Victor De Sabata.
È nato a Trieste nel 1892, ma la sua educazione artistica si è compiuta interamente a Milano, nel Conservatorio G. Verdi, dove egli ebbe a maestri Michele Saladino e Giacomo Orefice, e dove conseguì a pieni voti il diploma di maestro compositore a soli 18 anni.
Dedicatosi assai presto alla direzione d'orchestra, è salito in questo ramo dell'esecuzione a meritata rinomanza. Per dodici anni infatti è stato primo direttore degli spettacoli lirici all'Opera di Montecarlo, e recentemente alla Scala di Milano. Molti sono i concerti orchestrali da lui diretti a Roma, Milano, Napoli e in altre città d'Italia e dell'estero, ovunque con vivo successo. Come compositore, il De Sabata ha tentato il teatro con un'opera in tre atti, Il Macigno, su libretto di Colantuoni, rappresentata alla Scala nel 1917 e con un balletto, Mille e una Notte, messo in scena anche alla Scala nel 1931. Un'altra sua opera teatrale, Lisistrata (da Aristofane) è ancora inedita.
Ma come sinfonista egli ha raggiunto una notorietà assai più estesa. Il primo e promettentissimo saggio del genere, una Suite in quattro tempi, egli l'ha scritto mentre era ancora allievo in Conservatorio. Seguirono più tardi i poemi sinfonici: Juventus, La Notte di Plàton, Gethsemani, ovunque accolti con caldo successo.
Nudrito e polifonico nella composizione orchestrale, il De Sabata ha avuto a modello nei primi lavori le opere sinfoniche di Riccardo Strauss; in una più matura gioventù, pur mantenendo fede ad un suo robusto ideale architettonico, egli ha accarezzato il sogno di una più aperta e libera cantabilità, non disdegnando inoltre gli effetti coloristici di altre scuole moderne.
JUVENTUS, Poema sinfonico. Prima esecuzione: Montecarlo, 1918.
Direttore: F. Lawrens.
È costituito da un solo grande Allegro pieno di vitalità e di slancio, adatto a seguire — senza particolareggiati programmi - l'immagine di una rigogliosa gioventù. I temi dell'inizio sono tutti - pure traverso le differenze del ritmo - improntati ad un baldo ardimento. Solo nel centro della composizione la musica si piega ad una espressione sentimentale, che si riscalda poi passionalmente e prende da ultimo atteggiamenti di tristezza e di sconforto. Alternative queste naturalissime nell'animo e nella vita di un giovane.
Ma la incoercibile vitalità dei verdi anni riprende nell'ultima parte il sopravvento e riconduce, pieni di rinnovata baldanza, i temi del principio, conchiudendo la composizione in un impeto di gioia e di vittoria.
LA NOTTE DI PLATON, quadro sinfonico. Prima esecuzione: Roma, 1923. Direttore: V. De Sabata.
Ampia composizione in tre movimenti stretti da logica continuità. L’Andante moderato dell'inizio è improntato a chiara e fresca melodiosità quasi popolare; segue un bizzarro Un po’ vivace, che trae il suo singolare carattere da un isolato disegno del flauto, di originale ritmica, appoggiato a pizzicati del quartetto d'archi e colorito da sobrii tocchi dell'arpa, della celeste, del sistro.
La complessità dello svolgimento ha il suo posto nell'Allegro vivace centrale, anch'esso mutevole di fisionomia ritmica e di colori strumentali, ma omogeneo nella materia tematica e nel carattere. Questo tempo ritrae con plastica evidenza il crescendo orgiastico di un'antica notte di tripudio, la cui tumultuosa animazione digrada a poco a poco e si trasforma in un etereo vibrare di archi divisi, quasi tremolio leggiadro di stelle sulla divina indifferenza della natura. Da questa serenità si leva, calmo ed espressivo, un canto di archi sulle armonie tenute dei fiati, perdentesi sulla fine in ampi accordi del quintetto, dei flauti, dei clarinetti, della celesta e delle arpe.
GETHSEMANI. Poema contemplativo. Prima esecuzione: Milano, 1925. Direttore: A. Toscanini.
Questo poema non è, e non vuole essere, uno squarcio descrittivo degli avvenimenti che si svolsero nell'Orto, che vide il pianto di Gesù, ma piuttosto l'espressione musicale di chi pensa, con animo di artista e di cristiano, al luogo dove il Maestro dell'umanità iniziò la sua sofferenza col sudore di sangue e dove ascoltò le parole della Volontà paterna. La musica di questo poema sinfonico non cerca quella lucida obbiettività, che è lo scopo dei cultori di composizioni programmatiche, ma solo la rivelazione patetica di uno stato d'animo soggettivo. L'unità del sentimento conferisce alla partitura del De Sabata una grande omogeneità di concezione, nella quale prevalgono i caratteri della dolcezza mistica, con una vaga melodiosità intessuta di morbida polifonia e di appropriati colori strumentali.
Tuttavia, attraverso questa unità di concezione, si possono scorgere tre stati del sentimento inspiratore: uno di mesta serenità in presenza della sera che scende sull'Orto Santo; l'altro di ansia per le sofferenze morali di Gesù; il terzo di fermezza e di solennità per l'eroica accettazione del sacrifizio, che riconduce la calma nel cuore divino. In questa chiusa la poetica visione dell'inizio acquista il calore del sentimento e la coscienza di un'alta promessa.

Giulio Cesare Paribeni
Sinfonisti italiani d'oggi. Guida per i radio-amatori dei concerti
Musica sinfonica, da camera e varia n. 6-8
Milano, ERTA - Edizioni Radio Teatrali Artistiche, 1932

Victor De Sabata (Trieste, 10.IV.1892 – Santa Margherita Ligure, 11.XII.1967) si diplomò in composizione a Milano; nello stesso Conservatorio intraprese anche gli studi di contrappunto e fuga. Dal 1918 al 1929 fu direttore all’Opera di Montecarlo e successivamente diresse la Cincinnati Symphony Orchestra. Direttore nei più prestigiosi teatri italiani, vantava un repertorio vastissimo che comprendeva autori quali Wagner, Verdi, Puccini, Ravel, Gluck, Debussy. Nel 1937 ricevette l’invito alle Staatsoper di Berlino e Vienna e si recò con l’Orchestra della Scala. Diresse le più importanti orchestre d’Europa e dal 1953 al 1957 fu Sovrintendente artistico del Teatro alla Scala.

Claudio Paradiso, Andrea Pomettini, Daria Grillo
Arrigo Tassinari ovvero i fasti del primo Novecento musicale italiano, con CD audio
Perugia, Edizioni Anteo, 2009