CUNEGO EGIDIO (1882) - Tenore. Aveva voce incisiva, robusta ed espressiva, particolarmente adatta al genere drammatico o lirico spinto. La sua era arte d'istinto, che improvvisamente gli suggeriva l'accento e l'espressione della frase musicale. Non scendeva a patti con la sua laringe; al pubblico dava tutto ciò che possedeva, e forse per questo la sua carriera - quella brillante - fu più breve di quanto si poteva sperare. Mascagni lo volle spesso interprete di sue opere, e quale Folco nell’Isabeau fece parlare la critica in modo lusinghiero. I veronesi non devono basarsi su una non troppo felice recita areniana della suddetta opera. Nel 1929 egli non era nella sua forma migliore e la sostituzione di Lazaro avvenne improvvisa e senz'alcuna prova individuale e d'assieme. Di lui vanno invece ricordate altre dignitose interpretazioni dell'Isabeau e dell'Iris in teatri di primaria importanza, a Milano, Genova, Torino e parecchi anche esteri. Uno dei titoli più ragguardevoli della sua carriera era costituito da innumerevoli recite della Manon pucciniana. Gli elementi figurativi e i tratti interiori che caratterizzano i personaggi, erano dal Cunego più sentiti che studiati, e pertanto egli sapeva dimostrare come tutte le parti possano offrire risorse ad un cantante. Aveva un repertorio di una cinquantina di opere, che esaurì in quasi tutta l'Europa. Per la prima esecuzione assoluta degli Zingari di Leoncavallo, avvenuta a Londra nel 1912, l'autore stesso pensò al nostro artista, di cui conosceva la facilità nelle tessiture più ardite. Morì recentemente nella Casa di Riposo Giuseppe Verdi a Milano.

Alberto Gajoni Berti
Dizionario dei musicisti e cantanti veronesi (1400-1966)
Verona, Tipo-lito Cortella, 1966