Luciano Rosada

Luciano Rosada (Venezia, 1923 - Milano, 1998).
Dieci anni a Bologna
La collaborazione di Luciano Rosada con il Conservatorio di Bologna iniziò negli anni '60 del secolo scorso, quando fu incaricato dell’insegnamento prima di Esercitazioni orchestrali e poi di Direzione d'orchestra. Il corso di Direzione d’orchestra, voluto decenni prima dal direttore Cesare Nordio, non era entrato nell’organico degli insegnamenti dopo la statizzazione del Conservatorio avvenuta nel 1942. Fu il Maestro Adone Zecchi succeduto a Lino Liviabella prematuramente scomparso nel 1964, a istituire nuovamente tale insegnamento, affidandolo al Maestro Luciano Rosada, di cui conosceva la grande esperienza artistica. Rosada rimase a Bologna sino al 1984, anno del suo trasferimento al Conservatorio di Milano per la medesima cattedra liberatasi al pensionamento del titolare Antonino Votto: venti anni al “Martini”, dieci anni al “Verdi”. Fra gli allievi a Bologna è da segnalare in particolare un valentissimo compositore come Franco Donatoni, che chiese di iscriversi al suo corso perché desiderava perfezionare la conoscenza dell’orchestra. Rosada era un musicista straordinario, dotato di una formidabile musicalità e, nonostante fosse già un artista famoso e insegnante di composizione al Conservatorio di Milano, fu sempre persona umile e modesta, come nel dare, così nel ricevere certi consigli di carattere professionale.
Luciano Rosada nacque a Venezia nel 1923 e ivi compì i suoi studi al Conservatorio “Benedetto Marcello”, diplomandosi in violino. Studiò Direzione d’orchestra inizialmente con Nino Sanzogno, poi ebbe il sostegno di Gianfrancesco Malipiero, allora direttore del Conservatorio veneziano, e si perfezionò all’Accademia Chigiana con Antonio Guarnieri, col quale seppe stabilire un rapporto di stima e amicizia tanto più raro considerato il notoriamente difficile carattere dell’illustre maestro. Dopo alcuni concerti alla Fenice, fu notato da Victor De Sabata, allora direttore stabile della Scala, e da lui invitato a dirigere nel celeberrimo teatro il balletto La Silphide. Dopo questa positiva esperienza fu nominato direttore stabile alla Scala per i balletti, per cui avrebbe poi collaborato con artisti come Margot Fonteyn, Carla Fracci, Luciana Novaro, Amedeo Amodio. Da segnalare di quel periodo la direzione della prima assoluta del balletto Mario e il Mago (dal racconto di Thomas Mann), musiche di Franco Mannino e regia di Luchino Visconti, con grande successo di critica e pubblico. Proprio allora Rosada avviò un’importante carriera dirigendo concerti, opere e balletti nei maggiori centri italiani (specie alla RAI) ed europei. A Milano è stato anche direttore artistico e stabile dell’Angelicum e dei Pomeriggi Musicali; a San Remo della locale orchestra sinfonica. Oltre a lavorare come direttore stabile dei balletti, alla Scala Rosada seguiva tutte le prove sia di sala sia in orchestra di tutte le produzioni, e restava a disposizione in caso di eventuali sostituzioni per improvvise indisposizioni dei direttori d’orchestra titolari. In quel periodo si alternavano sul podio scaligero grandi maestri come Victor de Sabata, Dimitri Mitropoulos, Herbert von Karajan, Guido Cantelli, Carlo Maria Giulini, Antonio Guarnieri, Tullio Serafin e via dicendo, e dal loro magistero acquisì grande esperienza nel repertorio lirico e sinfonico. Era molto generoso e condivideva volentieri le sue conoscenze artistiche e operative: come montare uno spettacolo, come organizzare le prove di sala al pianoforte con i cantanti e i ballerini, come concordare i tempi e le dinamiche per le prove in orchestra, come predisporre un programma di concerto, come distribuire i tempi delle prove. In sostanza conosceva e sapeva comunicare tutto quello che un giovane direttore d’orchestra deve sapere per affrontare come si deve le sue prime esperienze. Aveva conquistato la stima di tutti i grandi maestri che erano passati per il teatro, tanto che quando si sposò, a Milano nel 1960, Mitropoulos gli fece avere un gran bel regalo.
Luciano Rosada era uomo simpaticissimo, affabile, e nonostante fosse milanese d’adozione e considerasse Milano la sua città, quella che gli aveva offerto tutte le maggiori possibilità per la carriera, non aveva perso né l’accento né la arguzia tipica di Venezia. Ho avuto con lui un rapporto personale di stima e amicizia, frequentando il suo corso di Direzione d’orchestra al Conservatorio di Bologna nell'anno scolastico 1975-76. Avevo già avuto esperienze direttoriali, ma con la sua guida ho potuto approfondire il repertorio sinfonico-operistico e conseguire il relativo diploma. Nel 1977 ebbi occasione di intervistarlo per la trasmissione RAI dedicata ai musicisti che curavo. In quell’occasione raccontò del suo incontro con Arturo Toscanini, avvenuto per caso nei primi tempi in cui era alla Scala:
«Era sera tardi (primi anni '50) e appena uscito dal teatro dopo una prova d’orchestra vidi allontanarsi dal portone di via Durini 20 un anziano signore che procedeva lentamente e sembrava turbato. Mi accorsi che si trattava di Arturo Toscanini. Mi avvicinai per aiutarlo e mi presentai. Toscanini si fermò, ringraziò e mi confidò che era sceso di casa perché molto preoccupato per la salute della moglie. Cercai di confortarlo e accompagnarlo in quella passeggiata notturna. Mi fu prodigo di consigli e rientrando a casa mi abbracciò con affetto. Seppi in seguito che aveva telefonato al sovrintendente della Scala, complimentandosi per quel bravo giovane direttore che aveva incontrato in quel momento difficile».
Ricordo una sua mirabile esecuzione dell’ottava sinfonia di Beethoven con l’orchestra del Comunale di Bologna che aveva dato la disponibilità al Conservatorio per il corso di direzione d’orchestra. In seguito ho incontrato Rosada quando era già insegnante a Milano, e l’ultima volta a Bologna verso la fine degli anni '80 in occasione di una commissione d’esame per un diploma di direzione d’orchestra. Ma lo ricordo sempre con affetto, stima e simpatia. Il maestro è scomparso a Milano nel 1998.
Qualche disco e altro repertorio La scarsa discografia comprende l'Orchestra grande e l'Orchestra da camera dell'Angelicum di Milano: Musiche di Händel, Clelia Gatti Aldrovandi arpa, dir. Luciano Rosada e Carlo Felice Cillario; Musiche per oboe di Franz Joseph Haydn, Tomaso Albinoni, Georg Friedrich Händel, Robert Schumann, Renata Zanfini ob., Riccardo Castagnone clav.; Musiche per orchestra di compositori romantici; Wolfgang Amadeus Mozart, Concerto in Do magg. per flauto, arpa e orchestra K 299, Andante per flauto e orchestra K315, Clelia Gatti Aldrovandi arpa, Severino Gazzelloni fl.; Musica sinfonica di operisti italiani (Giacomo Puccini, Umberto Giordano, Pietro Mascagni, Alfredo Catalani, Giuseppe Martucci); Giorgio Federico Ghedini, Concerto Spirituale De la Incarnazione del Verbo Divino di Jacopone da Todi per due voci e strumenti - Luigi Boccherini, Concerto in Mi bem. magg. per violoncello e orchestra, dir. Luciano Rosada e Claudio Abbado, Roberto Caruana vc., Irma Bozzi Lucca s., Luciana Ticinelli Fattori ms.; Giuseppe Torelli, Sinfonie e concerti per trombe e oboi, Alberto Caroldi, Alberto, Alvarosi, Walter Battagliola, Anania Battagliola tr.
Al Comunale di Bologna Tosada ha diretto nel 1953 le musiche di un balletto scaligero con coreografie di Lev Ivanov, Aurel Milloss e Léonide Massine. Nel 1954 è tornato per un concerto dal programma alquanto complesso: Luigi Cherubini, Anacréon, ouverture; Fryderyk Chopin, Concerto n. 1 op. 11 (solista Karl-Heinz Schluter); Franco Donatoni, Ouverture (prima assoluta); Johannes Brahms, Sinfonia n. 2 op. 73. Nel 1968 ha diretto un dittico rossiniano: Il signor Bruschino e La cambiale di matrimonio con la regia di Aldo Trionfo (e ripresa televisiva). L'ampio repertorio comprendeva anche musiche rare di Paul Hindemith, Manuel de Falla, Giancarlo Menotti, Renzo Rossellini; e due prime assolute di Alberto Soresina e Sergio Liberovici, rispettivamente L'amuleto (Bergamo, 1954) e La panchina (Bergamo, 1956).
Giovanni Bartoli
Rosada fra podio, cattedra e ballo
in Jadranka Bentini e Piero Mioli (a cura di)
Maestri di Musica al Martini. I musicisti del Novecento che hanno fatto la storia di Bologna e del suo Conservatorio
Bologna, Conservatorio «Giovan Battista Martini», 2021