Ettore Ballotta (Casalecchio di Reno, 5.XII.1925 - Castiglione dei Pepoli, 14.IV.2015).

La prima cattedra
Il maestro Ettore Ballotta era una persona timida, modesta, molto simpatica e disponibile. Ho avuto modo di frequentarlo e stringere con lui una sincera amicizia, poiché, oltre a essere colleghi al Conservatorio "Giovan Battista Martini" di Bologna, abbiamo condiviso alcune importanti esperienze didattiche. Verso la metà degli anni Ottanta del secolo scorso (ahimè, il tempo passa...) si formò al Conservatorio un'Orchestra di “Giovanissimi”, così chiamata perché composta di studenti dei corsi inferiori e pertanto in buona parte ancora allievi della allora scuola media annessa al Conservatorio. Quest’orchestra, numerosa nell’organico degli strumenti ad arco, era il risultato della politica espansiva della popolazione studentesca voluta dal compianto direttore Giordano Noferini. Ballotta fu coinvolto in quanto gli chiesi, essendo il direttore di quella simpatica e talvolta rumorosa compagine orchestrale, di realizzare degli arrangiamenti di composizioni note nell’ambito della musica da film o altro, di facile esecuzione e adatta all’organico specifico (molti violini, pochi violoncelli, un solo contrabbasso, tutti gli strumenti a fiato esclusi i tromboni, percussioni e tastiere varie).
Solo la sua genialità permise di eseguire in concerti per beneficenza nella Sala Bossi del Conservatorio l’allora celebre canzone “We Are The World”, vari commenti musicali a film celebri e fantasie su temi natalizi, tutti realizzati per coro e orchestra. Il coro, sempre di studenti giovanissimi, era magistralmente diretto dal collega maestro Bruno Zagni. Il successo fu grande, tanto che queste manifestazioni divennero appuntamenti fissi e sovente replicati per eccesso di pubblico. In particolare si tennero nella citata Sala Bossi del Conservatorio di Bologna, al Teatro Comunale di Bologna, al Teatro Comunale di Ferrara, nella sala della RAI al Foro Italico a Roma. Ettore Ballotta era nato a Casalecchio di Reno (Bologna) nel 1925 ed è mancato a Castiglione dei Pepoli (Bologna), amena cittadina dell’Appenino bolognese, nel 2015. Aveva studiato al Conservatorio di Bologna, diplomandosi in Musica Corale e Direzione di Coro sotto la guida del maestro Adone Zecchi, proseguendo poi con lui lo studio della composizione. Appassionato di jazz, negli anni Cinquanta aveva formato vari complessi di musica leggera e jazz per i quali aveva realizzato arrangiamenti e canzoni di successo, lavorando intensamente in Italia e all’estero. Negli anni Sessanta aveva cominciato a collaborare con la RAI, diventando arrangiatore fisso per vari e spesso popolarissimi spettacoli televisivi quali Studio Uno, Senza Rete e altri.
Ricordo che in quel periodo mia madre, Elsa Borsari Bartoli, che era funzionario RAI responsabile dell’ufficio programmi della sede RAI di Bologna, mi segnalava la bravura di questo giovane musicista che continuamente si chiamava per collaborazioni e orchestrazioni con l’orchestra RAI di musica leggera e jazz (allora la RAI oltre alle quattro orchestre sinfoniche e ai tre cori stabili, ne aveva anche una di musica leggera e jazz). Si deve alla lungimiranza del direttore Adone Zecchi e dei suoi successori, primo fra tutti il maestro Giordano Noferini, se fu istituita nel 1971, come corso prima sperimentale poi ordinario, la cattedra di Musica d’Uso e Jazz, dedicata all’approfondimento dei linguaggi sia della musica cosiddetta leggera, sia del jazz e della musica per commenti e sottofondi cinematografici o televisivi. Zecchi, che conosceva la straordinaria bravura del suo ex allievo Ballotta, non esitò a chiamarlo e affidargli questo nuovo indirizzo. Il successo del corso fu immediato e molti studenti s’iscrissero: da questa scuola sono usciti molti giovani musicisti diventati celebri nel loro settore.
Ballotta aveva una grande comunicativa e una forte empatia con i suoi allievi, riuscendo a ottenere ottimi risultati, tanto che ben presto si formò al Conservatorio una Big Band per eseguire le composizioni degli studenti. Realizzava normalmente i suoi arrangiamenti e le sue orchestrazioni a tavolino e, dotato di un orecchio formidabile, gli era sufficiente ascoltare poche volte un brano per riprenderlo e arrangiarlo per qualsiasi organico orchestrale.
Ballotta, nella sua lunga attività creativa, ha lavorato per molti anni con le orchestre della RAI, è stato docente del Conservatorio G. B. Martini, titolare della cattedra di Musica d’uso e ha formato decine di compositori e arrangiatori che, grazie ai suoi insegnamenti, sono divenute figure di grande rilievo nel panorama musicale italiano. Un’esortazione che faceva spesso ai giovani studenti-compositori, allora presi dalla sperimentazione di nuovi linguaggi, era quella di provare a lasciarsi andare e scrivere utilizzando linguaggi musicali spontanei e popolari. Alcuni di loro, seguendo i suoi consigli, hanno poi trovato la loro strada e il lavoro in ambiti musicali diversi dalla musica colta.
Ebbi modo di vedere Ballotta al lavoro, avendogli una volta portato a casa un disco così da trascrivere un tema natalizio. Abitava allora a Bologna, in collina, essendogli stata affittata la casa del custode di una grande villa nobiliare dove poteva avere il silenzio e la tranquillità per il suo lavoro. Viveva con l’adorata moglie Pierina e con un grande gatto siamese bianco tanto bello quanto scostante, che sovente teneva in braccio mentre scriveva. Mi meravigliò molto il suo metodo di lavoro: sedeva in poltrona con un ripiano di legno su cui metteva i fogli di carta da musica e contemporaneamente seguiva in televisione le puntate delle soap opera, allora molto diffuse sulle televisioni commerciali. Mi disse che così intanto si svagava. Molti editori di musica lo utilizzavano per la realizzazione delle “orchestrine” ovvero gli arrangiamenti per i piccoli complessi di musica leggera.
Alcune testimonianze
Il comune di Castiglione de Pepoli, dove il maestro ha vissuto l’ultimo periodo della sua vita, ha organizzato due concerti commemorativi (2015, 2016) dedicati alle sue musiche e diretti dai suoi ex allievi Daniele Furlati, Marco Biscarini, Giancarlo Di Maria, Gian Marco Gualandi, Giorgio Babbini. Una motivazione: Ettore Ballotta è stato un musicista capace di incarnare, a pieno titolo, la figura del compositore/arrangiatore. Effettivamente si tratta di un ruolo fondamentale, anche se spesso trascurato: proprio l’arrangiatore è colui che, per le sue capacità di scrittura, riesce a dare ai brani e alle orchestre chiamate ad eseguirli un carattere, uno stile, un particolare accento. Ettore Ballotta è stato autore di numerosissime canzoni e commenti musicali, sia col suo nome sia con vari pseudonimi. Mi disse una volta, e non credo di tradire una sua confidenza, che si vergognava un po’ per aver scritto con pseudonimo Ballera, un Cha-cha-cha banale e musicalmente volgare, che però aveva avuto un enorme successo ed era spesso eseguito nelle sale da ballo. Fra le sue opere si possono ricordare Neve sulla metropoli, Rumbera, I giullari, Tap 5, Rossini dance, Incontro all'alba, Le cortigiane. Ballotta ha composto anche le musiche di due film per la regia di Giorgio Trentin. Una questione privata (1967) deriva dall'omonimo romanzo di Beppe Fenoglio e racconta una storia drammatica in tempo di guerra: dalle parti di Alba (Piemonte) il partigiano Milton apprende che la fidanzata Fulvia frequenta il partigiano Giorgio, molto sdegnato cerca il rivale, quando lo sa prigioniero cerca di liberarlo, viene braccato e ucciso dai fascisti (nel 2017 i fratelli Taviani hanno girato un film sulla stessa trama con lo spesso titolo). Amiche andiamo alla festa (1973) è una commedia, invece e molto amara: diversi uomini e donne partecipano a incontri di festa, conversano, amoreggiano con disinvoltura e poca lealtà, mentre i primi fanno politica le seconde tramano per fare una rivoluzione che le liberi dalla schiavitù maschile.
Discografia in LP: Dal 500 a ieri passeggiata musicale, Filmer Record; Sacro e Profano; Musica fra le quinte, Funkabolik; Ettore Ballotta and his Orchestra, Jump Records.

Giovanni Bartoli
La musica d'uso e Ballotta
in Jadranka Bentini e Piero Mioli (a cura di)
Maestri di Musica al Martini. I musicisti del Novecento che hanno fatto la storia di Bologna e del suo Conservatorio
Bologna, Conservatorio «Giovan Battista Martini», 2021