DALLA RIZZA CAPUZZO GILDA (1892). Celebre soprano. Il suo stato di servizio basterebbe a testimoniarne la classe. Debuttò giovanissima al Verdi di Bologna col Werther, passò al Coccia di Novara e sùbito dopo al Costanzi di Roma con una importante scrittura e lunghe riconferme. Nel massimo teatro della capitale (ora Teatro dell'Opera) sostituì, non ancora ventenne, alcune fra le più acclamate cantanti dell'epoca: Farneti, Poli Randaccio, Boninsegna, Carelli, in opere di grande impegno, come Isabeau, Fanciulla del West, Dannazione di Faust e Cavalleria rusticana. Rifiutò il primo contratto per l'America per poter continuare nella sua costante ricerca della perfezione. Attraversò l'Atlantico solo nel 1915 con una compagnia composta da Caruso, Titta Ruffo, Maria Barrientos e dai più quotati cantanti della giovane leva: Gabriella Besanzoni, Elvira de Hidalgo, Rosa Raisa, Tito Schipa, i francesi Valin Pardo e Marcello Journet ed il belga Crabbé. Al Colon di Buenos Aires fu la prima interprete della Lodoletta, a fianco di Caruso, e sempre in unione al più grande tenore del mondo cantò nella Bohéme e nella Manon Lescaut pucciniane e nella Manon di Massenet. Rientrata in Italia nel 1916 con un bagaglio di successi strepitosi e con una fama di celebrità mondiale acquisita con prodigiosa rapidità, arricchì il suo repertorio di altre opere già famose: la Tosca di Puccini, l'Andrea Chénier e Siberia di Giordano, che eseguì ancora al Costanzi. Nell'estate dello stesso 1916 riprese la via dell'America, ove cantò nel Cavaliere della rosa e nell’Arabella di Richard Strauss che le dedicò un suo ritratto con queste parole: “Alla grande Artista Gilda Dalla Rizza, l'eccellente Arabella, en admiration et réconnaisance”. Oltre a Lodoletta e Arabella, la nostra illustre concittadina fu la creatrice di altri undici personaggi di opere, alcune delle quali famose: un primato raggiunto da pochissimi anche in tempi remoti. Fu, infatti, la prima interprete de La rondine, di Suor Angelica e di Gianni Schicchi di Puccini; de Il piccolo Marat (oltre che di Lodoletta) di Mascagni; della suddetta Arabella di Strauss; di Palla de' Mozzi di Marinuzzi; di Anima allegra di Vittadini; di Rosmunda di Trentinaglia; di Isabella Orsini di Brogi; di Leggenda delle sette torri di Gasco; di Ugual fortuna di Tomasini; di Giulietta e Romeo di Zandonai. E di quale ammirazione, riconoscenza ed affetto la circuissero gli autori, lo dicono i seguenti brani di lettere: Di Puccini, 11 gennaio 1918 “... sempre più mi convinco della assoluta Sua priorità su qualunque altra artista che canterà Rondine...”; di Mascagni, 1 gennaio 1920, preannunciando la scelta della interprete femminile del Piccolo Marat: “... torno al lavoro per formare compiutamente il personaggio di Mariella e per renderlo più degno della sua ambita interprete e della Sua mirabile creazione”; di Giordano, dopo averla proclamata “Interprete ideale” della Fedora alla Scala: «...Mi ricordate come devoto amico, mi dimenticale un po' troppo come autore!” E ancora di Puccini, 20 marzo 1919: “... sento tanta nostalgia della vostra voce dolce e cara e gli occhi e gli orecchi vi cercano e vi odono rievocando le note di Suor Angelica che dalla vostra anima sono arrivate a me indimenticabili...”. Molti altri brani di lettere dei maggiori compositori italiani e stranieri e numerosi interessanti episodi si possono leggere nella affettuosa biografia della nostra celebre artista: F. G. Rizzi - Gilda Dalla Rizza - Verismo e bel canto (Edizioni T. C. - Venezia, 1964). In essa sono ampiamente citate tutte le tappe gloriose, i successi, la profonda amicizia di cui l'onorarono tutti i Principi di Casa d'Aosta, gli inviti ed i concerti a Corte, le opere eseguite con il marito Agostino Capuzzo, illustre tenore tragicamente scomparso, i quindici anni di insegnamento al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e i tre anni al Conservatorio Giuseppe Tartini di Trieste. Molti ricorderanno ancora il successo veramente strepitoso ottenuto dalla Dalla Rizza nella Traviata alla Scala nel 1924. Quando le camelie di Violetta minacciavano di intristire per la lunga assenza da quelle grandi scene, e si volle dare un soffio di giovinezza all'opera verdiana, Toscanini pensò a lei come - strana coincidenza - Verdi pensò ad un’altra veronese, Maria Spezia, quando si trattò di far risorgere la sua opera dopo la clamorosa caduta alla prima rappresentazione. L'addio al palcoscenico lo diede nel 1939 al Massimo di Palermo, con Madonna Imperia di Franco Alfano, opera che non faceva parte del suo già vasto repertorio (44 opere, oltre alle 13 di sua creazione) e che accettò di cantare per esaudire al desiderio dell'illustre maestro. La Dalla Rizza fu pure valente regista alla Fenice di Venezia e al Sociale di Rovigo. Ritiratasi dapprima nella sua splendida villa a Mira (Ve-nezia), si trasferì poi a Udine, ove attualmente vive.

Alberto Gajoni Berti
Dizionario dei musicisti e cantanti veronesi (1400-1966)
Verona, Tipo-lito Cortella, 1966


Gilda Dalla Rizza (Verona, 2.X.1892 – ivi, 5.VII.1975) fu allieva di Vittorio Ricci (1859-1925) e Vittorio Orefice (1857-1919) a Bologna, città in cui debuttò nel 1912 nel Werther di Massenet. Dopo aver svolto diverse tournée in Italia, fu notata da Puccini durante una recita de La fanciulla del West e la scelse per la prima de La Rondine a Montecarlo nel 1917 e per la prima italiana del “Trittico” a Roma nel 1919. Si specializzò nel repertorio pucciniano anche se fu stupenda interprete di opere di Mascagni e di Zandonai. Nel 1923 fu scelta da Toscanini per interpretare Traviata alla Scala. Si ritirò dalle scene nel 1939 dedicandosi all’insegnamento nel Conservatorio di Venezia (Anna Moffo fu sua allieva).

Claudio Paradiso, Andrea Pomettini, Daria Grillo [a cura di]
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