ZAMBONI MARIA - Celebre soprano. Ha studiato musica e canto al Conservatorio di Parma e nel 1921 debuttò con il Faust al Comunale di Piacenza. Fu un vero trionfo, che le apri immediatamente le porte dei più importanti teatri del mondo, nei quali ottenne successi clamorosi, particolarmente nella Bohéme, nel Mefistofele, nel Faust, nell’Otello, nei Maestri Cantori, nel Lohengrin, nei Compagnacci, nella Walknia, nella Manon di Puccini, nelle Furie di Arlecchino, nel Piccolo Marat e nella Manon di Massenet. Fu con quest'ultima opera che si presentò la prima volta al pubblico veronese, nel 1928: una serata memorabile, sia per avvenimento artistico che per il calore dell'accoglienza da parte dei suoi concittadini. Naturalmente, non si poteva immaginare la Zamboni se non gioiosa e dolorosa di cantare, e seppe infatti strappare il sorriso, la commozione, l'ammirazione, l'entusiasmo. La sua voce era di un colore smagliante, delicato nella mestizia e spumeggiante nella gaiezza. Nel palpito lirico, e a seconda dei diversi moti delle passioni umane, i suoni da lei emessi avevano il lucore d'una lacrima o quello di un soave sorriso. Una delle maggiori soddisfazioni della sua splendida carriera l'ebbe certamente la sera del 25 aprile 1926 alla Scala. Si dava, in prima esecuzione mondiale, la Turandot di Puccini, con i più bei nomi del teatro lirico internazionale e con Toscanini sul podio. Tutti sanno con quanta amorevole cura il grande Maestro abbia badato all'allestimento di quell'opera, e da quale vaglio abbia fatto passare gli interpreti prima di ritenerli all'altezza di tale avvenimento artistico. L'essere stata prescelta a sostenere il ruolo di Liù, la figura musicalmente più sentita del dramma pucciniano, era per la Zamboni come ricevere il crisma che l'avrebbe consacrata alla più larga notorietà e ad una celebrità indiscussa e duratura. I critici le sciolsero un nobile peana, e una sala che pareva un areopago - presenti illustri maestri compositori e direttori d'orchestra, cantanti celebri, letterati e artisti - decretò all'eletta cantatrice uno di quei successi che difficilmente si scordano. La fama di questo delicato soprano non è stata certo usurpata. Possedeva veramente una voce bellissima, uguale in tutti i registri, che saliva facilmente alle più alte tessiture. Un mannello di qualità non comuni, alle quali si deve aggiungere quella di un canto oltremodo espressivo e quella rara e preziosa pronuncia, d'eccezionale chiarezza. Ritiratasi dalle scene, si stabilì nella sua villa di Peschiera sul Garda.

Alberto Gajoni Berti
Dizionario dei musicisti e cantanti veronesi (1400-1966)
Verona, Tipo-lito Cortella, 1966