Nino Rossi (Bologna, 8.VIII.1881 - Fortezza, 27.VII.1952).

Diplomato pianista a 13 anni
Nino Rossi, nonostante si sia distinto per un'intensa e quarantennale carriera artistica e sia salito alle più alte vette del concertismo europeo, è caduto nel più completo oblio. Anche la città natale, Forlì, lo ha dimenticato dopo avergli dedicato un concerto commemorativo il 15 marzo 1953, promosso dagli Amici dell'Arte per onorare la memoria del concittadino scomparso e una via nel quartiere Musicisti-Grandi Italiani. Merita invece di essere rievocato, come ha attestato la mia lunga ricerca.
Molto presto, grazie ai sorprendenti risultati conseguiti negli studi musicali intrapresi dapprima con la mamma e poi con la maestra Maria Teresa Vernocchi Cavalieri d'Oro, Nino Rossi si era rivelato un enfant prodige. Incoraggiato dalla zia, il celebre soprano forlivese Maria Farneti, si iscrisse poi al Liceo di Bologna, dove nell'ottobre 1908, a soli tredici anni (aveva visto la luce a Forlì il 24 novembre 1895), conseguì il diploma di “magistero” in pianoforte a pieni voti, dopo aver frequentato con ottimo profitto i corsi di Filippo Ivaldi (1874-1943), come annota il conte Filippo Guarini nel suo Diario Forlivese alla data del 1° novembre 1908. Aveva esordito pochi mesi prima, non ancora tredicenne, il 30 agosto 1908, al Teatro Novelli di Bertinoro appena inaugurato, in un Grande Concerto vocale e istrumentale a beneficio dell’erigendo Ricovero di Mendicità, stupendo gli astanti per l'abilità dimostrata nel difficile programma: Andante con variazioni e Allegro alla turca di Mozart, Studio in do diesis min. e Notturno in do min. di Chopin, Scherzo di Martucci, Studio in sol min. e Studio in Mi magg. di Liszt, Allegro ma non troppo dall'Appassionata op. 57 di Beethoven.
Tra il 1909 e il 1913 il giovane pianista diede trionfali concerti in tutta l'Europa giungendo sino alla Russia, dovunque festeggiato come un novello Mozart, perché "a ogni frase, ad ogni nota, egli sapeva dare generosamente tutto se stesso nell'esecuzione, immedesimandosi fino allo spasimo», come ricorda lo studioso forlivese Eolo Camporesi. Ad esempio, nel giugno 1911 riportò un clamoroso successo a Parigi nel concerto tenuto alla Salle Pleyel, uno dei centri più prestigiosi al mondo, interpretando magistralmente musiche di Bach, Beethoven, Scarlatti, Schumann e altri. Poi il 5 dicembre dello stesso anno raggiunse Londra, invitato a partecipare all'Hotel Savoia a un importante concerto di beneficenza patronato dalle principesse Luisa di Sassonia-Coburgo-Gotha e Beatrice di Battenberg. Nel 1913 si esibì alla Regia Scuola di Musica di Berlino, dove, dopo aver dato prova delle sue straordinarie capacità, ricevette il 17 dicembre 1913, appena diciottenne, l'ambita nomina di insegnante presso la Scuola Superiore del Conservatorio di Klindworth-Scharwenka.
Numerose furono pertanto le tappe della sua intensa e gratificante carriera, ma in questa sede mi soffermerò su quelle più significative.
Al Conservatorio di Milano, nel dicembre 1914, ottenne il plauso entusiastico del pubblico, che apprezzò in particolar modo l'esecuzione della Sonata op. 111 di Beethoven e della Sonata op. 5 di Brahms, poiché, si scrisse, "seppe investigare, sviscerare tutte le intenzioni di questa composizione che rappresenta il modello più perfetto della Sonata moderna". Quivi si esibì successivamente in un concerto del 12 marzo 1915 sotto l'egida della Società del Quartetto, la stimata associazione concertistica, e fu salutato dai critici della capitale lombarda come il degno emulo del grande Ferruccio Busoni. Il giovane pianista diede prova di non comuni qualità anche il 10 marzo 1921 alla Società degli Amici della Musica, fra l’altro in un preludio e fuga di Bach, in alcuni preludi di Debussy e nei Poemi asolani di Malipiero. Si ricordano inoltre le esibizioni del 22 e 24 febbraio 1925, quando suonò con il violinista Remy Principe e il violoncellista Benedetto Mazzacurati: il nuovo trio così formato che apparve «notevolissimo per l'equilibrio di sonorità e la chiarezza del discorso musicale» specie in una novità di Guerrini.
Grazie anche alla stampa forlivese si apprende che il giovane pianista nell'autunno 1924 aveva conseguito la nomina di insegnante al Conservatorio di S. Cecilia di Roma ricoprendo il ruolo che era stato, fra gli altri, di Giovanni Sgambati. A S. Cecilia Rossi aveva suonato per la prima volta il 18 marzo 1916, nella sala dell'Augusteo, eseguendo il Concerto in la min. di Schumann sotto la direzione di Bernardino Molinari. Quivi ritornò a esibirsi anche in altre occasioni soddisfacendo in pieno le speranze che gli ammiratori riponevano in lui: il 28 gennaio 1927 nella Sala Accademica in coppia con il valentissimo collega Principe, il 21 marzo 1927 sempre colà perché facente parte del Trio Italiano che aveva costituito con il violinista torinese Vittorio Brero e il citato violoncellista napoletano Benedetto Mazzacurati, il 24 febbraio 1929 all'Augusteo per eseguire, sotto l'abile direzione di Ferruccio Calusio, un nutrito programma che comprendeva, tra l'altro, il Concerto n. 5 in Mi bem. magg. di Beethoven e il 5 aprile 1933 per suonare tra l'altro una composizione cameristica di Giulio Cesare Sonzogno, una Burlesca per pianoforte.
A Bologna Rossi aveva fatto parte del Trio del Liceo Musicale bolognese, insieme con Camillo Oblach (padovano del 1895), famoso concertista di violoncello, e il violinista Enrico Campaiola (bolognese del 1899). Erano tutti valentissimi colleghi del Liceo. Sempre a Bologna il 31 marzo 1927 il celebre concertista diede una nuova prova della sua maturità artistica e tecnica nel concerto sinfonico tenuto nel Teatro Comunale con la partecipazione del soprano Ines Alfani Tellini e del violinista Mario Corti, sotto la guida del direttore lughese Alceo Toni; il 2 aprile seguente sarà diretto invece dal maestro Calusio. Rossi ritornerà al Comunale il 18 maggio 1939 per un altro concerto diretto da Theodor Rogalski.
Dalla consultazione degli Elenchi degli alunni inscritti alle scuole del Liceo musicale dall'anno 1804 all'anno 1903 raccolti ed ordinati da Federico Vellani (integrati da un successivo supplemento) si evince che Nino Rossi insegnò pianoforte a Bologna per tre anni, nel 1934-35, 1937-38, 1938-39. Ne dà conferma l’Annuario del Conservatorio di Musica G. B. Martini 1963-64 pubblicato nel 1964. La nomina gli era giunta, senza concorso, nell'ottobre 1933, come riporta «Musica d'oggi». Tra i suoi allievi si annoverano i seguenti: nel 1934-35 Bajardo Bruno, Coratti Rosina, Rattazzi Gabriella; nel 1937-38 Mantella Antonietta, Nardini Ada, Pullega Maria Natalina; nel 1938-39, Magone Luigi.
Nell'estate del 1937 Rossi partecipò a una impegnativa tournée argentina: il 27 agosto si esibì in un Recital de piano nel salone del Circolo Italiano di Buenos Aires, il 1° settembre a Rosario in un concerto presso la Biblioteca Argentina, il 4 settembre al Teatro Colón di Rosario. Raggiunse poi velocemente Buenos Aires per eseguire il 6 settembre nel salone della Biblioteca del «Consejo de Mujeres» musiche di Platti, Pizzetti, Pasquini, Castelnuovo Tedesco, Pick-Mangiagalli, Bach, accompagnato dall'orchestra d'archi diretta dal Bruno Bandini. Il 10 settembre conseguì un altro clamoroso successo suonando a Santa Fé nel magnifico Salone del Museo Provinciale di Belle Arti «Rosa Galisteo de Rodríguez». L'anno successivo ritornò in Argentina per tenere quattro concerti a Buenos Aires, i primi due il 27 agosto e il 14 settembre al Circolo Italiano, il terzo il 19 settembre al Teatro Nacional de Comedia, il quarto, una conferenza-concerto, il 22 settembre nella Sala Ricordi di Buenos Aires attorno alle sonate opp. 110 e 26 di Beethoven. Molto impegnativo il programma del terzo, tutto molto significativamente tradotto in spagnolo: Frescobaldi-Brugnoli, Tocada y fuga en la menor; Bach-Busoni, Capricho sobre la partida del hermano querido; Mozart, Doce valses; Beethoven, Sonata n. 30 en Mi mayor op. 109; Respighi, Siciliana; Pick-Mangiagalli, Estudio de concierto n. 3; Debussy, Ondine; Martucci, Tarantella. Instancabile, il 14 aprile 1938 aveva chiuso un ciclo di concerti tenuti nelle cinque principali città del Portogallo, compresa Lisbona, raccogliendo giudizi entusiastici dai più autorevoli critici locali che avevano stimato "l'arte pianistica ed interpretativa di Nino Rossi arte superiore e di eccezione". Nel 1939 Rossi ottenne l'ambita nomina d'insegnante al Conservatorio "Giuseppe Verdi" di Milano, dove restò ininterrottamente sino alla morte. Si distinse anche alla Scala il 17 ottobre 1940 nel Terzo Concerto Popolare d'Autunno suonando Notti nei giardini di Spagna di Falla con il direttore Alceo Galliera. Purtroppo quest'attività intensa e frenetica sarà interrotta bruscamente il 27 luglio 1952 a Fortezza (Bolzano), vicino a Bressanone, dove Nino Rossi, colpito da un'emorragia celebrale, si spegnerà prematuramente. Non aveva ancora compiuto 57 anni.
Programmi, musiche, revisioni
Rossi era in grado di eseguire programmi formidabili che andavano dai più antichi clavicembalisti, attraverso i maggiori classici e romantici, fino ai pianisti moderni: egli li sapeva sostenere con inesauribile entusiasmo, anche grazie al tocco nitido e al gioco di colori dandone un'interpretazione così viva, intensa e continua che la musica risultava come scavata e vissuta in ogni suo aspetto. Ecco gli annunci di alcuni concerti: Auditorio dell'Augusteo, Concerto orchestrale diretto da Bernardino Molinari, col concorso del pianista N. Rossi, Roma, Manuzio, 18 marzo 1916; Sala Accademica di Santa Cecilia, Concerto del pianista N. Rossi e del violinista Remy Principe, Roma, Pincio, 28 gennaio 1927; Auditorio dell'Augusteo, Concerto orchestrale diretto da Ferruccio Calusio col concorso del pianista Nino Rossi, Roma, Squarci, 24 febbraio 1929; Sala Accademica di Santa Cecilia, Concerto del trio Nino Rossi pianoforte, Vittorio Brero violino, Benedetto Mazzacurati violoncello, Roma, Mezzetti, 21 marzo 1947. Il 6.III.1938 e il 9.IV.1939, infine, Rossi partecipò alla Rapsodia di Pasqua, poema sinfonico gregoriano coro, orchestra e pianoforte di Giovanni Tebaldini, direttore Ildebrando Pizzetti.
Dal repertorio all'attività compositiva, con opere poche ma apprezzate. È il caso delle Tre melodie per Canto e Pianoforte: 1. la Ninna Nanna (dalla Ninna nanna a Tiapa, nel romanzo Forse che sì forse che no di D'Annunzio); 2. la camicina da morte; 3. la tessitrice (dai Canti di Castelvecchio di Pascoli), Genève, Henn, ca. 1920. Mario Castelnuovo Tedesco le recensì apprezzando soprattutto le due liriche pascoliane: nella "Tessitrice c'è molto senso drammatico e La camicina da morto è una pagina davvero squisita [...]. Che l'autore è un pianista si sente dalla cura con cui scrive gli accompagnamenti alle sue melodie» («Il Pianoforte», II, 1921). Il recensore annotò che talora Rossi si lascia sedurre dal suo prediletto pianoforte, che sembra procedere per proprio conto, poiché l'interesse del commento talvolta soverchia quello del canto. Lo stimava tuttavia come uno fra i migliori giovani pianisti italiani e un perfetto e raffinato accompagnatore di liriche (cosa rara tra i concertisti). Come auspicava Castelnuovo Tedesco, l'autore poté eseguire un lavoro del genere nell'aprile del 1919 a Losanna e poi a Ginevra ottenendo un successo entusiastico: è Il compagno del taglialegna per canto e pianoforte su versi di Giovanni Pascoli, Milano, Carisch e C., 1932 (Incisoria Mus. Italiana). Dal mensile «Musica d'oggi, XV, ottobre 1933, p. 362, fu ritenuto "più poemetto che lirica: richiede un buon affiatamento tra pianista e cantante, ma il risultato è eccellente e, quel che più importa, rivela una eccellente sensibilità musicale".
A lato della composizione, la tecnica e il materiale d'insegnamento: la Scuola delle doppie note per pianoforte (Milano, Ricordi, 1942, 1946) è dedicata a Teresa Vernocchi e Filippo Ivaldi, suoi cari insegnanti; I clavicembalisti italiani, 20 composizioni accuratamente rivedute e diteggiate (Milano, Carisch, 1946 e 1984), hanno una nota introduttiva dove Rossi precisa che si tratta di musiche "a torto trascurate da troppi solisti, per lo più ignote, seppure meravigliose, quali la Canzone del Della Ciaja, la Toccata di Pasquini e quella del Durante", lavori di Paradisi e Turini, "un avvincente serto di pezzi del grande Scarlatti". Per finire, un'opera inedita è La Rondine (nel 1917 Puccini rappresentava un'opera dallo stesso titolo). Sempre destinate allo studio e al concerto sono le revisioni e trascrizioni: Johann Sebastian Bach, 19 pezzi facili per pianoforte (dal libro di Anna Magdalena Bach), Milano, Ricordi, 1939, 1946, 1955; César Franck, Preludio, corale e fuga per pianoforte, Milano, Ricordi, 1941, 1955, 1966, 1980, 1986; César Franck, Preludio, aria e finale per pianoforte, Milano, Ricordi, 1941, 1945; Vincenzo Manfredini, Concerto per clavicembalo e orchestra, Milano, Carisch, 1939 (Monza, La Musicografica Lombarda); Wolfgang Amadeus Mozart, Dodici danze tedesche con una coda per pianoforte K 600, 602, 605, Milano, Ricordi, 1940.
Da leggere e ascoltare
Alcuni spunti e riferimenti: Biblioteca Comunale di Forlì (BCFo), Antico Fondo, ms. I, p. 437 e tomo XII, p. 90; «Critica cittadina», 4.IX.1908; «Il Pensiero romagnolo», 20.XII.1914; «Il Pianoforte», 1921, p. 317; «Musica d'oggi», aprile 1923, p. 163, marzo 1925, p. 94, ottobre 1933, p. 362; Annuario del Conservatorio di Musica G. B. Martini 1963-64, Bologna, 1964, pp. 115, 118; L. Trezzini, Due secoli di vita musicale, storia del Teatro Comunale di Bologna, Bologna, Alfa, 1966 e 1987, pp. 168, 182 e 183: Milano e il suo Conservatorio: 1802-2002, a cura di G. Salvetti, Milano, Skira, 2003, con allegato CD Rom, appendice I; C.A. Dillón, Asociación wagneriana de Buenos Aires (1912-2002): Historia y cronología, Buenos Aires, Dunken, 2007, p. 210. Dopo G. Barblan, Calusio e R. all'Augusteo, in «Impero», 26.II.1929 e C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, Milano, Sonzogno, 1929, vol. II, p. 404, al momento della scomparsa si espresse E. Camporesi, Ricordo di Nino Rossi, in «La Piê», nn. 11-12, 1952, p. 312, e Nino Rossi è morto, in «Il Pensiero romagnolo», 1952, n. 31. E dopo B. Fabbri, Nino Rossi da “ragazzo prodigio” a “musicista” della tastiera, in «Il Melozzo», ottobre 1979, pp. 7-10, un saggio ampio e specifico è R. Paganelli, Nino Rossi, celebre pianista forlivese, in Grand tour, grand piano. Il pianismo romantico a diporto per l’Italia dell’Ottocento, atti dell’omonima giornata di studio (Bologna, Accademia Filarmonica, 2.X.2010) a cura di Piero Mioli, Bologna, Pàtron, 2014, pp. 263-280. Questo in aggiunta alle citate recensioni d'epoca.
Difficilmente reperibili sono le incisioni a 78 giri con La Voce del Padrone (catalogo numerico 1940, p. 13): i dischi DA del 1940 sono con etichetta rossa e di 25 cm., quelli DB sempre con etichetta rossa di 30 cm. Contenuti: Michelangelo Rossi, Toccata in Sol magg., libera trascr. dall'organo di Alceo Toni; Bernardo Pasquini, Toccata sul canto del cuculo, trascrizione di Felice Boghen, DB 5352; Giuseppe Martucci, Tarantella op. 44, parte I e II, DA 5364; Riccardo Pick-Mangiagalli, La Ronda di Ariele, DA 5365; Johann Sebastian Bach, Preludio e fuga in mi min. n. 10 dal Clavicembalo ben temperato; Benedetto Marcello, Adagio dal Concerto in re min., trascr. di Bach, DB 5353; Ludwig van Beethoven, Sonata in Mi magg. op. 109, DB 5411-12. Di questo materiale, ecco un prospetto informativo:
Milano, marzo 1929
titolo matrice numero disco
Toccata in Sol magg. (M. Rossi) 2BA3012-1 DB5352
Toccata in Sol magg. (M. Rossi) 2BA3012-2 Victor 15893
Tarantella op.44 (G. Martucci), pt 1 0BA3013-1 DA5364
Tarantella op.44 (G. Martucci), pt 2 0BA3014-1 DA5364
Toccata sul canto del Cuculo (B. Pasquini) 2BA3033-1 DB5352
Nostalgie (F. Alfano) 0BA3034-1 DA5365
La ronda di Ariele (R. Pick-Mangiagalli) 0BA3035-1 DA5365
Milano, aprile 1929
titolo matrice numero disco
Preludio e fuga n. 10 in do min. (J.S. Bach) 2BA3123-1 DB5353
Preludio e fuga n.10 in do min. (J.S. Bach) 2BA3123-2 non pubblicato
Adagio dal Concerto in re min. (B. Marcello-J.S. Bach) 2BA3124-1 DB5353
Adagio dal Concerto in re min. (B. Marcello-J. S. Bach) 2BA3124-2 non pubblicato
Milano, estate 1941
titolo matrice numero disco
Sonata in Mi magg. op. 109, parte 1
(L. van Beethoven) 2BA4635-1 DB5411
Sonata in Mi magg. op. 109, parte 2
(L. van Beethoven) 2BA4636-1 DB5411
Sonata in Mi magg. op. 109, parte 3
(L. van Beethoven) 2BA4637-1 DB5412
Sonata in Mi magg. op. 109, parte 4
(La. van Beethoven) 2BA4638-1 DB5412

Roberta Paganelli
Rossi a Milano
in Jadranka Bentini e Piero Mioli (a cura di)
Maestri di Musica al Martini. I musicisti del Novecento che hanno fatto la storia di Bologna e del suo Conservatorio
Bologna, Conservatorio «Giovan Battista Martini», 2021