Amelia Conti-Foroni
CONTI-FORONI AMELIA (1850 - 1927) - Rinomata soprano. Figlia del tenore Domenico Conti e della celebre Antonietta Foroni (una delle più acclamate cantanti dell'epoca della Grisi) e sorella del nostro grande Jacopo, attinse alla scuola dei genitori i migliori elementi dell'arte del canto. Era dotata di una voce poderosa di vero soprano drammatico, che sapeva però piegare con rara maestria anche alle delicatezze fiorite del repertorio leggero. Ma più che Amina era Aida; più che Lucia era Leonora, Elvira o Valentina. Nella Forza del destino cantò a fianco di Tamagno e nell'Aida, a Parigi e a Londra, con Angelo Masini. A ventisette anni si unì in matrimonio al tenore spagnolo Giuseppe Vellena Camero e con lui intraprese un lungo fortunatissimo giro artistico attraverso la pittoresca Andalusia: Siviglia, Granata, Cadice, Màlaga e Cordova. A Madrid riportò un vibrante successo nel Guarany, prescelta fra tre candidate dal grande baritono francese Victor Maurel che della fortunata opera del Gomes fu il creatore e l'interprete insuperato. A fianco del marito continuò a mietere allori sulle scene dei maggiori teatri d'Europa, sino al giorno in cui il suo diletto compagno, per un male improvviso ed incurabile, dovette abbandonare il tatro, giovane ancora e nella piena efficienza dei suoi mezzi vocali. La Conti-Foroni ne soffrì moltissimo e per qualche tempo smise di cantare, indecisa se continuare da sola il glorioso cammino artistico o ritirarsi definitivamente dalle scene. Incitata dallo stesso marito, si ripresentò al pubblico che l'adorava e l'attendeva: e fu un ritorno commovente. Entusiastiche acclamazioni l'accolsero dovunque e parve allora che, nel dolore, l'arte di questa eletta cantante fosse ingigantita. Il 23 marzo 1884, nella Gioconda al Carlo Felice di Genova, ottenne un successo che rimase memorabile negli annali di quel teatro. Verso la fine del 1800, subito dopo la morte del marito, lasciò le scene e si ritirò nella sua Verona per dedicarsi all'insegnamento di quell'arte che l'aveva resa celebre e che trasfuse poi, con magistrale sapienza e materna cura, nello stuolo dei suoi allievi, alcuni dei quali si trovarono ben presto nella scia luminosa lasciata dalla loro Maestra. A Verona cantò nel Faust (Tr. Nuovo, 1874); nella Lucrezia Borgia (Tr. Filarmonico, 1875) e nella Jone (Tr. Ristori, 1877).
Dizionario dei musicisti e cantanti veronesi (1400-1966)
Verona, Tipo-lito Cortella, 1966
Alberto Gajoni Berti
Dizionario dei musicisti e cantanti veronesi (1400-1966)
Verona, Tipo-lito Cortella, 1966