FERRARI GIACOMO - Tenore. Fin da fanciullo mostrò di possedere una bella e calda voce e all'età di dodici anni emergeva su tutti gli altri cantori della chiesa del suo paese. Studiò musica con il maestro Gaetano Lonardi e tanto rapidi furono i suoi progressi che, ragazzo ancora, gli riuscì facile a comporre delle villotte paesane che egli stesso cantava nei convegni d'arte cui era sovente invitato. Debuttò con I Puritani a Roma. Era in teatro, quella sera, il sommo Tamberlik che rimase vivamente impressionato dalle qualità vocali del giovane tenore. Da quella sera si dischiusero al Ferrari quei sentieri dell'arte, piani e fioriti per pochi esseri privilegiati, ma tanto scoscesi e seminati di spine per i più. In meno di dieci anni seppe formarsi un repertorio di trentasei spartiti che cantò, sempre più acclamato, nelle principali città d'Italia, della Spagna, del Portogallo, della Svezia, della Norvegia, dell'Olanda e per sette anni consecutivi nelle due Americhe, quale primo tenore delle compagnie di canto che Tamberlik aveva costituite a delizia dei pubblici di Nuova York, di Chicago, di Buenos Aires, del Guatemala, di Rio della Plata e di Calcutta. Negli Ugonotti, che costituivano il suo cavallo di battaglia, dava spesso luogo a polemiche di stampa e a discussioni imperniate sul modo di interpretare la famosa frase del quarto atto: «Ripeti ancor...», frase che Tamagno cantava con tutta l'intensità dei suoi eccezionali mezzi vocali, mentre il Ferrari la eseguiva a fior di labbra, alla maniera di Tamberlik e di Stagno. Certo quest'ultima maniera è la più fedele alla partitura, nella quale sono chiaramente marcate con p le due prime ripetizioni della frase e con due p (segno di mezza voce) la terza ripetizione. Senza contare, poi, che le parole che Raul profferisce all'orecchio di Valentina sono parole d'amore. Pure nel Guglielmo Tell e nel Ruy Blas il Ferrari temeva pochi confronti. Dell'opera del Marchetti cantava in tono originale la famosa grande aria del terz'atto che generalmente veniva omessa per la sua verticalissima tessitura. Egli passava, tuttavia, dal Tell alla Sonnambula, dal Don Giovanni all'Ebrea, dalla Lucrezia Borgia alla Favorita, dal Vasco de Gama al Barbiere di Siviglia, dalla Traviata al Trovatore. Morì nella sua villa di Avesa nei primi anni del 1900.

Alberto Gajoni Berti
Dizionario dei musicisti e cantanti veronesi (1400-1966)
Verona, Tipo-lito Cortella, 1966