Società dei concerti di Brescia
SOCIETÀ dei Concerti
Mosse i primi passi verso il 1866 quando per iniziativa di don Gadola, rettore della Chiesa di S. Giuseppe e appassionato cultore di musica, si costituiva in Brescia una Società che, detta di S. Cecilia, aveva lo scopo di eseguire musica vocale e strumentale in varie manifestazioni. I soci erano gli stessi esecutori, i quali, con il contributo di una tenue quota mensile, facevano fronte alle spese.
Tale società fu attiva per due anni, eseguendo musiche di Consolini, Quaranta, Bazzini; e poichè la cittadinanza dimostrò di interessarsi grandemente a questa attività artistica, sorse l'idea di fondare una Società dei Concerti, che venne costituita il 12 maggio 1868 come Società artistico-filantropica allo scopo di "promuovere l'arte ed il gusto della musica mediante concerti periodici e di dare sussidi agli artisti bisognosi, erogando a tal uopo i risparmi possibili sui proventi sociali". Si propose specificatamente di ravvivare a nobile incremento l'esecuzione della musica vocale ed strumentale mediante concerti privati periodici ed uno o più concerti pubblici annuali e nel promuovere la distribuzione di sussidi proporzionati ai proventi della Società in favore dei professionisti più necessitosi. Ne propose lo Statuto una commissione formata dall'avv. Paolo Barucchelli, dal maestro cav. Antonio Bazzini, dal maestro Costantino Quaranta, dal maestro Giovanni Consolini e da Gaetano Franchi e Pietro Cogi, a una novantina di Filarmonici convenuti nella sala del teatro e in massima parte gli stessi che avevano demandato alla Commissione la progettazione della Società.
La società si compose di tre categorie di soci: una costituita da coloro che fanno della musica la loro speciale professione; questi (Soci attivi) prestano l'opera nei concerti. Alla seconda classe appartengono quelli che coltivano la musica per diletto, "ovvero amandola ed onorandola anche senza coltivarla, sono lieti di concorrere in principialità mediante annua contribuzione in denaro, che fu determinata per ora in lire dodici, e sussidiariamente anche coll'opera loro, quali dilettanti: essi sono chiamati Soci contribuenti. Se questi, in luogo della contribuzione annua preferiscono donare una somma capitale di lire duecento, pagabile ripartitamente in quattro semestri, essi acquistano nome e benemerenza di Soci fondatori".
Nella stessa riunione venne eletto un Comitato o Consiglio reggente la Società. Risultarono eletti il Bazzini (presidente), Gaetano Franchi e Faustino Gaza (vice-presidenti), Costantino Quaranta, Giovanni Consolini, Giacinto Conti, Giordano Corbolani (consiglieri), Pietro Cogi (segretario e che aveva già rivestito analoga funzione nell'associazione dei Filarmonici) e Carlo Baresani (tesoriere).
Lo statuto venne approvato il 7 e 10 febbraio 1869 e modificato in adunanze generali dei soci del 23 e 30 gennaio 1870, del 17 marzo 1875, del 29 aprile 1888, nel 1910 ecc. Il primo concerto (14 luglio 1868) venne realizzato in collaborazione con l'Istituto Venturi di cui il Bazzini reggeva la presidenza, con musiche di Beethoven e Rossini. Nel 1868 aderivano alla società 73 soci attivi e 333 contribuenti.
Nei primi anni prevalsero concerti di dilettanti bresciani, poi la presenza di forestieri si allargò. Alcuni concerti come il "Deserto" di David, la "Piccola Messa" e lo "Stabat Mater" di Rossini, il Terzo atto del "Guglielmo Tell" pure di Rossini, la "Messa da Requiem" di Verdi (con 300 parti) ecc. ottennero successi clamorosi.
In più venne eseguita un'infinità di Sinfonie, Quartetti classici, ecc. Vi suonarono pianisti come Rubinstein, Von Bülow, Andreoli, Appiani, ecc. i violinisti Bazzini, Tompsolm, Cognetti, Castellano, ecc. e quasi tutti i più celebri cantanti. La Società viene salutata con favore dalla stampa e dalla critica. La Gazzetta Musicale scrive di "buonissimi auspici"; lodi entusiastiche specialmente dirette a Bazzini, sono espresse nel 1871 dal critico Filippo Filippi nella "Rassegna drammatico musicale". A Bazzini va anche la deferenza del grande artista Von Bülow.
La partenza nel 1873 di Bazzini per Milano provoca una seria crisi specie nell'attività concertistica, superata in parte, dall'intervento ripetuto dello stesso Bazzini che suggerisce concerti e artisti. Grazie a questa "protezione" ma anche alla sua dirigenza, pur non disdegnando la musica melodrammatica e persino le "pieces de salon" la Società si dedica ad una qualificata musica strumentale da camera. Come scrive Roberto Zanetti: «L'abitudine all'ascolto di trii e quartetti (e gli organizzatori bresciani si sforzano di far ascoltare più volte le cose che ritengono più importanti e che in genere sono realmente tali) finirà per avvincere il pubblico e, a posteriori, si potrà dire che solo da una siffatta programmazione, la più propedeutica per quei tempi alla musica cameristica, sboccerà il successivo periodo di specializzazione che eleva tono e livello culturale delle stagioni concertistiche sin dai primissimi anni del Novecento». E ciò nonostante le preferenze del pubblico e dei critici, - fatta eccezione di alcuni fra i quali Giovanni Tebaldini che rimproverava nel 1886 ai dirigenti la Società di essersi «a poco a poco lasciati vincere dalle influenze degli orecchianti ed oggi ben raramente ci è dato di udire le opere di Beethoven, Haydn, Mozart e d'altri maestri, dimenticando i grandi nostri cittadini che furono Scandella, Marenzio, il più illustre madrigalista del sec. XVI, Colonna e tanti altri illustri musicisti di cui a Brescia si sono dimenticati anche i nomi» - andassero alle romanze ed ai duetti da camera e di teatro. Anche grazie a questi stimoli, come rileva lo Zanetti, «dal 1890 in avanti si ha un vero e proprio crescendo nella programmazione concertistica che porterà a maturazione il "concerto" come fatto artistico e culturale. Ancora per qualche tempo si rimane fedeli al taglio "accademia", cui concorrono elementi di diversa specializzazione esecutiva. Non è però lontano il momento in cui s'imposterà anche sotto questo aspetto, la fisionomia poi sviluppata sino ai nostri tempi».
Negli anni che seguono, nei concerti emerge la figura del pianista e assieme quella di solisti di strumenti (come il clavicembalo, violino, violoncello ecc.) mentre si accentua, specie dopo la I guerra mondiale, una particolare attenzione alla musica contemporanea italiana, che porta all'esecuzione di musicisti di bassa lega, all'accettazione di programmi a scatola chiusa nel senso di un'autarchia musicale italiana che si accentuerà negli anni a seguire, e specie negli ultimi del regime fascista. I soci salgono a, 352 nel 1920 mentre nel 1921 la Direzione si trova di fronte ad un numero raddoppiato di domande così da imporre nella Sala Apollo o nel Teatro Grande due audizioni consecutive. Una nuova seria crisi la Società deve affrontare negli anni Trenta e specialmente intorno al 1935-1936 quando i soci quasi si dimezzano, i contributi calano e si riducono di numero i concerti, per riprendere negli anni 1939-1940. Intanto nel giugno 1938 la Società inaugura il proprio labaro.
La II guerra mondiale porta ad una riduzione dell'attività e ad una sospensione negli anni 1943-1945.
Poste, nel settembre 1945, le basi della ripresa, la Società nel 1946 vede salire i soci e aumentare i concerti fino a 18 nel 1951, 1952. Come sottolinea Roberto Zanetti: « Negli anni 1946-1954, in esatta coincidenza con la presidenza dell'avv. Giuseppe Manziana, grazie all'impulso impresso all'attività sociale, l'organismo bresciano acquisisce meriti considerevoli per la città e tali da farlo iscrivere di diritto tra le istituzioni musicali, d'analoga struttura,che più s'impegnarono alla ricostruzione della cultura musicale italiana, al suo reale rinnovamento e alla sua concreta ricucitura col mondo musicale europeo e internazionale.
La riapertura delle frontiere, intanto, riporta nelle sale bresciane, dopo anni di autarchia, i maggiori nomi del concertismo internazionale, ripristinando così una delle più autentiche vocazioni della Società bresciana, (quali Cortot, Morgaloff, Backaus, Kempf, Casadeus), grandi firme del violino (Kulenkampf, Grumiaux, Enesco, Stern, Elman, Prihada), complessi musicali di fama, oltre ad esecutori e complessi italiani di prestigio quali il violinista Franco Gulli, il pianista Arturo Benedetti Michelangeli e i complessi Trio di Trieste, Trio di Bolzano, Quartetto italiano.
Di prestigio la stessa programmazione musicale. Rilevante anche la riesumazione di autori e musiche del passato (Bach, Haendel, Monteverdi, Palestrina, Marenzio, ecc.) oltre ad una rinnovata attenzione all'opera e al balletto. Sotto la presidenza di Renzo Baldo (1960-1964), sottolinea Roberto Zanetti, si manifesta: «la volontà di rompere con la routine organizzativa e culturale che da qualche tempo gravava sulla conduzione della Società, evidentissima in ogni scelta compiuta vive come nel taglio più organico delle stagioni, nelle quali si ottiene anche un'articolazione migliore e più equilibrata delle varie componenti esecutive e propriamente musicali», oltre ad un accentuato svecchiamento dei repertori. Inoltre vengono proposte musiche anticonvenzionali e avanzate, che coinvolgono tecniche e linguaggi moderni di varia estrazione: si pensi, ad esempio, al concerto di musiche elettroniche, con lavori di Luigi Nono, Camillo Togni e Iannis Xenakis (1963), o al concerto jazz del Modern Jazz Quartett (1964). Per non dire poi del confronto aperto con tendenze musicali aggiornate e problematiche, con le esecuzioni di lavori d'autori quali André Jolivet, Boris Blacher, Riccardo Malipiero, Riccardo Nielsen, Luigi Nono, Franco Donatoni. Lo stesso Zanetti ravvisa un deciso taglio innovatore nelle stagione anche nei programmi pianistici nei quali valenti esecutori si cimentano con opere di grande importanza storica, mettendo in secondo piano i grandi virtuosi legati ai repertori tradizionali. Tutto ciò avviene anche attraverso una stretta collaborazione tra la "Società dei concerti" e la "Società di Santa Cecilia" attraverso straordinarie proposte sinfoniche di Strawinski, Bartok, Bach presentati da grandi filarmoniche. Seguono anni di collaborazione tra la Società "Gioventù musicale" e l'Associazione artisti bresciani con la comparsa di giovani compositori (Corghi, Gentilucci).
Con il Festival internazionale pianistico del 1964 la società apre maggior spazio a violinisti, violoncellisti, chitarristi e schiude un crescente interesse alle formazioni orchestrali dalla "Gasparo di Salò" di Agostino Orizio, a quelle di Zagabria, della Saark della Scala (con Abbado), dell'"Haydn" di Trento, dell'"Angelicum", della "Fenice" di Venezia, di Cracovia, di Lodz, di Poznan, di Zurigo. Di rilievo i concerti clavicembalistici, le manifestazioni polifoniche sacre e profane, e i concerti monografici.
La Società dalla fondazione svolge fino al 1910 anche un'intensa attività assistenziale e di mutuo soccorso per i soci attivi in difficoltà specie per malattia. Dal 1885 organizza una serie di esercitazioni che offrono occasioni nuove per ascoltare musica di autori classici antichi e moderni, oltre che a pagine operistiche per offrire a molti dilettanti cittadini e a giovani esecutori palestre musicali. Dal 1932 vennero introdotte anche le "letture musicali" o accademie musicali alle quali parteciparono professionisti e dilettanti, preoccupandosi di dare ai programmi interessi particolari con l'inclusione di pagine del passato pochissimo conosciute o di autori contemporanei. E a questo scopo, sostanziale novità per i bresciani, la Presidenza provvede a radunare una piccola orchestra da camera con la quale consentire l'esame, la 'lettura' di particolari produzioni come il concerto solistico a lungo abbandonato per l'impossibilità di mantenere un complesso strumentale, seppur numericamente non cospicuo. Dal 1929, per un decennio, la Società organizzò inoltre concerti per le scuole.
Furono sedi dei concerti: la sala grande di palazzo Bargnani, la Crocera di S. Luca, la Sala Apollo di palazzo Martinengo, il Teatro Grande e il suo Ridotto, il Teatro Guillaume, il Salone Pietro da Cemmo, il Teatro Odeon, ecc.
Elevato il numero dei soci contribuenti: da 333 nel 1868 salirono a 600 nel 1869. Dopo una flessione a 110 nel 1878 il numero risale a 138 nel 1879, 191 nel 1882, per stabilizzarsi sui 250-260 nei primi anni del '900 toccando i 300 nel 1916, 313 nel 1919, 352 nel 1920, 700 nel 1921 e nel 1925, 400 nel 1930, 266 nel 1935, 710 nel 1946.
Presidenti: M° Antonio Bazzini (1868-1897), Carlo Baresani (1897-1913), Dott. Giorgio Tosana (1914-1928), Avv. Antonio Grassi (1929-1945); Avv. Giuseppe Manziana (1945-1954), Avv. Giulio Bruno Togni (1954-1960), Prof. Renzo Baldo (1960-1964), Dott. Francesco Gamba (1964-1966), Avv. Daniele Bonicelli Reggio (1966-1972), ing. Flaviano Capretti (1972-1993), dott. Elena Franchi (dal 1993, tuttora).
EB – Enciclopedia Bresciana di Antonio Fappani
Fondazione Civilità Bresciana
Brescia
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