ZINETTI GIUSEPPINA - Celebre mezzo-soprano. Alla sua prima audizione a Milano, nello studio del comm. Poli - uno dei più noti impresari teatrali - e alla presenza del M° Serafin, sentì quest'ultimo proferire: «Abbiamo trovato la luna nel pozzo!». Aveva già quanto bastava per riuscire una cantante perfetta: voce che andava dalle note più cupe del registro basso per salire nitide e precise fino alle più squillanti del soprano, rara sicurezza dell'intonazione, perfezione di fraseggio, plasticità di atteggiamenti e incisività di accentazione. Debuttò nel 1917 al Dal Verme di Milano con il Trovatore e nella stessa stagione cantò la Mignon. Riconfermata per l'anno successivo, vi cantò la Carmen, opera che le valse una notorietà da farla contendere fra i principali teatri d'Italia e dell'estero. In meno di tre anni fu alla Scala, al Costanzi di Roma, al S. Carlo di Napoli, al Massimo di Palermo, al Bellini di Catania, alla Fenice di Venezia, al Comunale di Bologna, al Verdi di Trieste, al Reale del Cairo, al Liceo di Barcellona, al Colon di Buenos Aires, al Reale di Madrid, nonché in vari Teatri di Stato dell'Olanda, in Brasile e in Australia quale stella di prima grandezza della «Melba's Company», formata dalle maggiori celebrità internazionali. Poi, anche i pubblici di Vienna, Berlino, Budapest e Bucarest ebbero per lei manifestazioni d'entusiasmo e di ammirazione. In Spagna ebbe le accoglienze più festose e commoventi che un'artista possa desiderare, e da re Alfonso le fu donata una splendida «mandila sevillana» che indossò nelle innumerevoli recite di Carmen, nei maggiori teatri del mondo. Dallo stesso sovrano ebbe le insegne di «Commendatora della Corona di Espana»: l'unica donna italiana che possa vantare l'alto titolo cavalleresco spagnolo. Se nella Carmen era sensuale come una vera andalusa, ora tutto fuoco, ora d'una freddezza e d'uno stoicismo da mettere i brividi, nella Mignon era dolce e poetica come l'idillio di Goethe. Altra opera in cui ebbe rarissime rivali fu la Favorita, mentre una vera e propria creazione seppe fare della Regina di Saba del Goldmarck. Con la sua voce adattissima all'espansione del canto, raccolse pure unanimi consensi quale Santuzza della Cavalleria rusticana e in Fedora. Successi strepitosi ottenne anche in Aida, Orfeo, Sansone e Dalila, Italiana in Algeri, Cavaliere della Rosa e in molte altre opere del suo vasto repertorio. All'Arena di Verona fu una indimenticabile Amneris nell’Aida del 1920. Quando nel 1935 si ritirò dalle scene, i più lusinghieri contratti le pervenivano ancora da ogni parte del mondo.

Alberto Gajoni Berti
Dizionario dei musicisti e cantanti veronesi (1400-1966)
Verona, Tipo-lito Cortella, 1966