Adone Zecchi

Adone Zecchi (Bologna, 23.VII.1904 - ivi, 20.XII.1995)
Homo choralis
Adone Zecchi (Bologna, 23 luglio 1904 - 20 dicembre 1995) è musicista bolognese per nascita, formazione e sviluppo di cursus accademico e per larga parte d'attività artistica e didattica. Il padre Luigi era ferroviere e militante socialista e la madre Teresa di provenienza romagnola (Bertinoro). Adone conseguì il diploma di violino nel 1922 presso l’Accademia Filarmonica di Bologna; quindi studiò composizione, dal 1921 al 1926, con Franco Alfano, Guglielmo Mattioli e Cesare Nordio presso il Liceo musicale di Bologna. Anche la collaborazione con Pietro Mascagni incise profondamente nel suo percorso artistico. Per chiara fama fu nominato titolare di Musica Corale e Direzione di coro quando la cattedra fu istituita, nel 1942, lo stesso anno in cui il Liceo musicale comunale diventò Conservatorio statale “Giovan Battista Martini”. Nel 1962 divenne titolare per concorso della cattedra di Composizione nel medesimo Conservatorio, di cui fu direttore reggente dal 1964 al 1967, successivamente direttore titolare fino al 1974. Con la sua direzione furono istituite cattedre per insegnamenti allora non tradizionali, come Clavicembalo, Chitarra, Strumenti a percussione, Direzione d’orchestra, Saxofono (cronologicamente la seconda cattedra istituzionalizzata in Italia); e con grande acume didattico ebbe luogo l’allargamento del Conservatorio nella sezione staccata dell’Istituto per non vedenti “Cavazza” di Bologna. In questo periodo, inoltre, Zecchi promosse un’attività di collaborazione coll’Ente autonomo del Teatro Comunale di Bologna, radicando così lo sviluppo didattico dell’insegnamento della Direzione d’orchestra e i suoi legami musicali con la città.
Iniziata l’attività come direttore d’orchestra, in ambito sia lirico che sinfonico, fondò nel 1930 l’Orchestra Bolognese da Camera, con la quale si impegnò nel repertorio del sinfonismo classico moderno, iniziando nel contempo una brillante attività di compositore, di direttore di coro e di musicografo. La sua produzione compositiva abbraccia vari ambiti: musica orchestrale, musica corale, musica per strumento solo, musica da camera, musiche di scena e musiche per trasmissioni radiofoniche e televisive, liriche con pianoforte.
Dal 1926 sino al 1954 fu chiamato periodicamente a dirigere la Società Corale “Euridice”. Quest’attività, non sempre segnalata dalle fonti bibliografiche ma presente nella documentazione del coro e nella voce biografica dell’enciclopedia DEUMM, ebbe una notevole ripercussione e rilevanza in ambito italiano e internazionale. Ne riportiamo due esempi. Il primo riguarda il Requiem per coro e orchestra composto da Zecchi nel 1945 e diretto in prima esecuzione da Gianandrea Gavazzeni con l’orchestra del Comunale in una manifestazione nel 1946 realizzata grazie a un’iniziativa popolare a favore del teatro. La Corale “Euridice”, che oltre a essere l’interprete corale gestiva la manifestazione, devolse l’incasso a favore della “ripresa” dell’attività del teatro. Dal carteggio intercorso fra teatro e coro si evince tutta l’importanza di questo gesto di solidarietà avvenuto fra una struttura amatoriale e una professionale. La lettera del 4 maggio 1946 della direzione artistica del teatro e firmata da Riccardo Nielsen e Giuseppe Piccioli testimonia la soddisfazione per il risultato di questa significativa azione nella vita culturale bolognese. Il secondo esempio che vorrei citare fra gli ultimi impegni di Zecchi alla guida dell’“Euridice” è una testimonianza giornalistica della sua partecipazione nel 1953 e 1954 all’importante concorso corale internazionale di stampo orfeonico a Llangollen nel Galles. Il celebre attore dialettale bolognese Arrigo Lucchini in un articolo del «Giornale d’Italia» del 29-30 maggio 1972 così commentò:
«Fra le innumerevoli manifestazioni a cui prese parte, ricorderò quella del 1953 al Festival Internazionale di Llangollen, nel Galles, in rappresentanza ufficiale dell’Italia, alla presenza della regina Elisabetta e del principe di Edimburgo. Parteciparono al Festival ben 60 complessi e 22 nazioni: e l’“Euridice” ottiene il 4° posto assoluto, con una lusinghiera motivazione da parte della Giuria. Scrisse in proposito il «Times» [che] “il coro italiano ebbe la più vasta risonanza di espressione, una gradazione di tono elegantemente giudicata ed estrema chiarezza di testo”. Concorse anche l’anno successivo, sia pure con minor fortuna nella classifica: tuttavia fu sempre l’“Euridice”, fra tutti i complessi, quella prescelta da una casa cinematografica inglese per partecipare a un film. I coristi bolognesi cantarono nel parco prospiciente la meravigliosa “Home of the Ladies”: e fu un’esecuzione stupenda, da cui la BBC trasse alcuni dischi. Erano ottanta, fra uomini e donne, diretti, con la riconosciuta nobiltà artistica, dal M.o Adone Zecchi».
La sua inesauribile attività direttoriale lo portò a fondare e guidare altri due gruppi corali bolognesi: il primo è il Gruppo Madrigalistico Femminile “G. B. Martini” da lui fondato nel 1947 con cui svolse una vivace attività concertistica in Italia con esiti anche discografici, e all’estero; il secondo è la Tavolata Polifonica Bolognese che diresse dal 1974 al 1982.
Fra gli incarichi più importanti va ricordata l'attività come Segretario nazionale della SIMC (Società Italiana musica contemporanea) dal 1956 al 1959. Zecchi è stato presidente o membro di varie giurie di concorsi nazionali e internazionali di pianoforte (La Spezia, Osimo, Treviso, Senigallia), di Canto Corale (Vittorio Veneto, Adria, Padova, Arezzo), e di Canto Lirico al Concorso Sperimentale “A. Belli” di Spoleto nel 1975. Tra le numerose testimonianze dei rapporti intrattenuti con musicisti suoi contemporanei, interessante e quasi sconosciuto è un autografo destinato a Toscanini nella partitura dei Due preludi per orchestra del 1934, rinvenibile presso Libreria Musicale Gallini, Milano (Catalogo n. 28, Inverno 2004). Molteplici, infine, sono stati i riconoscimenti d'ambito nazionale e internazionale: in particolare si segnalano l'elezione a membro della Royal Academy of Music, nel 1959 la nomina di accademico onorario della Filarmonica di Bologna, la medaglia d'oro quale benemerito della Scuola, della Cultura e dell'Arte conferita dal Presidente della Repubblica nel 1963 e l'Honorable Mention “California Arpist Association” (per il Divertimento per flauto, arpa e archi).
Fu anche grazie al costante impegno nel mondo corale in Italia e all’estero che Adone Zecchi ottenne un unanime consenso artistico: è ampiamente riconosciuto che la sua poliedrica personalità musicale abbia espresso nell’ambito della musica corale qualità compositive e competenze didattiche che hanno accompagnato in maniera tangibile un passaggio fondamentale e critico della coralità italiana nella prima parte del '900. Tra la rilevante e qualitativamente elevata produzione compositiva quella corale si affianca e si inserisce con grande efficacia in un milieu culturale giunto al culmine di un processo di recupero e valorizzazione della tradizione di forme e di stile ispirati alla composizione contrappuntistica classica. È un percorso che accomuna Zecchi a molti altri compositori italiani, alcuni dei quali come Ghedini, Castelnuovo-Tedesco, Malipiero, sopra tutti Casella e Petrassi si sporgeranno verso nuovi orizzonti fra cui la serialità, da cui si dipaneranno importanti esiti nella seconda metà del secolo.
Tito Gotti, nel saggio Adone Zecchi, cinque anni di direzione pubblicato dall'Annuario, 1965-70 del Conservatorio, al riguardo chiarifica la poetica compositiva di Zecchi in maniera precisa ed esaustiva:
«nell’accingersi all’opera sono in lui istintivi, fino al limite dell’artificio dialettico, il rifiuto dei dati precostituiti e la ricerca della partenza da zero. Ed ecco, ad esempio, lo si è visto in una fase della sua storia di compositore, coniarsi l’attributo di “liberal-dodecafonico” quando, nel servirsi di quella grammatica, era terrorizzato dall’idea che essa gli aderisse come un’etichetta piuttosto che come lo spontaneo indirizzarsi di una urgenza espressiva».
La presenza in varie biblioteche italiane, di Bologna e della provincia, della sua opera compositiva e divulgativa testimonia ancora oggi il successo della sua attività concertistica e didattica. Oltre che direttore di coro, compositore, didatta e organizzatore di eventi musicali, infatti, Zecchi fu pubblicista impegnato con caparbietà nella definizione del ruolo del coro nella didattica e nella pedagogia, divenendo alfiere dell'introduzione dell’Educazione Musicale nella scuola dell’obbligo e della diffusione del canto corale sul territorio nazionale. Fu presidente del Gruppo Nazionale Insegnanti di Educazione Musicale e delle Società Corali Italiane (USCI-ENAL) dal 1968 al 1978, elaborando molte pubblicazioni musicologiche, prefazioni a libri didattici e docenze in seminari di aggiornamento. L’aspetto didattico si sviluppò oltre che nell'insegnamento accademici anche nell’annuale attività del Corso Nazionale di Aggiornamento di Musica Corale e Direzione di Coro, autorizzato dal Ministero della Pubblica Istruzione, a Marina di Ravenna, di cui dal 1975 è stato direttore artistico e docente.
Cantica
Per approfondire l’arte compositiva corale di Zecchi prendo spunto da quattro opere conservate nell’archivio musicale dell'“Euridice”, che sono importanti tracce dell’attività svolta con quel coro. L’ordine cronologico testimonia un interessante cambiamento nella concezione timbrica e sociale della coralità dalla struttura orfeonica a quella più moderna della seconda parte del '900. Son le nevi il quinto elemento è una composizione polifonica a 4 voci maschili pubblicata a Bologna nel 1938 che musica 23 versi (297-319) del famoso ditirambo di Francesco Redi Bacco in Toscana, uno scherzo anacreontico in cui si immagina Bacco fare un diffuso elogio del vino e in particolare di quello toscano:
«Son le nevi il quinto elemento, / che compongono il vero bevere: / ben è folle chi spera ricevere / senza nevi nel bere un contento: / venga pur da Vallombrosa / neve a iosa. / Venga pur da ogni bicocca / neve in chiocca; / E voi, Satiri, lasciate / tante frottole e tanti riboboli, / e del ghiaccio mi portate / dalla grotta del monte di Boboli. / Con alti picchi / de’ mazzapicchi / dirompetelo, / sgretolatelo, / Infragnetelo, / stritolatelo, / finché tutto si possa risolvere / in minuta freddissima polvere, / che mi renda il ber più fresco / per rinfresco del palato, / or ch’io son morto assetato».
L’andamento formale di carattere rondaico, l’alternanza di fasi imitative e omoritmiche e la varietà tonale della composizione ben rappresentano l’aspetto ironico e godereccio di una festa dionisiaca. Nella successiva edizione del 1982, che prende il titolo dal penultimo verso musicato (318), Per il rinfresco del palato, avviene il passaggio dalla versione maschile a quella per coro misto con un adattamento timbrico che segna l’allontanamento dalla vocalità maschile tipica dello stile orfeonico del primo '900 e indica la definitiva maturazione della presenza femminile all’attività corale. Interessante è la dedica autografa nella pagina interna di copertina: “Bologna 15.6.38.XVI A la Corale ‘Euridice’ prima magnifica esecutrice di questo mio coro con tutto l’affetto di Maestro e d’amico. Adone Zecchi”.
D’Ottobre per coro a 4 voci maschili, testo di Folgóre da S. Gimignano, Bologna, Bongiovanni, 1941, partitura e parti. Il testo conferma la predilezione per l’intrattenimento musicale colto che, accanto alla più elevata letteratura stilnovistica dell’amor cortese, porta l'autore a musicare testi rappresentativi di un repertorio con soggetto meno nobile come il divertimento, il vino ed il cibo (curiosamente in questo sonetto si preferisce l’arrosto di carne al pesce). Il testo è tratto dai dugenteschi Sonetti dei mesi:
«Di ottobre nel contà, c’ha buono stallo, / e’ pregovi, figliuoi, che voi n’andate; / traetevi buon tempo ed uccellate, / come vi piace, a piè ed a cavallo. / La sera per la sala andate a ballo, / e bevete del mosto e inebriate, / ché non ci ha miglior vita, in veritate: / e questo è vero, com’è ’l fiorin giallo. / E poscia vi levate la mattina, / e lavatevi ’l viso con le mani; / lo rosto e ’l vino è buona medicina. / A le guagnèle, starete più sani, / ca pesce in lag’ o fiume o in marina, / avendo meglior vita di cristiani!»
La dedica a stampa sul frontespizio riporta al contesto storico della pubblicazione: Al Dopolavoro Corale Euridice di Bologna, denominazione che indentifica la tipologia sociale e l’appartenenza a una specifica organizzazione del tempo libero con cui era stata ribattezzata la “Società corale” nel periodo fascista. Del Requiem per coro a 4 voci maschili e orchestra composto nel 1945, a testimonianza dell’attività di studio e concertistica come precedentemente ricordato, nell’archivio sono conservate le singole parti manoscritte dell’Introito, che in qualche caso recano il nome del cantore in calce a matita.
Donne ch’avete intelletto d’amore data al 1981 ed è a 4 voci miste: l'assetto delle voci conferma l’adeguamento timbrico della vocalità avvenuta nella seconda parte del '900. Nell’archivio dell’“Euridice” esistono le singole parti manoscritte. Il testo musicato comprende i primi otto versi della canzone Donne ch’avete intelletto d’amore, dalla Vita nuova (XIX):
«Donne ch’avete intelletto d’amore, / i’ vo' con voi de la mia donna dire, / non perch’io creda sua laude finire, / ma ragionar per isfogar la mente. / Io dico che pensando il suo valore, / Amor sì dolce mi si fa sentire, / che s’io allora non perdessi ardire, / farei parlando innamorar la gente».
Questi versi sono il punto critico e decisivo dell’opera considerata il manifesto dantesco della poesia stilnovistica; e Zecchi, scegliendo questo tratto della canzone, indica l’ideale del mondo poetico su cui costruisce la sua estetica compositiva nell'ambito della musica vocale. E si inserisce perfettamente nella tendenza musicale italiana ed europea verso la riscoperta delle antiche forme della musica vocale a cappella, o meglio conferma l’esistenza di tale filone nella musica orfeonica a cavallo del '900 apportando un notevole contributo al passaggio dal coro amatoriale lirico-orfeonico a coro polifonico.
La propensione del compositore verso lo stile polifonico classico di tipo sia madrigalistico sia canzonettistico attraverso l’efficace adesione al testo avviene secondo gli stilemi tipici dell’arte contrappuntistica: si tratta di un esempio illuminante di come per gli autori del '900 l’ascendenza alla cultura medievale e rinascimentale fosse una fonte da cui attingere pienamente (pur con esiti differenti per ciascun compositore). Non è un caso che Il direttore di Coro di Zecchi, nel ricco repertorio consigliato ai direttori di coro, indichi per esempio le tre composizioni giovanili di Bruno Bettinelli: le Tre espressioni madrigalistiche del 1939, i cui testi di Boiardo, Giustinian e Guidiccioni si sommano ad altre composizioni di autori italiani ed europei confermando questa tendenza alla riscoperta della musica antica. Fra gli autorevoli compositori contemporanei presenti nella didattica di Zecchi, alcuni dei quali appartenenti alla generazione dell'Ottanta, ritroviamo Pizzetti (Requiem), Dallapiccola (Sei Cori di Michelangelo Buonarroti il giovane), Ghedini (Nove Responsori), Hindemith (Six Chansons), Poulenc (Sept Chansons e Quatre motets pour un temps de pénitence), Kodály (Quattro madrigali italiani) e Maderna.
La diffusione di queste musiche nasce in parte anche dalla disponibilità del mercato librario: l’esistenza di uno stretto legame di alcuni compositori bolognesi fra cui Zecchi e l’editore Bongiovanni ha dato notevole impulso alla divulgazione musicale a Bologna e in Italia, trasformando la casa editrice in un fondamentale punto di riferimento per quei compositori, didatti e studenti. Inoltre l’azione divulgatrice delle nuove composizioni trovò, in quella prima parte del '900, un valido sostegno nella consistenza artistica della coralità italiana, col risultato della sempre maggior diffusione di un repertorio diverso dal repertorio lirico grazie a un'operazione di reintegro e di reinterpretazione dello stile polifonico. Un’ultima osservazione illumina sulla qualità del rapporto tra Zecchi e il coro: le dediche del Requiem e del ditirambo dal Bacco in Toscana al coro “Euridice” sono un’espressione di riconoscenza che non appare di circostanza ma indica un sincero moto affettuoso rivelatorio di un carattere.
Musices praeceptor
Zecchi concretizzò il suo pensiero sull’attività corale soprattutto nell’aspetto della direzione in un libro già citato libro, Il direttore di coro. Questo manuale agile e stringato, per moltissimo tempo rimasto uno dei pochi ad affrontare le problematiche e l’essenza stessa del coro, rappresenta una fondamentale sintesi didattica che interpreta e fotografa in maniera molto interessante il modo di far coro, la formazione del direttore e il repertorio corale concertistico per una buona parte del '900. I ragionamenti didattici e formativi sono largamente dedicati alla coralità professionale del teatro lirico. Il manuale è diviso in due parti: la parte teorica affronta in maniera essenziale argomenti di tecnica corale come l’apparato vocale, la respirazione, la voce, la fonetica e l’intonazione e sui apre a una digressione su alcuni aspetti psicologici messi in movimento nell’attività corale dal coro e dal direttore; la parte pratica riguarda gli aspetti più esplicitamente direttoriali come l’interpretazione, la sua formazione, la partitura, il gesto, il passaggio dalla prova all’esecuzione. Chiude un interessante capitoletto dedicato al repertorio e ai programmi concertistici che testimonia la ricchezza del repertorio novecentesco disponibile per l’esecuzione corale. Zecchi consolida così, e con molta lucidità, la visione professionale del coro lirico e polifonico che per molto tempo ancora costituirà la tendenza nella didattica delle scuole professionalizzanti come il Conservatorio e ne segnerà il confine. La descrizione, in modo apparentemente asettico, del mondo corale attraverso i suoi scritti e i suoi manuali riflette in realtà alcuni tratti della sua personalità: uomo austero e quasi burbero ma nel contempo comprensivo, intransigente ma di ampie vedute, egli coniugava la severità del carattere e del ruolo con la prontezza della battuta di spirito, arguta e sagace, e con la propensione all'umana curiosità verso gli altri.
Nei confronti dell’altra grande parte della coralità, numericamente maggiore e costituita dai cori amatoriali (che ben conosceva essendo stato per lungo tempo presidente della USCI-ENAL), Zecchi si pose come un anello di passaggio, cercando di indicare nella struttura professionale il punto assoluto di riferimento. In realtà il mondo corale si stava avviando verso una complessità di forme strutturali associative e di percorsi tecnico-artistici molto diversificati e di vario contenuto sociale. Fondamentale fu lo sviluppo dei gruppi interessati al repertorio di elaborazioni corali che si stava formando nell’ambito della musica popolare di stretta derivazione dalla ricerca etnomusicologica: questo filone sarà uno dei più importanti percorsi nel rinnovo repertoriale della coralità amatoriale italiana. Zecchi fu piuttosto propenso al canto popolare d’autore rappresentato in Romagna dal repertorio delle “cante”, di cui lasciò documentazione discografica con La Fasulera e La piê di Francesco Balilla Pratella su testo di Aldo Spallicci e La Boara di Enzo Masetti. La predilizione per questo repertorio, probabilmente conseguenza dell’affinità con la cultura popolare della madre, si trasforma in un’urgenza didattica che ne spiega la massiccia presenza nei suoi manuali per la scuola.
Vorrei concludere questo saggio con alcuni ricordi. Il primo di carattere personale è un curioso episodio che risale al 1976: subito dopo la conclusione di uno dei miei primi concerti con il coro “Euridice” per la stagione “Conoscere la Musica” organizzata da Mario Pellegrini per il Comune di Bologna in Sala Bossi, il M.o Zecchi mi volle incontrare ed esprimendo la sua opinione dichiarò, sempre col suo fare deciso, ma cordiale e competente, che il mio modo di procedere nella ricerca interpretativa e stilistica, nell’apertura verso nuovi repertori corali anche poco conosciuti e novità nella ricerca della sonorità corale, costituiva atteggiamenti e scelte molto diverse da quelli finora più diffusi, e raccoglievano novità destinate ad avere una prospettiva apprezzabile ed efficace. Chiuse, con mia piacevole sorpresa, nel definirmi un suo nipote musicale (essendomi diplomato con Tito Gotti a sua volta discepolo di Zecchi) un po’... “alternativo”. Il secondo ricordo è un concerto svoltosi il 22 febbraio 1997 nella Sala “Mozart” dell’Accademia Filarmonica, intitolato Omaggio ad Adone Zecchi per ricordare la figura e l’opera compositiva del musicista scomparso due anni prima e interamente dedicato a sue composizioni. Ne uscì un quadro esaustivo dello spessore estetico della sua musica da camera, grazie a esecutori tutti molto legati a lui. Eccone il programma, affidato alla Camerata Polifonica “G. B. Martini” diretta da Bruno Zagni:
«Engagement, per clarinetto e pianoforte (Italo Capicchioni cl., Ernestina Argelli pf.); Cinque istantanee per pianoforte (Raffaella Zagni pf.); Novanta battute e Divertimento per flauto e pianoforte (Giorgio Zagnoni fl. e R. Zagni pf.), Tre brevi preghiere (3 vv. femm.), Trenodia per la morte di Anita Garibaldi (coro misto, soprano Joelle El Zeenni, campana); Donne ch’avete intelletto d’amore (madrigale a 4 vv. miste); Era già l’ora che volge il disio (madrigale a 5 vv. miste); Per rinfresco del palato (ditirambo a 4 vv. miste)».
A testimonianza di una intima immagine della vita familiare di Zecchi vorrei sintetizzare una gradevole e assai preziosa conversazione le figlie Adonella e Lina, che ringrazio per la loro disponibilità. Frugando nei loro ricordi d’infanzia, esse affermano che oltre che un padre affettuoso Adone fosse un divertente e scherzoso affabulatore che chiedeva alle figlie di cimentarsi nell'invenzione di fiabe, in un reciproco scambio creativo. Lina inoltre ricorda che una delle composizioni a cui Zecchi era particolarmente legato era il Divertimento per flauto, arpa e archi, probabilmente simbolo di quella corrente musicale di ascendenza francese che ebbe notevole influenza nei musicisti italiani di quel periodo.
Opera omnia
Nel vastissimo catalogo di Zecchi non può non spiccare la musica corale, a cappella per voci adulte, a cappella per voci bianche, con orchestra: da questa conviene prendere le mosse. A seguire la musica per orchestra, da camera, da scena e altro; per finire il catalogo i manuali e gli scritti (legenda: MR sta per Milano, Ricordi; BB per Bologna, Bongiovanni; AB per Ancona Bèrben). A cappella: Ditirambo dal Bacco in Toscana di F. Redi a 4 vv. masch., BB, 1938 (rist. come Per il rinfresco del palato a 4 vv. miste in Musica corale moderna, a cura di D. Cieri, Roma, Pro Musica Studium, 1982; D’Ottobre di Folgóre da S. Giminiano a 4 vv. masch., BB, 1941; Due cori per voci masch. (Filastrocca, La morte di Anita) dal commento musicale al radioracconto La trafila romagnola di M. Dursi, BB, 1956; Trittico, BB, 1965 (1ª ed. 1941, perduta); Io non amo a 3 vv. pari, in Antologia corale n. 2, MR, 1972; Tristezza di Anacreonte a 3 vv. pari, in Antologia corale n. 1, MR, 1973; Convito a 3 vv. pari, in Antologia corale n. 3, MR, 1973; Tre brevi preghiere a 3 vv. femm. (Domine Deus, Ora pro nobis, Requiem aeternam) o voci bianche, Roma, Pro Musica Studium, 1975; La nonna a 3 vv. femm., BB, 1976; Io non amo, Tristezza, Convito, trascr. dell’autore a 6 vv., MR, 1977; Donne ch’avete intelletto d’amore di Dante, madrigale a 4 vv., in «La cartellina», Milano, Suvini Zerboni, 1981; Trenodia per la morte di Anita Garibaldi per coro femm., BB, 1983 (anche per coro misto, s. e campana); Era già l’ora che volge il disio di Dante, madrigale a 5 vv., Roma, Pro Musica Studium, 1984; Vocalizzo a 4 vv., BB, 1983. Per voci bianche: Omaggio a Giovanni Federzoni di G. Lipparini, coro di bimbi per canto e pf., Bologna, Pizzi (Carisch), 1928; Canti natalizi italiani, Canti natalizi di altri paesi, Canti della vecchia America, Canti popolari emiliani e romagnoli (tutti con R. Allorto), raccolta di facili canti con accompagnamento di strumenti a percussione per le scuole elementari e medie, MR, 1965, 1965, 1966, 1967; La nonna, lirica corale, vers. ms. per il VII concorso nazionale per cori di voci bianche indetto dalla Società Corale “Guido Monaco” di Prato, 1977. Per coro e orchestra: Requiem per coro masch., BB, 1945 (fuori catalogo, parti ms. presso l'Archivio del Coro “Euridice”); Il Mulino del Po, suite per s. e t. e coro, BB, 1962.
Per orchestra diversa e altro: Valzer in guanti bianchi per piccola orch., Bologna, Pizzi-Venturi, 1929: Idillio villereccio: Intermezzo per piccola orch., Milano, Carisch, 1930; Divertimento per fl. arpa e archi, BB, 1933; Due Preludi (Preludio drammatico, Preludio giocoso), BB, 1934, nuova vers., 1954; Toccata, ricercare e finale, BB, 1942, nuova vers. come Toccata e Ricercare, 1955; Due Invenzioni, BB, 1948-1952; Musiche per Il Mulino del Po, BB, 1963; Caleidofonia per vl. e pf. concertanti, BB, 1964; Trattenimento musicale per archi a 11 parti, BB, 1970, Da camera varia: Arpège e Giovin Pastore per canto e pf., ms. (New York, Metropolitan, 1928, s. L. Pons); Vagito di G. Pascoli per canto e pf., Bologna, Pizzi, 1928; Pazzi e pupazzi, divertimento per vl. e pf., BB, 1931; Divertimento per fl. e arpa, BB, 1933 (per fl. e pf., trascr. dell'autore, BB, 1933; Sonata per vl. e pf., Milano, Carisch, 1934-1936 (premio alla Rassegna nazionale di Musica contemporanea); Tre canti religiosi per canto e pf., BB, 1936-37; Giovedì grasso, bizarria per arpa, BB, 1939; Trio per vl. vc. e pf., BB, 1939; La bella addormentata, 3 piccoli pezzi facili per pf. a 4 mani, BB, 1949; Musiche per un balletto immaginario, suite per arpa (Danza solistica, Passo a due, Valzer in tutù, Danza generale), BB, 1954; Quatuor du temps perdu per vl. vla vc. e pf., BB, 1960; Trittico per arpa, BB, 1963; Andante, trascr. per org. elettrico o classico dalla II sonata per violino di J.S. Bach, AB, 1973; Bicinium per 2 fl., in Composizioni per 2 fl. di autori contemporanei, AB, 1973; Novanta battute per fl. e pf., AB, 1974; Cinque istantanee per pf. (L’annoiato, Le boulevardier, Il petulante, Il tardo romantico, Doctor musicus), AB, 1980; Engagement per clar. in Si bem e pf., AB, 1982; Deux morceaux per clav. o pf., BB, 1983; Two pieces per fl. dolce e clav, BB, 1983; Recitativi ed arie per sax c. in Mi bem. e pf., College Music, 1986; Due composizioni per arpa diatonica (Trittico e Soirée), s. a.: Clavigavott per clav., s. a.; Riflessi d’ambra per archi, arpa, fl. vibrafono per scene mitologiche, s. a.
Musica di scena: Il barbiere di Siviglia di A. Caron de Beaumarchais, 1949; La bella addormentata di M. Dursi, 1949; Barberina di A. De Musset, 1950. Per testi radiofonici di M. Dursi: Canzoni ed affanni del padre di Bertoldo, RAI, 1954; Il Passator Cortese, RAI, 1955; La trafila romagnola, RAI, 1956; Cappuccetto, l'orco e le maschere, RAI, 1958. Per sceneggiati televisivi con la regia di S. Bolchi: Ruy Blas di V. Hugo, TV, 1959; Il Mulino del Po di R. Bacchelli, TV, 1963.
Adone Zecchi ha pubblicato i seguenti manuali: Educazione musicale, per la scuola media statale, vol. I, MR, 1962-1963; Il direttore di coro: teoria e pratica, MR, 1965, 1968², 1982³; Il coro nella storia, pref. di C. Cammarota, BB, 1960, 1982²; Il mondo della musica, testo di educazione musicale per la scuola media, MR, 1969 (con R. Allorto); Dall’alfa all’omega, Bologna, Tamari, 1969. E i seguenti saggi: Collana di saggi verdiani, BB, 1952, 1959²; Scuola, educazione, musica, in «Musica d’oggi», 1959, n. 9; Il coro nel Ballo in maschera, in «Bollettino quadrimestrale dell’Istituto di Studi verdiani», Parma, 1960, vol. 3; Cori e corifei nel Rigoletto, in «Bollettino» cit., 1966-69, vol. 3; Il coro nella Forza del destino, in «Bollettino» cit., 1962; La musica nelle scuole, in Ettore Desderi nel suo 70° compleanno, Bologna, Conservatorio “G. B. Martini”, 1963. Infine la pref. a Tito Gotti, Guida all’analisi della polifonia vocale, BB, 1962.
Fra i dischi, non tutti facilmente documentati: Villotte e Chansons del secolo XVI, Tavolata Polifonica Bolognese (Anna Bonora, Emma Dolza, Marina Marchese, Adonella Zecchi, Elena Buffi, Franca Fiori, Alessandro Vannini, Bruno Zagni, Franco Sebastiani, Enrico Volontieri), LP (musiche di Azzaiolo, Jannequin, Passerau, Lasso, Sermisy, Costeley); Villotte e Chansons dal XVI al XX secolo, Tavolata Polifonica Bolognese, CD, 1998 (musiche di Azzaiolo, Lasso, Passerau, Sermisy, Jannequin, Debussy, Poulenc, Ravel, Banchieri); Emilia Romagna, Sadea, a cura di Roberto Leydi e con commenti di Giuseppe Vecchi, LP (musiche di Azzaiolo, Vecchi, Pratella, Banchieri, Masetti). Cfr. inoltre Storia della musica italiana, RCA, LP, 1962; G. Gagliano, Musiche di autori contemporanei, Edimerc, 1971; Polifonia profana, Gruppo madrigalistico femminile bolognese “G. B. Martini”.
Infine, alcuni ragguagli bibliografici: Elenchi degli alunni inscritti alle scuole del Liceo musicale dall'anno 1804 all’anno 1903 raccolti ed ordinati da Federico Vellani, database comprendente integrazioni fino al 1950 al Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna; Massimo Mila, Due Invenzioni per orchestra, in «La rassegna musicale», 1953, n. 1; Tito Gotti, Adone Zecchi, 5 anni di direzione, in Annuario 1965-70 e Adone Zecchi, 10 anni di direzione, in Profili di un decennio, 1964-74, Bologna, Conservatorio “G. B. Martini”, 1971 e 1974; Giorgio Piombini, L’Archivio storico della Società Corale Euridice, in «FarCoro», AERCO, 1997, nn. 1-2. Numerosi i testi scritti o curati da Pier Paolo Scattolin: Euridice, cento anni di coralità a Bologna, Bologna, Tamari, 1982; Euridice in…canto secolare, Bologna, Coro “Euridice”, 2002; Un coro, tante vite attraverso tre secoli. I 140 anni del coro Euridice di Bologna, Padova, 2001 (specie Tracce di polifonia dotta e coralità popolare: alcuni esempi del repertorio corale tra Ottocento e Novecento); Un secolo di canto popolare, Choraliter, FENIARCO, 2007, n. 33.
Alcuni siti come http://sol.cib.unibo.it.8080/SebinaOpac/Opacn e www.sbn.it elencano opere conservate nelle seguenti biblioteche: Bologna, Conservatorio “G.B.Martini”, Archiginnasio, “Renzo Renzi” Cineteca, Museo della Musica, Accademia Filarmonica, Universitaria, Sezione di Musica e Spettacolo, Arte e Storia di S. Giorgio in Poggiale; Nuova Scuola comunale di Musica di Imola; Biblioteca Comunale di Borgo Tossignano, Biblioteca comunale di Monghidoro; Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” di Trieste, Associazione corale polifonica Sommarivese, Centro Studi di Didattica musicale "R. Goitre" di Sommariva del Bosco, Nazionale centrale di Firenze.
Pier Paolo Scattolin
Zecchi, dal 1964 al 1974
in Jadranka Bentini e Piero Mioli (a cura di)
Maestri di Musica al Martini. I musicisti del Novecento che hanno fatto la storia di Bologna e del suo Conservatorio
Bologna, Conservatorio «Giovan Battista Martini», 2021