Giovanni Tebaldini
TEBALDINI Giovanni
(Brescia, parrocchia di S. Agata, 7 settembre 1864 - S. Benedetto del Tronto, 11 maggio 1952). Di Clemente (Brescia, 30 ottobre 1837-22 aprile 1911), armaiolo, acceso garibaldino tanto da dare al primogenito il nome di Benedetto Giuseppe Garibaldi, cantore nelle chiese, e di Emilia Ceretelli, cugina del beato p. Giovanni Piamarta. A soli 7 anni viene avviato allo studio della musica (teoria e canto), presso l'Istituto Filarmonico Venturi col M° Paolo Chimeri, indi con privati maestri, Baldassare Vachelli, Giovanni Premoli, Roberto Remondi, per il pianoforte, l'organo e l'armonia. All'Istituto Venturi ha anche lezioni di violino dal M° Giacinto Conti. Per gli studi letterari, causa grave malattia, non potè andare oltre la III elementare. Quindicenne è organista in alcune chiese della città e maestro dei cori al Teatro Guillaume (Sociale) ove negli anni 1879-'80 prende parte alle esecuzioni delle opere "Linda di Chamonix", "Barbiere di Siviglia", "Saffo", "Attila", "La Figlia del Reggimento". Nello stesso periodo fa parte della Gioventù Cattolica e frequenta l'Istituto Pavoni recandosi spesso alla Tipografia.
Presto lascia Brescia. Nel 1880 si reca a Macerata per istruire, con successo, i cori al Teatro "Lauro Rossi" e a Milano al Teatro "Castelli", per la stagione lirica della Prima Esposizione Nazionale. Comincia così la sua vita errabonda. Nel 1881 viene nominato organista a Vespolate (Novara), primo tra dodici concorrenti esaminati dal maestro Corgnani. Nel 1883 entra come studente al Conservatorio di Musica di Milano, diretto dal bresciano Antonio Bazzini, "avendo a maestri il Panzini per armonia, contrappunto e fuga e il Ponchielli nella composizione".
In una scuola serale, dove lavora come pianista accompagnatore, conosce l'abate Guerrino Amelli, l'iniziatore della riforma della musica sacra in Italia, che lo introduce agli studi di paleografia musicale, canto gregoriano e polifonia vocale.
Contemporaneamente scrive sui periodici "Gazzetta Musicale di Milano" (edita da Giulio Ricordi), "Lega Lombarda", "Musica Sacra". Un articolo pubblicato nel febbraio 1886 sulla "Lega Lombarda" nel quale critica una Messa composta dal suo insegnante Polibio Fumagalli, gli causa l'espulsione dal Conservatorio. Va a dirigere la Schola Cantorum di Vaprio d'Adda e, in seguito, è organista presso la Cattedrale di Piazza Armerina. Tra il 1887 e il 1888 riprende a Milano l'attività giornalistica e a Vaprio il posto di organista. Quindi, dopo aver vinto un concorso della Wagnerverein, si trasferisce in Germania, primo italiano a frequentare la famosa Kirchenmusikschule di Regensburg (Ratisbona), sotto la guida dei professori Haberl e Haller, e soggiorna a Monaco, Norimberga, Bayreuth. Ratisbona sarà da lui ritenuta la "città santa" della musica sacra, soprattutto dell'antica musica sacra italiana. In seguito finì con il preferire, a Ratisbona, la Solemnes dei benedettini. Nel 1889, su proposta dello stesso Haberl, di padre Angelo De Santi e di Giuseppe Gallignani, è nominato Direttore della Schola Cantorum e Secondo Maestro di Cappella in San Marco a Venezia, incarico che lascia nel 1894 (per aver rifiutato di eseguire la Messa del Gounod) per andare a dirigere la Cappella Musicale della Basilica di Sant'Antonio a Padova, dove, tra l'altro, organizza le Feste Centenarie del Santo (1895) con importanti concerti. Seguendo le sue specifiche vocazioni, nel 1892 fonda e dirige, fino all'ultimo numero (giugno 1895), il periodico "La Scuola Veneta di Musica Sacra". Successivamente è chiamato a collaborare alla "Rivista Musicale Italiana" dei F.lli Bocca di Torino. Praticamente non c'è stata prestigiosa testata musicale della sua epoca su cui non abbia scritto. In quel periodo intrattiene rapporti con musicisti come Boito, Sgambati, Martucci, Bossi, Perosi; uomini di cultura come Fogazzaro, Fortuny, Gianturco, Illica, Luigi e Urbano Nono e Pompeo Molmenti. Di Perosi, che ritenne "il salvatore del movimento ceciliano" e dei suoi Oratori sarà strenuo difensore in articoli pubblicati sul "Cittadino di Brescia" nel 1898 e più tardi sul "Bollettino Ceciliano".
Stretta è l'amicizia e la collaborazione con un altro bresciano, Marco Enrico Bossi, con il quale pubblica, nel 1894, un "Metodo per lo studio dell'organo" nelle edizioni Carisch e Jarichem di Milano. Intensa è anche l'amicizia e la consonanza di idee e di propositi con mons. Giuseppe Sarto poi Papa Pio X. Dal 1894 al 1901 è in corrispondenza e incontra più volte Giuseppe Verdi. Ricordi, saggi e testimonianze sono riportati nel volume "Idealità convergenti - Giuseppe Verdi e Giovanni Tebaldini", a cura di Anna Maria Novelli e Luciano Marucci (D'Auria Editrice, 2001). Tra il 1895 e il 1897 consegue cinque primi premi, all'unanimità, per composizioni vocali ed organo in concorsi indetti dalla Schola Cantorum di Saint-Gervais di Parigi. Dirige il Conservatorio di Parma dal 1897 al 1902, dove ha come allievi Ildebrando Pizzetti, Vito Frazzi, Bruno Barilli, Giulio Bas, Agide Tedoldi, ma deve abbandonare l'incarico perché "troppo amico dei preti". Il cardinale Giuseppe Sarto lo incarica invece, con Bossi, Terrabugio, Gallignani e pochi altri, di attuare la riforma della musica sacra in Italia. Nel 1902 diviene direttore della Cappella Musicale di Loreto, dove resta fino al 1924 attuando "un programma di radicali riforme sulla base della restaurazione della vera musica liturgica". Nel 1917 organizza e dirige i "Concerti Spirituali" a Bologna. Due anni dopo è tra i fondatori dell'Associazione "Alessandro Scarlatti" di Napoli. Nel 1921, per le Celebrazioni del VI Centenario Dantesco a Ravenna, viene chiamato ad allestire e a dirigere la sua "Trilogia Sacra", espressa con melodie gregoriane, mottetti ed inni palestriniani (Ed. Simboli, Recanati, 1921). Nel 1925 è incaricato di commemorare Giovanni Pierluigi da Palestrina con un discorso e un concerto di musiche del grande Maestro. Nello stesso anno Francesco Cilèa gli affida la cattedra speciale di "Esegesi del canto gregoriano e della polifonia palestriniana" presso il Conservatorio San Pietro in Maiella di Napoli le cui lezioni ripete ai Conservatori di Milano, Parma e Roma. Nel maggio del 1929 dirige le esecuzioni palestriniane a chiusura delle feste centenarie benedettine alla Basilica di Montecassino; dirige dal 1930 al 1931 l'Ateneo Musicale Claudio Monteverdi di Genova e si occupa con immutato fervore di esegesi gregoriana e palestriniana di cui tiene corsi e lezioni ai Conservatori di Roma, di Napoli e di Firenze; per la Casa Ricordi cura la pubblicazione di sue trascrizioni in partitura d'orchestra di una "Fuga" di Frescobaldi, di una "Sonata in cinque tempi per flauto ed orchestra d'archi" di Alessandro Scarlatti.
Con una povera pensione di 19 mila lire mensili, visse lunghi anni a scrivere articoli per quotidiani (fra i quali "L'Italia" di Milano, "Il Giornale di Brescia"), a tenere conferenze ecc. Ultimi suoi saggi: "Il mio maestro" su Amilcare Ponchielli e "Lux fulgebit" su Pio X. L'ultimissimo saggio ("Incontro a lui - flectamus genua") lo dedicò a Giuseppe Verdi.
Di suo pugno scrisse le parole da porre sulla sua tomba a Loreto, parole che riassumono tutta la realtà della sua vita "Giovanni Tebaldini n. in Brescia 7.IX.1864 - m. ... / Dal 1902 al 1924 Maestro della Cappella Musicale Lauretana / Visse con la fede in Cristo / nel sogno dell'ideale / nella realtà del dolore".
Giulio Gonfalonieri (in "Bruciar le ali alla musica") lo dice "più unico che raro nel campo delle resurrezioni musicali, dell'intuito profondo per i nostri tesori, dell'adorazione senza fini nascosti, dell'ostinata volontà di diffonderli...".
Sulla traccia anche di quanto scrisse in "Brescia Musica" la nipote Anna Maria Novelli, si possono rintracciare i non molti, anche se affettuosi, rapporti, che il Tebaldini tenne con Brescia e i bresciani, anche se purtroppo il 19 novembre 1940 si era sentito in dovere di scrivere al presidente dell'Ateneo, conte Fausto Lechi, che a Brescia "nulla a me è stato concesso di fare e di compiere" aggiungendo di aver "portato nel cuore un affetto profondo per la patria mia" e che il suo pensiero era stato ad essa riservato. Il 9 aprile 1887 era tra i promotori di un Circolo Artistico e a Brescia ritornava il 24 agosto 1888 per tenere al Circolo Artistico un "Discorso in lode di Antonio Bazzini" pubblicato dalla Tip. Pavoni. Il 27 gennaio 1891 era ancora a Brescia con la Schola Cantorum della Basilica di San Marco di Venezia per eseguire musiche di Pierluigi da Palestrina nella chiesa di Sant'Afra. Il 2 aprile 1904 teneva, nella sala del Circolo della Gioventù Cattolica, una conferenza su "I musicisti bresciani dal XVI al XVIII secolo" (testo pubblicato il 4 aprile su "Il Cittadino di Brescia"). Nel settembre 1909 era chiamato a far parte del Comitato d'onore del "Convegno ceciliano lombardo" tenuto a Brescia. Per il venticinquesimo della fondazione dell'Istituto Artigianelli, il Piamarta, fondatore dell'istituto nel 1886, gli aveva fatto progettare il nuovo organo che egli stesso inaugurò il 16 giugno 1912 con l'esecuzione della sua Missa Brevis e di altre sue composizioni di musica sacra.
Tristissima fu la sua permanenza a Brescia, durante la malattia che la portò alla tomba il 14 febbraio 1922, della figlia quindicenne Pia (v.), che era bimba prodigio come pianista. Con lo strazio nel cuore per tale perdita, accettò tra il gennaio e il febbraio 1924 di tenere, nella Sala Maggiore della Camera di Commercio per la Scuola Superiore di Studi Sociali, cinque lezioni sulla "Storia della Musica in Europa nel secolo XIX", seguitissime da un folto pubblico. Per l'Istituto Artigianelli, era stato incaricato di comporre due inni: uno nel 1928 e l'altro nel 1936, cinquantesimo anniversario dell'Istituto stesso, e fu tra i primi a rilasciare una testimonianza per promuovere la beatificazione del Piamarta, avvenuta nel 1997. Nel 1941 fu invitato dal presidente conte Fausto Lechi a commemorare all'Ateneo Giuseppe Verdi. L'Ateneo ristampò in suo onore il programma di un famoso "Concerto Storico" che egli aveva organizzato e diretto cinquanta anni prima a Venezia con musiche di antichi maestri da lui dissepolti dagli archivi veneziani e trascritti in partitura moderna: Monteverdi, Cavalli, Bassani, Legrenzi, Rovetta... In due riprese nel 1927 e nel 1940 donò all'Ateneo di Brescia documenti, spartiti musicali, corrispondenze, studi e libri preziosi. Come ha sottolineato Anna Maria Novelli: "Anche se a Brescia Tebaldini non aveva tenuto che rari incontri pubblici, mai aveva dimenticato la sua terra dove, tra l'altro, erano la sorella Brigida, i numerosi amici e l'adorata figlia Anna Pia, sepolta in quel cimitero". La stampa locale, e specialmente il "Cittadino di Brescia", aveva dato regolare notizia delle sue vicende artistiche ai concittadini, a partire dai successi come maestro di cori, quale Secondo Maestro della Cappella Musicale di San Marco a Venezia, di direttore in quella di Padova e del Conservatorio a Parma, al tempo in cui frequentava Verdi. Erano segnalate sue esecuzioni: la Messa di Sant'Antonio, quella da Requiem per Vittorio Emanuele II al Pantheon di Roma, scritta con l'amico Marco Enrico Bossi ed altre. Era anche seguita la sua partecipazione ai Congressi di Musica Sacra, dove aveva ricevuto l'apprezzamento del vescovo di Mantova Giuseppe Sarto che, divenuto Papa Pio X, lo aveva più volte ricevuto e, nel 1906, insignito della Commenda di San Silvestro.
Da critico musicale, Tebaldini, all'inizio della carriera (1886), aveva recensito su "La Sentinella Bresciana" le rappresentazioni di "Marion Delorme" e "Lituani" di Ponchielli al Teatro Grande, di "Arvoel" di Alberto Franchetti. Poi sulla "Gazzetta Musicale di Milano", edita da Ricordi, aveva curato "corrispondenze" per gli spettacoli di musica lirica. In anni successivi "Il Cittadino di Brescia" aveva ospitato suoi saggi e, dal 1946 al 1951, "Il Giornale di Brescia" i suoi ricordi su Verdi, Arrigo Boito, Toscanini e Ponchielli. A volte si firmava con lo pseudonimo di G. Bressan, confermando l'orgoglio per le sue origini bresciane. Nutrita è poi la sua corrispondenza con i bresciani Bossi, il beato Giovanni Piamarta, il conte Fausto Lechi, il prof. Vincenzo Lonati, mons. Paolo Guerrini.
Molta sua produzione compositiva è di genere sacro (145 titoli). Comprende messe, oratori, mottetti, salmi, inni, pezzi per organo. Da ricordare la "Messa funebre" (in collaborazione con Marco Enrico Bossi, 1893), che vinse il concorso della Regia Accademia Filarmonica Romana per le annuali esequie di Re Vittorio Emanuele II al Pantheon di Roma; la "Missa Solemnis", per 4 voci miste ed organo, in onore di Sant'Antonio da Padova (1895 - op. 12 - edita nel 1899 da Ricordi), premiata dalla Schola Cantorum di St. Gervais di Parigi; la "Missa Conventualis", per 4 voci miste (1896 - op. 15); l'oratorio "Caecilia Nuptiae", per soprano, coro a 4 voci e piccola orchestra (1898-1931 - op. 21); la "Missa pro defunctis", per 4 e 5 voci miste (1908 - op. 35), eseguita nel 1908 e nel 1912 al Pantheon in Roma per le esequie di Re Umberto I; il "Quintetto pel Natale" (1933); il poema sinfonico gregoriano "Rapsodia di Pasqua" (1935-1937), eseguito al Teatro E.I.A.R. di Torino nel 1938 sotto la direzione di Ildebrando Pizzetti; "Padre, se mai questa preghiera giunga" (1947), ultima composizione, su versi di Ada Negri.
Le opere di musica profana sono 46. Tra i pezzi sinfonici e sinfonico-vocali: il bozzetto per orchestra "Fantasia araba" (1887 - op. 11) sul primo libretto di Luigi Illica; "Marcia festiva" (1897 - op. 20); "Epicedio" (1944-1945). Tra le liriche da camera e i brani corali: "Ella tremante venne alfine" (1904 - op. 32 n. 3), da un testo di Gabriele D'Annunzio; "L'Infinito" (1904), "A se stesso" (1935) e Amore e Morte" (1935), per i "Canti" di Giacomo Leopardi; "Ebbrezze de l'anima" (1893 - op. 7), sei liriche per tenore e pianoforte su versi dal "Mistero del poeta" di Antonio Fogazzaro; "Lux in tenebris" (1912 - op. 37), sette liriche da "Miranda" dello stesso Fogazzaro. Insigne studioso di paleografia musicale, si è dedicato all'attività di trascrizione e riduzione in partitura moderna di oltre 80 composizioni italiane e straniere, tra cui L'incoronazione di Poppea" di Claudio Monteverdi; "Jephte" di Giacomo Carissimi; "Rappresentazione d'Anima e di Corpo" di Emilio de' Cavalieri (Ed. M. Capra, Torino, 1914), eseguita in prestigiose sedi in Italia e all'estero; "Euridice" di Jacopo Peri e Giulio Caccini; "Fuga in sol minore" di Girolamo Frescobaldi e "Largo" di G.B. Bassani (Ed. Ricordi, Milano, 1931); "Totila" di Giovanni Legrenzi (Ed. Ricordi, Milano, 1937). Tra il 1890 e il 1936 diresse circa 70 concerti nelle principali città italiane e straniere; altri in seguito. Famoso il "Concerto Storico" del 1891 a Venezia in cui fu tra i primi a proporre musiche di antichi maestri. Tebaldini, per la sua lunga e multiforme attività, occupa un posto di rilievo nella moderna musicologia italiana.
Tra gli scritti di storia e critica musicale: "L'Archivio Musicale della Cappella Antoniana in Padova" (1895), che gli valse le lodi di Arrigo Boito e Giuseppe Verdi; "L'Archivio Musicale della Cappella Lauretana" (1921); "La riforma della musica sacra in Italia" (1888); "Giuseppe Zarlino" (1893); "Gounod autore di musica sacra" (1894); "G.P. da Palestrina" (1894); "Giuseppe Tartini" (1896); "Felipe Pedrell e il Dramma Lirico spagnolo" (1897); "Da Rossini a Verdi" (1901); "La musica sacra nella storia e nella liturgia" (1904); "Il 'Motu proprio' di Pio X sulla Musica Sacra" (1904); "L'elemento lirico nella musica sacra" (1906); "Telepatia musicale" (1909); "La musica e le arti figurative" (1913); "Giuseppe Verdi nella musica sacra" (1913); "Ildebrando Pizzetti nelle 'memorie' di Giovanni Tebaldini" (1931); "Come lavorava Beethoven" (1936); "Ferdinando Paër" (1939); "De la melodia verdiana" (1941); "Verdi e Wagner" (1941); "Fuori del teatro" (1951). Come didatta ha redatto un "Metodo di studio per l'Organo moderno" (1894), insieme con M.E. Bossi; ha tradotto dal tedesco il "Trattato di composizione" di P. Piel (1894).
Ben 172 i discorsi pubblici da lui tenuti in Italia e in altre nazioni.Tra le conferenze quelle su "La riforma della musica sacra in Italia" (1896); "Origini e finalità della musica sacra" (1906-1907); "L'anima musicale di Venezia" (1907); "Palestrina e la polifonia musicale" (1907); "La funzione sociale dell'arte" (1907); "L'organo nella chiesa cattolica" (1909); "G.P. da Palestrina e la musica spirituale" (1920); "La storia della musica in Europa nel secolo XIX" (1924); "Lezioni di Storia, Estetica e Pratica gregoriana" (1929); "La riviviscenza della tradizione" (1931); "Esegesi palestriniana" (1926); "La scolastica del p. G.B. Martini" (1932-1933); "La Scuola Veneta ed i Gabrieli" (1933); "L'arte di Beethoven" (1935); "La tradizione e l'evoluzione nell'arte" (1936); "Scienza e fede" (1945).
Autorevoli le commemorazioni per Antonio Bazzini (1888); Carlo Andreoli (1910); Lauro Rossi (1910); G.M. Nanino (1911); Giuseppe Verdi (1913-1914, 1926, 1951); Giuseppe Martucci (1914); Angelo Mariani (1921); Gaspare Spontini (1924-1925); G.P. da Palestrina (1894, 1925); Alessandro Scarlatti (1925); Marco Enrico Bossi (1925); Ludwig van Beethoven (1927); Amilcare Ponchielli (1934); Giambattista Pergolesi (1910, 1936). Ha scritto molti articoli, tra cui quelli su Amelli, Bellini, Berlioz, Boito, Buzenac, Fogazzaro, Frescobaldi, Legrenzi, Martini, Mozart, Pace, P. da Palestrina, Pergolesi, Perosi, Persiani, Pio X, Pizzetti, Ponchielli, Sgambati, Terrabugio, Toscanini, Verdi, Wagner, Zuelli. Suoi approfonditi studi su P. da Palestrina, Ponchielli e sull'estetica musicale (Domus Aurea) sono rimasti inediti.
Ad Ascoli Piceno è stato di recente costituito il "Centro Studi Giovanni Tebaldini" (che ha fornito molte di queste notizie). Brescia l'ha poi ricordato ad un anno dalla morte, il 25 novembre 1953 con una commemorazione tenuta nel salone "Pietro da Cemmo" dal prof. Vittorio Brunelli (e pubblicata nei "Commentari dell'Ateneo di Brescia per l'anno 1952"), seguita dall'esecuzione di suoi brani musicali: "Lux Aeterna" e "Requiem" dalla Messa per Umberto I, "Sanctus" dalla Messa di Sant'Antonio, "A se stesso" e "Adagio" dal Quintetto pel Natale. Nella ricorrenza del cinquantenario della morte, il 10 maggio 2002, è stato ricordato di nuovo dall'Ateneo di Brescia con una conferenza del maestro Mario Conter e con l'audizione di sue composizioni registrate nel corso della Rassegna di Musica Sacra a Loreto.
EB – Enciclopedia Bresciana di Antonio Fappani
Fondazione Civilità Bresciana
Brescia
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