SOLERA Temistocle
(Ferrara, 25 dicembre 1815 - Milano, 22 aprile 1878). Nacque a Ferrara dove il padre, avv. Antonio (v.), era magistrato. La madre era Marianna Borni d'Iseo. Con la famiglia si trasferì a Lovere dove il padre fu pretore dal 1818 al 1820. Arrestato questi per cospirazione contro lo stato e condannato a 20 anni di carcere allo Spielberg, Temistocle si trasferì con la madre e quattro fratelli a Brescia, presso il nonno, ex giudice, in pensione, e lo zio capitano Rinaldo, scapolo. Dalla prima fanciullezza Temistocle si considerò bresciano e tale lo ritennero molti suoi biografi. All'età di 11 anni la madre e lo zio ottengono dall'imperatore Francesco I un posto per lui nel collegio Maria Teresa a Vienna, da dove fugge e viene ingaggiato in un circo. Fermato in un villaggio ungherese, incontra per caso il fratello ufficiale nell'esercito austriaco che lo fa riconsegnare all'Imperatore il quale lo assegna al Collegio Longone di Milano. Qui, a 18 anni, riesce a pubblicare "I miei primi canti" di indole religiosa (Milano, Ferrario), letti i quali Luigi Toccagni, esclama "Abbiamo un poeta". Per qualche tempo continuò a poetare e a scrivere pubblicando un romanzo strappalacrime dal titolo "Michelina. Scena milanese" (Milano, Baroni e Scotti 1836) e di seguito "Zizino ed Amina di Abdallà" edita nella Strenna, "Non ti scordar di me", anno V., 1836, presso Vallardi. L'anno dopo "I miei primi Canti", Milano, Ferrario 1837. Nel 1838 pubblicò le "Lettere Giocose", Milano Tip. Molina con sestine e versi di occasione. Nel 1854 pubblicò "L'arpa Cattolica" (Milano, Bonardi Pagliani) e nel 1871 l'ode "La Guerra. Federico il Grande". Si dà alla composizione musicale e compare alla Scala di Milano con "La melodia" e, di seguito, con "Ildegonda" opera seria, della quale scrive il libretto e la musica, rappresentata il 20 marzo 1840. Pochi mesi dopo compone il "Contadino di Agliate" rappresentato alla Scala nel 1841. A Padova si produce coll'opera "Genio e sventura" rappresentata nel 1843, ed infine musica per la Spagna "La sorella di Pelagio". Si dà anche alla librettistica e dal 1839 sforna una produzione straordinaria allineando numerosi libretti quali "Oberto conte di S. Bonifacio", rifacimento di un testo del giornalista Antonio Piazza, musicato da Verdi, rappresentato nell'autunno 1839 alla Scala e di nuovo nel 1840; "Nabucodonosor", musicata da Verdi, rappresentata nel marzo 1843 alla Scala, ripetuta nell'autunno del medesimo anno, poi nel 1846, 1850, 1853, 1855, 1858 e 1861, sempre alla Scala, poi in tutti i principali teatri d'Italia e fuori; "I Lombardi alla prima Crociata", musicata da Verdi, rappresentata alla Scala nel 1843, 1844, 1855, 1857, 1860, 1864 e poi ovunque; "Giovanna d' Arco", musicata da Verdi, rappresentata nel medesimo teatro nel 1845, 1858, 1865; "Attila", musicata da Verdi e rappresentata ivi nel 1847, 1850, 1852, 1860, 1867, ecc.; "Il Sordello" musicata dal maestro Buzzi, rappresentata ivi nel carnevale del 1857; "La fanciulla delle Asturie" opera seria musicata dal maestro Benedetto Secchi e rappresentata nell'ottobre 1856 alla Canobbiana di Milano; "Pergolesi" musicata dal Ronchetti alla Scala nel carnevale 1857; "Vasconcello" musicato dal Villanis e rappresentato ivi nel carnevale 1861; "L'espiazione" musicata dal Maestro Peri e rappresentata ivi nel carnevale 1861; "L'indovina" musicata dal maestro Buzzi. "La stella del monte" musicata dal Ponchielli. Secondo il Regli compone inoltre per il maestro Angelo Villanis, "Alfonso III" e "Emanuele Filiberto". Durante un soggiorno spagnolo oltre ad un poema di soggetto storico, scrive un'opera "La Hermana" dedicata alla regina, e il libretto di un'opera "La conquista di Granata ossia Isabella la Cattolica" musicata dal maestro Arieta. Dotato di discreta voce, sostituisce a volte artisti. Figura fra le più caratteristiche della "bohème" degli artisti del tempo, lo si trova impresario teatrale a Marsala, venditore di acqua a Livorno, quindi autore di elegantissime Zarzuele nella Spagna, dove amico e confidente di Narvaez è intimo della Regina Isabella, è maestro di cerimonia alla Corte, direttore del teatro dell'Opera di Madrid. A Madrid vive una vita di avventure. Di nuovo librettista a Milano, viene richiamato in Ispagna dalla regina e inviato in Portogallo col titolo di Ambasciatore. Nell'imminenza dei grandi avvenimenti del 1859, agente del "La Guérroniere" in Italia e iniziato a tutti i segreti della politica napoleonica è al servizio di Napoleone III che se ne serve per i contatti con i patrioti italiani, che egli si reca spesso ad incontrare di persona a Milano. Nel '61, addirittura, il Solera abbandona l'arte per la pubblica sicurezza, è delegato-capo a Potenza dove si prende il gusto di catturare personalmente, dopo una lotta furiosa, il bandito Serravalle. Lo nominano questore di Firenze, di Palermo, di Bologna, di Venezia. Sino a che, intorno al '69, vien chiamato dal Kedivè per la riorganizzazione della polizia egiziana. Poi torna in Italia e da poliziotto si improvvisa antiquario, frequentando Milano, Parigi, Vienna e Londra. Caduto nella morsa degli sfruttatori e degli imbroglioni perde tutte le sue sostanze e morirà quasi del tutto dimenticato a Milano nella Pasqua del 1878. Molto legato a Brescia, vi tornò spesso frequentando sempre i patrioti. Nel 1834 oltre a rappresentare a Brescia, per il Carnevale, la sua opera "La fanciulla di Castel Guelfo", pubblica versi "In occasione/della/ prima messa/del molto reverendo/d. Giovanni Rossa/di Brescia/ polimetro/di/Temistocle Solera/Brescia/per N. Bettoni e compagni/M.DCCC.XXXIV", in 12°, 8 p. E si sa che don Rossa fu prete patriota. La polizia austriaca lo sorveglia da vicino e nel luglio 1838 raccomanda alla presidenza dell'Ateneo di Brescia che vengano sottoposti a censura gli scritti e i lavori suoi, dato il suo "carattere leggero, fantastico e alquanto stravagante". Avvicinandosi il 1859, una sera, da un palchetto d'ultima fila del Teatro Grande, lancia una pioggia di biglietti nei quali si legge: "Donne bresciane! Domani il Governatore austriaco vi aspetta al suo ballo. Se avete goccia di sangue italiano nelle vene non andatevi". E quasi tutte le signore disertarono il ballo. A Brescia aveva sposato Teresa Rosmini, eccellente soprano che calcava grandi teatri.

EB – Enciclopedia Bresciana di Antonio Fappani
Fondazione Civilità Bresciana
Brescia
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