimonio librario successivamente raccolto nei locali del Liceo comunale poi Conservatorio statale di Bologna. Dal suo testo Promemoria circa la biblioteca musicale annessa (in Un chiostro per la Musica. Storia e attualità del Conservatorio “G. B. Martini” di Bologna, a cura di Piero Mioli, premessa di Carmine Carrisi, Bologna, Minerva, 2004, pp. 51-54), ecco la situazione, appena sfumata con qualche nuova osservazione.
Il 6 giugno 1798 il Governo della neonata Repubblica Cisalpina, con capitale Milano, soppresse a Bologna il convento dei frati eremitani adiacente alla chiesa di S. Giacomo (nell'odierna piazza “Rossini”), rendendolo proprietà demaniale e più tardi progettando di fondarvi un Istituto nazionale di Scienze e Arti comprensivo anche di una disciplina come la musica. Molto ambizioso, il 26 e 28 aprile 1804 il progetto fu tramutato dalla Municipalità di Bologna in un più semplice Liceo musicale, che di fatto si aprì il 3 dicembre dello stesso anno. Già nel 1799 si era deciso di trasferire nell'istituto (e quindi nel liceo) “tutti i capi di musica” che erano stati prelevati dalle numerose corporazioni religiose soppresse, in realtà quelli scelti per la bisogna da una dotta “deputazione” costituita da quattro musicisti in vista, Stanislao Mattei, Francesco Rastrelli, Valerio Tesei e Giovanni Calisto Zanotti. Soppresso era stato il convento di S. Francesco, che ospitava la vecchia biblioteca del suo maestro di cappella Padre Martini (1706-1784), ma la miglior parte di quel materiale il custode designato da Martini e già maestro di cappella egli stesso, il citato Mattei (1750-1825), l'aveva trasportata a casa sua, nella Nosadella, per impedirne la dispersione o magari la vendita, forse presentandola come proprietà personale a soldati francesi tanto invadenti quanto ignari o ignoranti, e seppe evitare che il materiale, questo e il resto non prelevato, fosse trasferito in blocco al Liceo (si trattava fra l'altro dell'intero, preziosissimo carteggio e di quelle impagabili miscellanee che lui stesso aveva provveduto a far rilegare a volte perfino numerando le pagine e redigendo un indice di nomi). A Restaurazione avvenuta, l'8 novembre 1816 frà Stanislao respirò e concordò di consegnare tutto alla Municipalità, perché facesse parte dell'archivio del Liceo a uso di studio (invece gli fosse reso in caso di chiusura della scuola), dentro un'apposita scansia lunga quanto la serie delle finestre dell'archivio (che, lunga circa 30 metri, esiste tuttora nella cosiddetta Sala Vecchia). Il cardinal legato, rettore di una città ancora pontificia, accettò il 3 febbraio 1817, ma la consegna effettiva ebbe luogo soltanto nel 1827, dopo la morte di Mattei. Per molti, troppi anni senza dubbio la didattica liceale si servì di libri e carte, ma senza un criterio fisso, e avvenne che si prestarono, sciuparono, perdettero, involarono o alienarono fra l'altro l'edizione grande della Storia della musica di Padre Martini e certe importanti lettere di Mozart.
A occuparsi della faccenda fu Gaetano Gaspari (1807-1881), da quando, nel 1855, fu nominato bibliotecario del Liceo. Il provvido musicista e musicografo bolognese ideò un lavoro di ordinamento, classificazione, aggiornamento e schedatura di tutto il patrimonio librario del Liceo, ingegnandosi anche di integralo con quanto s'era per così dire smarrito a cominciare dalla citata edizione martiniana e praticamente inventandosi il mestiere dell'archivista musicale (il Catalogo della Biblioteca del Liceo Musicale di Bologna da lui compilato, il Gaspari senz'altro, sarebbe uscito postumo in cinque volumi a viva cura di altri studiosi). Così la scansia o meglio la serie di scansie si trovò a contenere libri di teoria musicale da quella contrassegnata come A a quella contrassegnata come P e libri di musica pratica dalla lettera Q alla Z e dalle lettere AA alle TT. Questo lo schema:
Teoria
Antica Grecia (ordine alfabetico per autore) A1-A23
Medioevo (ordine alfabetico per autore) A24-A55
Sec. XV (ordine alfabetico per autore) A56-B7
Sec. XVI (ordine alfabetico per autore) B8-C46
Sec. XVII (ordine alfabetico per autore) C47-E87
Sec. XVIII (ordine alfabetico per autore) E88-L76
Sec. XIX (ordine alfabetico per autore) L77-P511
Pratica
Medioevo e oltre (testi singoli e antologici) Q1-Q50
Edizioni Petrucci (singole e antologiche) Q51-Q77
Sec. XVI (ordine cronologico) Q78-V27
Sec. XVII (ordine cronologico) V28-CC154
Sec. XVIII (ordine cronologico) CC155-KK367
Sec. XIX (ordine cronologico) LL1-TT
L'Esposizione internazionale di Musica tenuta a Bologna del 1888 evocò molto materiale dall'archivio liceale, dove però, a manifestazione conclusa, non tornarono diversi oggetti: una ventina di libri liturgici a stampa passò alla centrale e maggiore Biblioteca comunale dell'Archiginnasio; una settantina di corali liturgici manoscritti passò al Museo Civico (il settore oggi qualificato come Medievale e Moderno), certo in virtù delle artistiche miniature; l'intero corpus di strumenti musicali antichi (europei ed etnologici) passò allo stesso Museo Civico, così come il gruppo di strumenti moderni appositamente costruiti per l'esposizione. Dopo molti anni, trasformato il Liceo comunale in Conservatorio statale (1942), una “convenzione aggiuntiva” del 1959 decise di trattenere al possesso del Comune la grande biblioteca ma suddividendola ufficialmente (e non ancora concretamente) in due parti: il “materiale avente un particolare valore storico, documentario o artistico” (quasi tutto, volendo, o quasi nulla volendo diversamente) rimanesse esattamente comunale; il resto fosse comunale anch'esso ma “in deposito” all'istituto (per evidenti ragioni di consultazione scolastica). Tale resto, secondo un inventario risalente al 22 luglio 1963, comprendeva diverse migliaia di volumi, e diventava parallelo ai numerosi altri libri, spartiti, periodici più o meno moderni che l'istituto aveva acquistato o ricevuto in via autonoma. L'ordinamento e il catalogo del Gaspari, così malamente disattesi in teoria, si presero e tennero la loro rivincita per una bella quarantina d'anni, rimanendo in vigore nonostante la nomina di due bibliotecari per i due settori istituzionali. Insomma, la comunale Biblioteca musicale “G. B. Martini” e la statale Biblioteca del Conservatorio “G. B. Martini” rimasero negli stessi spazi, comprese le nobili scansie; ma purtroppo ingenerarono equivoci che contribuirono poi al cambio del titolo della prima, Civico Museo Bibliografico Musicale. Fin qui la cronaca di Oscar Mischiati, appena aggiornata come segue.
Apertosi il terzo millennio, il Comune di Bologna progettò di fondare uno specifico polo cittadino, che di fatto aprì nel 2004 come Museo internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna (difficile porre l'articolo a due sostantivi di genere diverso e inseparabili). Non senza polemiche con il Conservatorio e certo non immediatamente, la parte più antica del patrimonio librario e la parte più valente del patrimonio artistico (la celeberrima quadreria martiniana gemella della biblioteca) vi presero posto e vi hanno sede oggigiorno. Questa la situazione: gli spazi comunali di Palazzo Aldini Sanguinetti che ospitano quadri e libri sono magnifici ed esemplarmente tenuti; la vecchia biblioteca di piazza Rossini è divenuta tutta conservatoriale e le pareti della Sala Bossi dello statale Conservatorio "Martini" esibiscono numerosi vuoti fra un quadro e l'altro rimasto. Non assurda una comunque ventilata (dal sottoscritto) soluzione mediana: trasportare i libri, troppo a rischio nella cosiddetta sala vecchia; lasciare i quadri, dopo adeguato restauro degli stessi e della sala, se non per altro per la storicità della gloriosa ubicazione (senza dover parlare di inevitabile usucapione). Per sdrammatizzare: quando, poco prima di morire, Padre Martini comunicò a Papa Benedetto XIV i suoi timori per il futuro dell'immane patrimonio, nella risposta che "sub anathematis poena" esso non si spostasse giammai dai locali di S. Francesco il riferimento, al materiale librario-cartaceo e alla sua inseparabilità era chiarissimo. Comunque coraggio: tutti scomunicati.
Dal catalogo con un saluto
Sull'«Organo» e in alcune altre sedi Oscar Mischiati ha pubblicato (talvolta in collaborazione) studi sugli organi di S. Martino e della SS. Trinità a Bologna, del Cadore, del Carmine di Lugo, di S. Maria di Campagna a Piacenza, della cattedrale di Feltre, di S. Petronio a Bologna, di S. Procolo a Bologna, di S. Liborio a Colorno, dei Frari in Venezia, di S. Marco a Milano; su problemi di censimento e tutela degli organi italiani, su cataloghi di organari bresciani (Antegnati, Bolognini, Tonoli), su cataloghi Serassi d'epoca, sugli archivi Tronci di Pistoia e Serassi di Bergamo, sull'organaria italiana (padana, bolognese, toscana, dagli Antegnati a Padre Martini) e perfino svizzera (Sottoceneri). In particolare: Elenco delle pubblicazioni e delle consulenze di restauro organario, in «L'organo», XXXVII, 2004, pp. 23-76. Serve alla storia dell'istituto l'Annuario 1965-1970, a cura di Oscar Mischiati, Bologna, Conservatorio “G. B. Martini”, 1971, con un lungo lavoro del curatore, Adraiano Banchieri (1568-1634), pp. 37-201. Postumi, due lavori monumentali: L'organo della cattedrale di Cremona, Vicende storiche e documenti dal XV al XX secolo, a cura di Marco Ruggeri, Bologna, Pàtron, 2007; Gli organi della Basilica di S. Petronio in Bologna (con L. F. Tagliavini), 2 voll., Bologna, Pàtron, 2013. Le numerose edizioni musicali curate da Mischiati riguardano opere di Girolamo Cavazzoni, Giovanni Maria Trabaci, Costanzo Porta, Samuel Scheidt, Gioseffo Guami, Leopold Hassler, Girolamo Frescobaldi, Luca Marenzio, insomma autori preferibilmente italiani del '500-600.
Alla scomparsa dello studioso hanno dedicato memorie e compianti, oltre all'amico di sempre Luigi Ferdinando, Elena Ferrari Barassi, Antonio Delfino, Laura Mauri Vigevani, Wijnand van de Pol, Pier Paolo Donati, Paolo Bottini, Fabio Isman, Paolo De Matthaeis, Jolando Scarpa, Sergio Cherici, Roberto Malambri, Davide Masarati, Claudio G. Morosi, Patrizia Citeroni (la quale ha ricordato la vena umoristica spicciante da certe occasioni di conferenza, come “scusate il ritardo, ma oggi sono venuto con i mezzi e per fortuna che erano mezzi, perché se fossero stati interi chissà quando sarei arrivato!!!”). A un anno dalla morte l'Istituto per la Storia della Chiesa di Bologna ha dedicato una giornata di studio sulla musica sacra nella Bologna d'un tempo alla memoria di Oscar Mischiati, per le cure di Piero Mioli che poi ha curato gli atti omonimi, Magnificat Dominum Musica nostra (Bologna, Pàtron, 2007), con prolusione di L. F. Tagliavini, Alla memoria di uno studioso amico, pp. 19-22 e ristampa di Oscar Mischiati, I quattro organi antichi della chiesa della SS. Trinità, pp. 155-170. Più tardi la “voce” ufficiale del DBI, vol. 75, 2011, a firma di Paolo Da Col. Per finire, un guizzo di ricordo da parte dell'amica e collega Agostina Laterza Zecca, bibliotecaria del Conservatorio di Milano mentre Mischiati lo era di quello di Bologna:
«Ciao Oscar,
ci siamo visti l'ultima volta nel 1985, a Venezia per il Convegno della IAML Italia, ospiti della Fondazione Cini. Ricordo poco di quel convegno, ma non ho mai dimenticato il nome dell'albergo, vicinissimo a Piazza S. Marco, dove eravamo ospiti. Una sera, dopo cena, con un piccolo gruppo di colleghi bibliotecari e della Discoteca di Stato, abbiamo deciso di visitare Venezia di notte. Con Vinicio Gai avete iniziato una gara di memoria, non su argomenti relativi ai vostri studi sugli organi antichi o sul loro restauro, ma una gara di barzellette, per scoprire chi ne sapesse di più. In piena notte, nelle calli quasi buie, ogni tanto si spalancava una finestra di veneziani svegliati dal rumore delle nostre risate. Il collega della discoteca di Stato aveva una risata a scroscio fortissima e terribilmente contagiosa. Certamente coloro che si affacciavano alle finestre avranno pensato trattarsi di di un manipolo di frequentatori di ottime cantine, non avrebbero mai pouto immaginare trattarsi di musicologi, ma neanche di bibliotecari o di esperti di organi antichi. Non mi ero mai divertita tanto. Grazie, Oscar, per la tua simpatia, la tua amicizia e tutto il grande lavoro che ci hai lasciato.
Agostina»

Piero Mioli
Il database di Mischiati
in Jadranka Bentini e Piero Mioli (a cura di)
Maestri di Musica al Martini. I musicisti del Novecento che hanno fatto la storia di Bologna e del suo Conservatorio
Bologna, Conservatorio «Giovan Battista Martini», 2021