Gemma Bellincioni

Gemma Cesira Matilda Bellincioni Stagno (Monza, 17.VIII.1864 – Roccabelvedere, 24.IV.1950) figlia del basso-buffo Cesare intraprese gli studi di canto con la madre Carlotta Soroldoni e si perfezionò con Luigia Ponti Dell’Armi e Giovanni Corsi. Esordì al Teatro Nuovo di Napoli nel 1880 a sedici anni, ottenne grandi successi e si affermò al Teatro Argentina di Roma nel 1884 con Traviata. Fu la prima grande interprete del ruolo di Santuzza nella Cavalleria Rusticana (insieme al futuro marito Roberto Stagno, che per lei abbandonò la moglie e i sei figli, nella parte di compare Turiddu) e la prima Salomè italiana (1906), impegnandosi nella diffusione del teatro verista. Abbandonò definitivamente le scene nel 1911 per dedicarsi all’insegnamento: prima a Berlino, poi a Roma (insegnò al Conservatorio romano di “Santa Cecilia”), a Vienna, a Siena nel 1933 e dal 1934 al Conservatorio di Napoli. Pubblicò un proprio metodo d’insegnamento e l’autobiografia Io e il palcoscenico: trenta e un anno di vita artistica, Milano, Società anonima editoriale R. Quintieri, 1920.
Claudio Paradiso, Andrea Pomettini, Daria Grillo
Arrigo Tassinari ovvero i fasti del primo Novecento musicale italiano, con CD audio
Perugia, Edizioni Anteo, 2009