Giacomo Rimini

RIMINI GIACOMO - Altro illustre baritono uscito dalla scuola di Amelia Conti-Foroni. Era un cesellatore del bel canto e non l'artista che cercava entusiasmi con lo sfoggiare di note sorprendenti. Possedeva, è vero, una voce robusta e di notevole estensione, che poteva superare tutte le difficoltà di cui fantasia di operista abbia ingemmato uno spartito, ma era soprattutto il cantante e l'attore che mostrava di saper conoscere in tutta la sua importanza l'ossequio che ogni artista coscienzioso deve alla verità e al decoro dell'arte. Più che alle concitate espressioni, alle veemenze e agli eccessi del romanticismo iperbolico, era incline a quella musica che il colore lirico caratterizza; tuttavia, quando la natura del personaggio lo richiedeva, egli seguiva l'azione del dramma colorendola di virtù inaspettate. Dall'abbondante fioritura del suo repertorio, alcuni personaggi uscivano a ravvivare le false luci delle ribalte con un alone di colori vivaci ed incensi: personaggi che sarebbero bastati da soli a creare la notorietà al nostro artista, come il Rance della Fanciulla del West, Scarpia, il panciuto Sir John Falstaff, Figaro, Boris e Schicchi. Di alcune sue esecuzioni alla Scala, all'Opera di Roma, a Firenze, al Carlo Felice di Genova, è stato detto: «Il suo Boris è un prodigo da tutti riconosciuto; il suo Falstaff un modello d'efficacia e di stile; il suo Scarpia un esempio di potenza scenica; il suo Jago un documento di straordinaria penetrazione filosofica ed artistica; il suo Figaro un ritorno alle grandi tradizioni di questa parte. E lo Schicchi? Il suo trionfo fu senza precedenti». Soprattutto nel Falstaff, ci vuol niente per cadere nella caricatura e nel grottesco; specie nelle scene del guazzo delle lavandaie e dell'assalto che i finti folletti e le vispe ma spietate comari di Windsor sferrano al canuto pancione nella tiepida notte di primavera, sotto la grande quercia di Herne. Difficilmente s'era visto portare sulla scena, con tanta dignità, l'èpa dell'ex paggio sottilissimo e gentile del duca di Norfolk, e sentito tinnire con tanta ridente follia i sonagli della tregenda falstaffiana. Rimini possedeva tutte le caratteristiche vocali dei più quotati interpreti verdiani, ma un gran numero di altri personaggi, come Barnaba, Escamillo, Alfio, Gerard, Figaro, Marcello, Valentino del Faust, Alfonso XI della Favorita, per Gabussi; I baccanali di Roma, Beniouschi, Pamela nubile per Pietro Generali; Arsace e Zemira, Venima e Mitridate per Francesco Gnecco; La distruzione di Gerusalemme per Pietro Carlo Guglielmi; Maria di Brabante per Guillion; Rapimento per Mandacini; Accademia di musica, Adelaide e Guesolino, L'amor coniugale, Elisa, Gli Sciti, Zilia per Carlo Mellara; Il Giuramento e Il Bravo per Mercadante; Il Crociato in Egitto per Meyerbeer; Tebaldo e Isolina per Francesco Morlacchi; Malek-Adel per Giuseppe Nicolini; Qui-pro-quo per Fernando Orlandi; Celamira per Stefano Pavesi; Romea di Monfort per il concittadino Pedrotti; Chiara di Rosemberg, Il nuovo Figaro, La prigione di Edimburgo per Luigi e Federico Ricci; La cambiale di matrimonio, Semiramide, Tebaldo e Isolina, Tancredi e le Cantate Il Vero Omaggio e La Sacra Alleanza per Rossini. Su commissione di celebri musicisti, rifece o modificò libretti di altri poeti e aggiunse a quello del Mosè di Rossini i versi della famosa preghiera: «Dal tuo stellato soglio...».
Alberto Gajoni Berti
Dizionario dei musicisti e cantanti veronesi (1400-1966)
Verona, Tipo-lito Cortella, 1966