Ugo Sesini (Trapani, 19.I.1899 - Mauthausen-Gusen, 27.II.1945).

Dal gregoriano all'inferno
La vita di questo grande studioso veronese attivo vari anni della prima metà del '900 a Bologna e nel suo Liceo porta un peso tragico sulle spalle, e ci ricorda la fragile bellezza delle cose dello spirito davanti alla cieca violenza che gli uomini sono capaci di infliggere agli altri e a sé stessi. Ci riferiamo ai momenti drammatici e cruciali che seguirono l’armistizio firmato l’8 settembre 1943 dall’Italia con gli alleati, il momento delle scelte irrevocabili che videro tanti italiani e anche il quarantacinquenne Ugo Sesini aderire al Comitato di liberazione nazionale, al fine di dare "una concreta interpretazione etica della forma artistica" (Ferrarini). Entrato nel Comitato di Isola della Scala presieduto da Gracco Spaziani, venne arrestato all’alba del 22 novembre 1944 e tradotto alle carceri di Verona e poi di Bolzano, per essere poi deportato a Mauthausen-Gusen, in Austria, dove trovò la morte il 27 febbraio del 1945.
Nato il 19 gennaio 1899 a Trapani, Sesini inizia gli studi musicali a dieci anni e intraprende quelli liceali a Verona completandoli a Venezia, dove a 14 anni ha modo di conoscere le melodie liturgiche armene mechitariste dei Padri dell’Isola di S. Lazzaro. Si diploma a 16 anni in pianoforte al Liceo musicale di Bologna dove, subito dopo, è aggregato all’Accademia Filarmonica. Si avvia poi agli studi universitari alla Facoltà di Lettere e Filosofia, nella scuola di filologia romanza di Vincenzo de Bartholomaeis. Dopo la chiamata alle armi (al fronte dal 18 gennaio 1918, viene congedato il 20 dicembre 1920) si laurea nel 1921 a Roma, dove ottiene l’anno successivo anche la Licenza gregoriana presso l’Istituto Pontificio sotto la guida dell’abate Paolo Ferretti, e nel 1923 (anno nel quale sposa la scrittrice e militante sociale Silvestra Tea) il diploma di composizione al Conservatorio di S. Cecilia, con Respighi.
Nel 1930 diviene professore di Canto liturgico nella Scuola superiore d’arte cristiana “Beato Angelico” di Milano, mentre ricopre anche la cattedra di Latino, Greco e Storia dell’arte nel Liceo classico "Stimate" di Verona. Nel 1931 il grande passo: quell’anno decide infatti di recarsi nell’abbazia benedettina di Solesmes, in Francia, che era (ed è) il cuore della ricerca paleografica sui più antichi codici del canto liturgico cristiano d’Occidente. La strada è intrapresa. A Roma, nel 1932, Sesini consegue l’abilitazione alla Libera docenza in Storia e Paleografia musicali nelle Università e negli istituti superiori, e nel 1933 ottiene all’Università di Bologna l’incarico per l’insegnamento di Storia della musica, che inaugura con un corso sul gregoriano. Contemporaneamente viene nominato assistente bibliotecario del Liceo musicale (titolare Francesco Vatielli), dove lascia un’impronta rimarchevole rendendo il ricco patrimonio della biblioteca fruibile agli studiosi. Un intento di diffusione della conoscenza che si esplica anche nelle lezioni concerto (oggi le chiameremmo così) tenute all’Accademia delle Scienze nel maggio-giugno 1935 con l’esecuzione di meliche occitane e francesi, riprese ancora nell’aprile 1941 al Conservatorio di Napoli, nell’estate all’Accademia Chigiana di Siena e nel dicembre a Padova e Venezia, nonché il 15 aprile 1942 all’Accademia d’Italia alla presenza di Ildebrando Pizzetti e Francesco Cilea. Memoria di quelle iniziative realizzate in collaborazione con la cantante Rachele Maragliano Mori sono le Ventiquattro Canzoni trobadoriche edite da Bongiovanni nel 1948.
Dopo essere stato per sette anni professore all’Università e bibliotecario al Liceo musicale, Sesini porta il proprio magistero a Napoli. È qui che si svolge l’ultima fase della sua carriera quando viene chiamato nel 1939 a ricoprire l’incarico di bibliotecario del Conservatorio di S. Pietro a Majella, prima che le vicende belliche non lo convincano a fare ritorno a casa, nel proprio podere “La cà Vittoria” di Trevenzuolo di Verona, per essere vicino alla sua famiglia nei drammatici momenti seguiti all’8 settembre. Ma la visibilità e l’autorità guadagnate sul campo poco contano nelle fasi decisive della lotta politica italiana. Catturato nell’autunno 1944 dai nazifascisti come esponente del Comitato di liberazione nazionale (dal 1° marzo al 1° maggio aveva militato nella laica e apartitica Brigata partigiana Anita), anche l’appello da Milano del cardinale Schuster rimane inascoltato, aprendogli così le porte dell’inferno di Mauthausen. Classificato fra gli Schützhäftlinge (prigionieri per motivi precauzionali), viene marchiato col numero 114105.
Come ricorda Pasquale Ferrarini: "Bastano poco meno di tre mesi di quell’inferno di sofferenze per schiantare la sua esistenza. Verso la fine del mese di febbraio 1945, nel campo di sterminio si diffonde la notizia che l’Armata russa è ormai vicina. Sesini trova la forza di preparare un coro per accogliere i liberatori. Ma alla vigilia dell’evento tanto atteso non regge agli stenti e muore. La C.R.I. fa sapere che in data 27 febbraio risulta "cancellato dalla lista del rancio". Dei sentimenti antifascisti di Sesini mi piace ricordare, a suggello di queste poche note biografiche, i versi posti dallo stesso Ferrarini come introduzione alla sua antologia di scritti sesiniani (Napoli, 29.X.1942, Ore 3.30 di notte):
ITALIANI 1942
Ora ve la prendete contro “il Duce”
perché le cose vanno male; pure
avete applaudito alle illusioni,
alle fanfaronate tracotanti.
Certo, è il più grande cialtrone
apparso alla ribalta della storia.
Ma voi? Non siete neanche le comparse:
siete i servi di scena, i portaceste.
Attorno alla melica medievale
L’opera di sintesi della cultura musicale medievale svolta da Sesini dà conto della natura autenticamente didattica e divulgativa del suo impegno di studioso. È un connotato che vorremmo dire civile, atto a fare di un ambito così specialistico una materia viva, che si offrisse all’ascolto in modi che non fossero soltanto quelli destinati agli stretti conoscitori.
Cominciando dal gregoriano e dalla catalogazione. La notazione comasca del Codice Ambrosiano R. 68 Sup. (1931) e Decadenza e restaurazione del Canto Liturgico (1933): si tratta di un condensato di 1500 anni di storia, dalla fioritura nel IV secolo alla decadenza, fino alla reviviscenza dell’epoca attuale. È evidente che la densità della materia trattata non nasce dal lavoro dei soli ultimi anni ma è il risultato di un’applicazione di lungo corso, e costante, dopo la messa a fuoco attuata negli anni universitari bolognesi quando Sesini aveva approfondito la conoscenza dello spirito medievale. Le tappe successive appaiono dunque come una coerente prosecuzione di quelle premesse.
Significativo il Catalogo della Biblioteca del Liceo Musicale “G.B. Martini” di Bologna, vol. V, Libretti d’opera in musica, Bologna, Azzoguidi, 1943 (rist. an. Forni, 1970). Benché pronto già dal 1938 (un secondo tomo era dato di prossima pubblicazione ma rimase inedito), il volume si aggiunge agli altri quattro che, datati fra la fine dell’800 e l’inizio del '900, contengono le schede catalografiche di Gaetano Gaspari relative ai fondi teorici e musicali della biblioteca. Si tratta, come noto, di uno dei maggiori fondi librettistici al mondo, come Sesini non manca di evidenziare: "la Biblioteca di Bologna supera qui le più celebri raccolte sinora note e pubblicate. Limitiamoci a considerare il secolo XVII. I dati statistici di due fra le maggiori collezioni, ossia quella di Bruxelles e quella di Washington, portano ad una somma totale, fra le due biblioteche, di 674 differenti libretti d’opera. La sola Biblioteca di Bologna contiene [...] una somma di 1184 unità". Interessante anche il criterio redazionale del catalogo: per musicista, non per librettista, come invece erano quelli, i primi, di Alfred Wotquenne della Bibliothèque du Conservatoire Royal de Musique di Bruxelles (1901) e di Oscar George Theodore Sonneck della Library of Congress di Washington (1914). Qui è l’intuizione sesiniana:
«In linea di massima [...] il melodramma, l’oratorio etc. sono essenzialmente opera del musicista: per tale opera sono, generalmente, passati alla storia. In secondo luogo, la nostra pubblicazione è catalogo di biblioteca musicale ed ha il precipuo scopo di giovare agli studi storici sulla musica. [...] Giacché interesserà, piuttosto, di sapere subito quali testi abbiano musicato Scarlatti, Cimarosa, Paisiello, e non già quante dozzine di Didoni abbandonate siano state poste in musica dai vari maestri [...]. Inoltre, sempre col nostro criterio ordinativo, risulta chiara la frequenza di riproduzione, e quindi la fortuna, d’una determinata opera: giacché le diverse edizioni vengono descritte successivamente in ordine cronologico, sotto il nome del musicista».
Musicologia e filologia sono altri due settori coltivati da Sesini con acume, Negli Studi su ritmo e metrica del Medio Evo, a cura di Giuseppe Vecchi (Forni, 1970) trovano luogo 12 articoli già apparsi in «Convivium», «Studi medievali» e «Rassegna musicale» sul verso neolatino nella ritmica musicale, l’endecasillabo, l’innografia bizantina e metrica romanza, i trovatori Folchetto da Marsiglia e Peire Vidal, la dottrina dantesca e i modi petrarcheschi della canzone. Il titolo deriva dall’articolo Musicologia e Filologia. La musica nella Poesia provenzale, nella Poesia francese antica e nella Poesia nostra del Duecento e del Trecento già apparso in «Convivium» nel 1937, dove Sesini individua e analizza le canzoni del bolognese Rambertino Buvalelli. Come nota il curatore, quelle creazioni erano, sì, influenzate dai provenzali, ma anche dotate di una propria originalità, grazie a una poesia "profondamente espressiva, densa di sentire e di pensiero". Inoltre Sesini illustra la presenza italiana di trovatori provenzali come Rambaldo de Vaqueiras e Gaucelm Faidit (nel Monferrato), offrendo una volta di più uno spunto a quel dialogo tra filologia letteraria e musicologia che era appunto alla base del progetto culturale dello studioso veronese.
Vanno ancora ricordati i testi seguenti: Le melodie trobadoriche nel Canzoniere Provenzale della Biblioteca Ambrosiana (R. 71 Sup.) [Codice G] (1939); La Romana Cantilena. Corso completo storico, didattico, critico di Canto Gregoriano (1942); e un altro volume postumo curato da Giuseppe Vecchi, Poesia e musica nella latinità cristiana dal III al X secolo (1949), titolo ripreso dal corso tenuto all'Università nel 1934. Aggiungiamo le ristampe in volume, a cura di Giuseppe Vecchi nel 1966, di scritti sesiniani che estendono il campo anche all’età dell’Umanesimo: Momenti di teoria musicale tra Medio Evo e Rinascimento, prolusione accademica del 1933-34 Ad lecturam musices sulla creazione in Bologna della prima cattedra universitaria di musica secondo il programma di riordino dello Studium dettato dal Cardinal Bessarione nel 1450; Studi sull’Umanesimo musicale: Ercole Bottrigari e Musica del Rinascimento e Rinascimento musicale (1941).
In parallelo, ecco Poesia e Musica, a cura di Pasquale Ferrarini e Ugo Saragiotto (1985), un'antologia di scritti sulla melica medievale: dalle premesse della lirica romanza all’innodia musicale ambrosiana, dai canti epici e conviviali ai tropi e alle sequenze, fino alla melica cortese con saggi di trascrizione dal Codice G di canti trobadorici. Come dichiara in premessa Ferrarini:
«[Sesini] approda alla conclusione che anche la monodia trobadorica ha rapporti genetico-interpretativi con quella gregoriana. Fondamentali le pagine che egli dedica alla tropatura come espressione del fecondo connubio tra poesia e musica nella lirica latina medievale. Solamente un letterato musicista, qual egli era, poteva intuirlo. [Ma non solo]. In opposizione con le teorie dell’interpretazione “modale” in voga tra gli specialisti dell’epoca, egli sostiene che anche per la monodia medievale non liturgica, la chiave interpretativa del ritmo melodico è riposta nella poesia che l’ha generato: ancora e sempre bisogna rifarsi a Solesmes».
L’attività di Sesini è comunque multiforme, e tocca anche la pratica musicale. Forte dei suoi studi di Conservatorio, nel 1927 aveva collaborato con Antonio Guarnieri per l’esecuzione della Nona di Beethoven all’Arena di Verona e concepito l’idea di comporre un’opera lirica, Oriana.
Testi e altro
La bibliografia su Ugo Sesini data dagli anni postbellici con gli articoli di Andrea Della Corte (Ugo Sesini e i suoi lavori di filologia musicale, 1946), Carlo Calcaterra (Ugo Sesini, 1947), Luigi Ronga (Ricordo di Ugo Sesini, 1948) e Luciano Chailly (Ricordo di Ugo Sesini, patriota e artista,1950). Vanno aggiunti poi l’importante contributo di Giuseppe Vecchi, Ugo Sesini e la melica trobadorica all’Università di Bologna cinquant’anni dopo, edito a Bologna dall’Accademia delle Scienze nel 1985, e gli atti del convegno organizzato per il centenario della nascita dello studioso a Trevenzuolo di Verona nel giugno 1999 dall’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona con contributi di Pasquale Ferrarini, Giampaolo Ropa, Giuseppe Vecchi, Andrea Parisini, Ugo Saragiotto e Mario Armellini (2002).
Da ultimo, ricordiamo la commemorazione organizzata dall’Associazione nazionale ex deportati (ANED) e dall’Associazione culturale per la musica moderna e contemporanea (NoMu), Omaggio a Ugo Sesini, con la scheda allegata alla conferenza-concerto del 25 ottobre 2019 al Museo del Novecento di Milano.

Andrea Parisini
Ugo Sesini, musicista e medievista
in Jadranka Bentini e Piero Mioli (a cura di)
Maestri di Musica al Martini. I musicisti del Novecento che hanno fatto la storia di Bologna e del suo Conservatorio
Bologna, Conservatorio «Giovan Battista Martini», 2021