Leone Sinigaglia

Leone Sinigaglia.
Si riconoscerebbe in mezzo ad una moltitudine la sua testa da profeta del Vecchio Testamento. Egli non manca mai alle più cospicue manifestazioni d'arte in qualsiasi città d'Italia esse abbiano luogo. Ma nella sua Torino (dove egli nacque nel 1868) sereno, modesto, silenzioso, Leone Sinigaglia lavora tenendo fede a un ideale che si compendia in queste parole: italianità, chiarezza, nobiltà. È un motto che farebbe onore a qualsiasi scudo e che nulla lascerebbe di men che libero allo sviluppo delle personalità artistiche... se ce ne fossero molte.
Allievo del compianto Giovanni Bolzoni - che tenne per un trentennio la direzione del Liceo Musicale di Torino - il maestro piemontese (cui la larghezza del censo lo permise) completò i suoi studi a Vienna col Mandyczewsky ed ebbe preziosi consigli dal Goldmark e dal Dvorak, i quali nutrirono per lui la più viva simpatia.
È noto che Antonio Dvorak fu, dopo lo Smetana, il rappresentante più insigne delle tendenze nazionali czeche nella musica. Pertanto all'amicizia di questo famoso compositore boemo il giovane Sinigaglia dovette la salvezza delle proprie analoghe tendenze nel senso della più genuina italianità, che l'educazione musicale tedesca avrebbe potuto compromettere con la propria intransigenza.
L'attività quarantennale del Sinigaglia, come compositore, si è rivolta specialmente alla musica orchestrale e a quella da camera. In questa produzione, altamente apprezzata anche all'estero, v'è un carattere di costante limpidezza nell'ideazione, di logica e di equilibrio nello sviluppo; mentre la frequente inspirazione tratta dalle melodie popolari della regione pedemontana le conferisce una schietta e simpatica fisionomia di nazionale familiarità. In questo senso sono rimaste tipiche le sue Danze Piemontesi, op. 31 per orchestra, la Suite Piemonte, op. 36, la Rapsodia Piemontese, op. 26, per violino e orchestra, eseguita con successo dovunque da violinisti della fama di un Kubelik, di un Capet, di un Flesch, di un Kreisler.
Tra i generi di composizione prediletti dal Sinigaglia (e forse per diretta filiazione del Bolzoni, che ne fu uno specialista) va notato quello per quartetto d'archi.
Il musicista torinese ha dato infatti a questo piccolo e aristocratico complesso: due Quartetti, Scherzo op. 8, lo Studio Concerto, le Variazioni su tema di Brahms, Due pezzi caratteristici. Altre sue musiche da camera sono: Romanza per Corno e Quartetto d'archi, Serenata in trio, Sonata per violoncello e pianoforte, Tre pezzi romantici per violino e pianoforte e infine molte liriche e canzoni per una voce e pianoforte.
Alla musica corale ha dato: Noël a 4 voci miste, Tre cori a 4 voci miste, Canoni per voci femminili, Tre cori per voci di donna e pianoforte, Vecchie Canzoni Popolari del Piemonte.
Ma sopratutto alla musica sinfonica Leone Sinigaglia deve la larghezza della sua rinomanza. Infatti le sue composizioni del genere fanno da un trentennio onorevole comparsa nei programmi dei concerti orchestrali d'Europa e d'America, e vi ottengono successo, non ostante che frequenti cataclismi del gusto musicale abbiano avvicendato in breve tempo modi e mezzi opposti, abbiano alzato ed atterrato idoli con vertiginosa rapidità. Gli è che il Sinigaglia scrive le sue musiche con quella onesta sincerità e con quella logica costruttiva, che operano come difesa sufficiente contro il capriccioso mutare dei gusti e delle tendenze.
Il Concerto per Violino e orchestra (1901), la snella e gaia ouverture per le Baruffe Chiozzotte (1905) presentano una solidità di fattura e un'ampiezza di forme veramente ragguardevoli.
Importanti per altro riguardo sono la Rapsodia Piemontese per violino e orchestra (1900), le Danze Piemontesi (1905) e la suite Piemonte (1910), e cioè per il felice uso che l'autore fa in queste opere del folklore regionale, preso dal Sinigaglia non a pretesto di sviluppi, ma a sostanza caratteristica della composizione, e trattato armonicamente in modo, da non tradirne il carattere di nativa semplicità.
Disgraziatamente la canzone popolare piemontese (come nota a proposito Antonio Capri) non è delle più poetiche e suggestive; onde al Sinigaglia non poteva riuscire di oltrepassare la zona del gradevole e del gustoso, e suscitare vibrazioni di maggior intensità emotiva. Un recente lavoretto sinfonico del musicista piemontese, il Lamento in memoria di un giovane artista (1928) eseguito la prima volta al Festival musicale veneziano del 1930, conferma nel suo autore una melodiosità chiara e spontanea, senza aggiungere molto a ciò che del Sinigaglia già si conosceva.
Giulio Cesare Paribeni
Sinfonisti italiani d'oggi. Guida per i radio-amatori dei concerti
Musica sinfonica, da camera e varia n. 6-8
Milano, ERTA - Edizioni Radio Teatrali Artistiche, 1932