Otello Bignami

Otello Bignami (Bologna, 6.VIII.1914 – ivi, 1.XII.1989).
Amor per creare quel che amor crea
Otello Bignami nasce a Bologna il 6 agosto del 1914, da genitori che, di origine contadina come in altri casi di maestri liutai, non hanno alcuna particolare attitudine musicale: dunque l'estro che verrà non sembra appartenere ad alcuna eredità familiare. Ma la sensibilità e la spiccata inclinazione artistica non tardano a manifestarsi. Il lavoro manuale gli è sempre stato compagno fin dall'infanzia poiché, raccontava lui stesso, già da ragazzino lo mandarono a bottega da un falegname, come usava quando ancora circolavano e quindi si riparavano le carrozze di legno. Allora tutti i manufatti di questo materiale venivano lucidati a mano e Bignami ebbe così il suo battesimo d'artigiano, in seguito confermato come mobiliere restauratore abile anche dare il lustro finale ai pianoforti. In questi anni di formazione, caratterizzati da rilevanti esperienze di alto artigianato, avviene l'incontro fatale di Otello con il violino: un amore a prima vista, intenso, travolgente, rivoluzionario. Bignami ha sempre raccontato che da giovane lo studiava e suonava togliendo le ore al sonno, dopo lunghe giornate di lavoro. E quando fu costretto a smettere per motivi di salute, la decisione di voler imparare a costruire lo strumento fu praticamente una necessità. Era appena finita la seconda guerra mondiale e, dopo alcuni tentativi come autodidatta con una buona base di falegnameria, il giovane risolse di chiedere aiuto a Gaetano Pollastri.
Certi contatti con l'antiquariato avevano favorito molto la conoscenza e lo sviluppo delle tecniche e la sua coscienza artistica in genere, per cui nel momento della scelta di consacrarsi alla liuteria la possibilità di collegarsi stilisticamente alla famosa tradizione dei costruttori bolognesi si trasformò in un desiderio imprescindibile. Il Pollastri, artefice esperto e sensibile all'apice della sua carriera, intuì subito le capacità e il talento di Otello, e dunque, dopo avergli passato tecniche e modelli, in breve e senza esitazioni gli diede anche il permesso di firmarsi come allievo suo. La sua attività lavorativa conviveva con il violino già da molti anni, avendolo prima praticato da musicista e poi da volonteroso apprendista costruttore, ma ora era venuto il momento di farne, da liutaio, la professione principale.
Per Otello gli anni '50 furono anni di intenso lavoro, dovendo farsi conoscere nell'ambiente musicale e avendo da mantenere l'intera famiglia con due figli. Per questo scelse di partecipare presto a mostre e competizioni specializzate. I riconoscimenti non tardarono ad arrivare: già nel 1956 l'Accademia Nazionale di S. Cecilia gli conferì il primo premio per una viola presentata al terzo dei Concorsi Nazionali di Liuteria che si tenevano con regolarità a Roma, ma ancor prima, nel 1949, era stato ammesso alla grande Mostra Internazionale di Cremona, in occasione del tricentenario della nascita di Stradivari. Nel 1957, dopo aver conseguito il primo premio all'Esposizione di Liuteria Moderna di Ancona, ottenne anche il riconoscimento internazionale forse più rappresentativo, con un violino, al Concorso Wieniawski di Poznań in Polonia, il più antico nel suo genere in Europa: la medaglia d'oro quale “miglior liutaio d'Italia, culla della liuteria mondiale”.
Inizialmente introdotto nell'ambiente da ben noti professori di violino quali Enrico Campaiola e Sandro Materassi, in seguito vide continuamente crescere la sua fama fino a conquistare molte delle prime parti di orchestre italiane e molti tra i musicisti e i collezionisti stranieri, che arrivarono a possedere un Bignami appena se ne presentò loro l'occasione, inclusi David Ojstrakh e Harold Coletta.
Magico salotto
Otello aveva un'anima artistica che si esprimeva in molte direzioni e chi frequentava casa sua lo sa bene: era piacevolissimo intrattenersi con lui, fra l'altro su molti argomenti, e le ore scorrevano con leggerezza tra le bellissime cose di cui amava circondarsi. Il suo piccolo laboratorio all'ultimo piano di via Guerrazzi 10 era meta di incontri per molti strumentisti come per artisti e intellettuali. Desidero riportare qui una bella testimonianza che ne diede il nostro illustre Eugenio Riccomini, storico dell'arte ben noto a Bologna e fuori:
«Ci capitai, da Otello Bignami, perché m'aveva chiesto di vedere un dipinto settecentesco che, secondo lui, avrei potuto decifrare: era, se ben ricordo, qualcosa di Ubaldo Gandolfi. E poteva anche finire lì. Ma per chi l'ha conosciuto, è facile capire che no: che un solo incontro, con lui, non bastava; e che in quelle stanze un po' misteriose m'avrebbe attirato, come una calamita. Le stanze, intanto: sempre un po' oscure, piene di mobili vecchi o anche antichi, con quadri un po' ovunque, antichi e moderni; e parecchi, come mi disse solo in seguito, con pudore e abbassando la voce, fatti da lui: corolle di fiori, ricordo, in toni pallidi e squisiti, assai bene accordati, lievi. Mi conduceva, dopo un percorso a ghirigoro, al suo laboratorio. Lì, ecco, mi trovavo perfino a mio agio. Ero incuriosito, certo, da quelle tavole sottili, incurvate, tenute ferme da morsetti, da cavicchi; da quei riccioli intagliati di gusto barocchetto, come di cornice per un Carlone, per un De Mura; e dai barattoli di vernici traslucide, come di miele ora di un bruno scuro, ora come d'oro antico. Ero però a mio agio: perché quello strano luogo mi pareva simile a quelli che di solito frequentavo. Era, cioè, una sorta di isola del piacere antico, quello che nessuna scuola insegna, che s'apprende piano piano, negli anni, da un solo maestro, vedendolo lavorare, senza che quasi mai ti parli; e senza libri. Sentivo che lì approdava una conoscenza non scritta, priva di teorie, che giungeva da epoche lontane; così lontane da non trovar paragone con le tecniche tutte immacolate, asettiche della scienza d'oggi».
Tra i suoi interlocutori, nella dimora così particolare che si era ritagliato nel cuore della vecchia Bologna, vi fu ovviamente, oltre a violinisti del calibro per esempio di Aldo Ferraresi e ad amatori di tutte le arti, anche un bel numero di allievi. Molti hanno sostenuto che le ore passate in quell'ambiente magico e per così dire fuori dal tempo erano tra le più liete e istruttive che potessero mai ricordare. E così si capisce quanto la liuteria, nei suoi aspetti anche sociali, sia dotata di sfaccettature, di elementi che sembrano fatti apposta per adattarsi al tessuto musicale nella sua molteplicità.
Otello non disdegnò mai di insegnare e provvide abbastanza presto a tramandare ai posteri la sua esperienza. Permise ad alcuni giovani di avvicinarsi a lui già negli anni '60-70, ma nei primissimi anni '80 la Confederazione Nazionale dell'Artigianato, tramite l'organizzazione dell'ECIPA (Ente Confederale di Istruzione Professionale per l'Artigianato e le Piccole Imprese), gli permise di creare un vero e proprio corso unico della durata di quattro anni per l'insegnamento della liuteria bolognese, dopo che la città di Bagnacavallo gli aveva conferito il Violino d'Oro nel 1976 come primo premio assoluto alla Biennale di Liuteria.
La consapevolezza del fatto che Bologna aveva una tradizione antica e prestigiosa nel campo della costruzione di strumenti di qualità e la certezza che erano passati troppi anni dai tentativi di Giuseppe Fiorini e Luigi Mozzani per tramandare ufficialmente l'arte alle giovani generazioni, portarono Bignami a rendersi disponibile a un'operazione che gli fu proposta, dopo anni che se ne parlava, tra il 1979 ed il 1984. Così ai primi sette allievi privati istruiti in casa fino a quella data se ne aggiunsero altri diciassette, che si diplomarono regolarmente nel 1984 nella struttura specifica dell'ECIPAR, più un ultimo che svolse l'apprendistato ancora in casa prima del 1989. Date le indubbie qualità di Otello anche come insegnante, questo esperimento didattico ebbe molto successo e fu descritto come un'esperienza unica anche sotto il profilo umano. Oggi un certo numero di questi allievi svolge ancora la professione in diverse città. Qui l'elenco completo, in ordine di apprendistato: Pietro Trimboli, Paolo Ansaloni, Curzio Rossi, Franco Samoggia, Roberto Regazzi, Luigi Laterrenia, Paola Malaguti, Antonello Adamo, Barbara Meyer, Luca Mazzetti, Gianni Orsini, Antonello Gamberini, Vincenzo Barile, Alvise Cristinelli, Daniele Canu, Alessandro Urso, Bruno Stefanini, Raffaello Stefanini, Felicia Pansini, Sergio Gregorat, Giuseppe Gugole, Giovanna Benzi, Federico, Lippi Bruni, Ezia di Labio, Maurizio Spignoli. Otello Bignami si spense improvvisamente il primo dicembre del 1989. La famiglia volle fare un regalo alla città passando il suo laboratorio al Museo internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna, che lo ospitano tuttora fedelmente ricostruito e lo mettono a disposizione dell'ampio pubblico interessato. Infine, non unico tra gli istituti musicali italiani e stranieri, del grande Bignami il Conservatorio “Martini” di Bologna possiede un violino del 1964, un violoncello del 1964, un violino del 1969.
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Roberto Regazzi
A scuola da Otello
in Jadranka Bentini e Piero Mioli (a cura di)
Maestri di Musica al Martini. I musicisti del Novecento che hanno fatto la storia di Bologna e del suo Conservatorio
Bologna, Conservatorio «Giovan Battista Martini», 2021