TREBBI Rizzardo
(Bondeno (Ferrara), 9 luglio 1872 - Brescia, 17 marzo 1961). Di Giuseppe e di Angela Margini. Figlio di un fattore, conseguito il diploma in ragioneria emigra giovanissimo negli Stati Uniti, ove si laurea in scienze economiche e sociali e intraprende una sicura e remunerativa attività. Avendo una bella voce di baritono, decide di lasciare tutto per il canto. Ritorna in Italia e, dopo gli studi compiuti con il tenore Leopoldo Signoretti, con la Steffanini-Donzelli e con Giuseppe Nenci, sensibile cultore di belcanto, debutta al Teatro Sociale di Ivrea nel 1907 in "Andrea Chenier", opera che nell'anno successivo porta a Spalato. Seguono esibizioni in vari teatri italiani. Nel 1909 è scelto personalmente da Seppilli per cantare nella sua nuova opera "La Nave rossa", al Teatro Storchi di Modena. Come ha scritto Daniele Rubboli ("Le voci raccontate", Bongiovanni, 1976): "negli anni del suo debutto scrissero di lui: figura superba, voce poderosa e bellissima, metodo di canto squisito, dizione incisiva e cultura vasta... Conosceva poi perfettamente l'inglese, il francese e lo spagnolo; in questo modo trovò anche più facilità nell'esibirsi all'estero cantando nelle lingue originali". Nel 1910 si imbarca per l'America con Mascagni che lo vuole nel ruolo del Re Raimondo nell' "Isabeu". In Sud America, con un repertorio vario, di successo in successo passa dal Cile all'Argentina, dal Brasile all'Uruguay, raggiungendo larga notorietà. A Rosario il giornale "La patria degli italiani" scrive che Rizzardo da Ferrara (così è il suo nome d'arte) è uno dei migliori cantanti della compagnia di Mascagni. Il concittadino Giulio Gatti Casazza lo porta al Metropolitan, a New York. Nel 1912 si esibisce a Londra al Teatro Hyppodrom. Rientrato in Italia, nel dicembre del 1912 lo chiamano alla Scala per "La fanciulla del West" e nel gennaio 1913 per essere Lelio nell'opera di Wolf-Ferrari "Le donne curiose". In primavera porterà questo suo nuovo personaggio anche al Teatro Grande di Brescia. Nell'estate del 1915 è richiamato alle armi come capitano di fanteria nel 61° reggimento. Congedato alla fine della guerra con il grado di tenente colonnello, abbandona la carriera lirica per stare vicino alla famiglia. Si occupa di promozione turistica e, dopo vari spostamenti, nel 1925 si trasferisce a Brescia per permettere al figlio Trebbo di frequentare l'Istituto agrario "Pastori". Tranne una brevissima parentesi dal 1928 al 1930, risiede poi stabilmente a Brescia. Muore per un incidente stradale, travolto da un'auto mentre pedalava in bicicletta. È autore di un volumetto dal titolo: "Cantate interpretando la musica". Sottotitolo: Voci del passato per le voci dell'avvenire. (Ed. Euterpe, via Gramsci 13, Brescia, 1955). Dalla moglie Erminia Stocchi ebbe un unico figlio, Trebbo (n. nel 1910), che tra le molteplici attività ha realizzato, su un'area di circa 10 mila mq, il giardino botanico di via Montini, a Mompiano, collezionando circa 1000 specie vegetali tra alberi, piante erbacee e acquatiche.

EB – Enciclopedia Bresciana di Antonio Fappani
Fondazione Civilità Bresciana
Brescia
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