Giovanni Maria Rubinelli
RUBINELLI Giovanni Maria
(Salò, 4 marzo 1747 - Brescia, 12 settembre 1817). Celebre contraltista e senza dubbio il più noto fra gli evirati bresciani. Ottenne successi fin dai 18 anni e nel 1770 faceva il suo debutto teatrale nella "Calliroe" di Antonio Sacchini. Nel 1772 entrò al servizio del duca di Württemberg a Stoccarda in servizio nella cappella ducale. Tornato dopo anni in Italia si faceva conoscere nel 1774 al San Samuele di Venezia nel "Lucio Silla" di Pasquale Anfossi, ligure di scuola napoletana, comparendo accanto a celebri interpreti quali Giovanni Ansani e Francesca Brambilla (nota come Farinella). Il crescente successo nella Serenissima è provato da quanto scrive F. Caffi nel novero delle "canore celebrità" nonchè "oselle d'oro", tra esse Marchesi, Crescentini, Giacomo David, Giovanni Ansani e Domenico Mombelli, che "numeravano fra loro vanti (...) l'aver cantato nella Cappella di Venezia al Doge e alla Signoria". Nel 1774 si esibiva al Nuovo di Padova nell'"Atide" di G. Mislieweczek. Si produsse al San Carlo di Napoli negli anni 1776-1778 nelle opere "Vologeso" di Giov. Marco Rutini, la "Disfatta di Dario" di Giov. Paisiello, l'"Arianna e Tesero" di Dom. Fiaschetti, il "Ricimero" di Pietro Guglielmi e il "Bellerofonte" di Ignazio Platania; nel 1784 nell'"Artenica" di Giac. Tritto e nel "Catone in Utica" di F. Antonelli. Il 3 agosto 1778 l'inaugurazione della Scala a Milano lo vedeva protagonista con Franziska Dorothea Lebrun, Maria Balducci e il celebre Gaspare Pacchierotti nell'"Europa riconosciuta" di Antonio Salieri esibendosi poi nel 1779 nella "Troja distrutta" di Mortellari con le primedonne Balducci, Lebrun-Danzi e gli uomini Prati e Pacchierotti. Con il Pacchierotti sopranista tanto lodato "sotto il profilo interpretativo da apparire, come scrive G. Marchesi, un precursore della temperie romantica" figura spesso negli scritti del tempo come ad esempio nel XIX Sermone di Gasparo.
Il cantante non dimenticò Brescia dove si esibiva, come scrive P.A. Franini, per la prima volta nel 1780 ne "Il martirio di S. Nazzaro e Celso" dell'abate Luigi Gatti, dramma sacro con il quale s'inaugurava l'apertura della Collegiata sotto il nome dei medesimi santi. Il 31 agosto 1787 egli stesso organizzava, a finanziamento della fabbrica del Duomo Nuovo, nel teatro dell'Accademia degli Erranti "una magnifica conversazione di canti e suoni" durata fra l'entusiasmo degli spettatori per intere ore. All'Accademia degli Erranti tornava nel 1788 per interpretare la parte di Calto nell'omonima opera di Francesco Bianci e ancora si esibiva durante la fiera del 1790 nel nobile teatro dell'Accademia degli Erranti nei drammi "Ademira" musicata dal Tarchi, e nell'"Idalide", ossia la "Vergine del Sole" del Cimarosa, cantando "come un angelo" secondo l'espressione di un giornalista del tempo. Gozzi in un sermone da lui dedicato alla procuratessa Caterina Dolfin Tron (il XIX) recita così: «O Pacchierotti, o Rubinelli, capi / Di turbolenze e di partiti / Sempre / non avranno per voi dispetti e gare / le donne e gli amatori di bemolli...». E in effetti i due vengono sempre più spesso messi a paragone da critici e spettatori. Così ad esempio Charles Burney sostiene che Rubinelli possiede "una varietà di abbellimenti superiore a qualsiasi cantante" eccetto Pacchierotti, che lo sopravanzava per "ricchezza di invenzione e di fantasia". Sempre più intensa comunque l'attività del Rubinelli che negli anni 1776-1778 si esibiva al S. Carlo di Napoli nelle opere in precedenza citate. Nel 1779 era a Milano nella "Calliope" e nella "Cleopatra". Nel 1782 cantò a Firenze, nel 1783 a Livorno, nel 1784 fu di nuovo a Milano. Nel 1785 ritornava a Milano nelle opere: "Ademira", musica del Turchi e "Ifigenia in Tauride", musica di C. Monza. Nel frattempo si esibiva a Stoccarda (1781) e a Londra. Nota la sua presenza in altri teatri europei.
Naturalmente più intensa fu la sua attività italiana. Così, ad esempio, nel giugno 1785 cantava al Nuovo di Padova con la celebre Banti e il tenore David. Nello stesso anno tornava a Milano con l'"Antigone" di G. Paisiello. Nel 1788 ottenne un vero trionfo in due opere musicate dall'Andreozzi: l'"Agesilao" e l'"Arinio" di cui fa un cenno lo Zaguri a Giacomo Casanova «Rubinelli à S. Benoit fait phanatisme». A Vicenza riscosse applausi nella "Morte di Cleopatra", a Verona nell'"Agesilao", a Venezia ebbe un trionfo durante le visite dei Conti del Nord nel 1781. In una accademia di musica data a Venezia in occasione d'una visita dell'Imperatore di Russia, del Re di Napoli e del Granduca di Toscana, interpretò l'"Apoteosi d'Ercole" con parole di Mattia Butturini e musica di Ferdinando Bertoni, salodiani come lui. Continua la presenza a Venezia dove si esibiva al San Samuele nel "Capitan Sandere" di V. Trento. Nel 1790 tornava a Milano nella "Nitteti" del Bianchi e poi ancora nell'anno seguente per la stagione di Carnevale nella "Morte di Semiramide" di G.B. Borghi. Nel 1791 cantò sempre alla Scala, nella "Morte di Cesare" dello Zingarelli. Nello stesso anno si esibiva a Vicenza nella "Morte di Cleopatra" del Nasolino, nel 1792 a Verona interpretava l'"Agesilao" dell'Andreozzi. Nel 1794 cantò nella Stagione del Carnevale alla Fenice di Venezia. Nel 1797 si esibiva nella "Congiura Pisoniana" del Tarchi. Come ha scritto M.T. Rosa-Barezzani «L'ultimo appuntamento bresciano risale al 1793 quando Rubinelli, ancora una volta, interveniva ad un avvenimento della città: l'apertura della chiesa di S. Alessandro».
Unanime la critica nell'esaltare la sua voce di contralto come veramente cosa rara, il suo gorgheggio strabiliante anche nelle maggiori difficoltà. Musicalmente perfetto egli eccelleva in special modo nei rondò. Ritiratosi a vita privata a Brescia nel 1800 visse nella stima e si può dire venerazione dei suoi concittadini fino al 1817, come confermano i sonetti a lui dedicati da Paolo Chizzola e in particolare l'iscrizione dettata dal celebre epigrafista ab. Antonio Morcelli: «JOANNI MARIAE JOAN F. RUBINELLO - DOMO SALODIO - MUSICORUM AETATIS SUAE - PRESTANTISSIMO - CUIUS INSIGNEM FAMAM - AUGEBAT EXIMIA MORUM INTEGRITAS ORNABAT - RELIGIOSA CONSTANTIS ANIMI PIETAS VIXIT ANN. LXX. M. VI. D. VIII. - CARUS UBIQUE MODESTIA SUA - ET FACILITATE IPSA - MAGNIS QUOQUE VIRIS ACCEPTUS - CIVES BRIXIANI LUXERE ANCISSUM - PRIDIE IDUS SEPT. ANN. M. XVIII. HUIC STUDIOSA HARMONICES COHORS - MEMOR CYNEAE ILLIUS VOCIS -TITULUM POSUIT MAGISTRO SUAVISSIMO - ARTIS SUAE». Iscrizione che purtroppo venne accantonata per un'altra banale e sciatta che si leggeva sulla sua tomba e che diceva: «AI MANI - DI GIOVANNI MARIA RUBINELLI - SALODIENSE - TRA COETANEI AUTORE PRESTANTISSIMO - DI MELODICA VOCE NE' SCENICI LUDI - OLTRE LE ALPI ED IL MARE - DAGLI ESTERI AMBITO - PER MODESTIA. INTEGRITÀ E RELIGIONE - VISSUTO - ANNI SETTANTA MESI SEI GIORNI OTTO - DEFUNTO - IL GIORNO DUODECIMO DI SETTEMBRE - L'ANNO MILLESIMO OTTOCENTESIMO DICIASSETTESIMO - LO ARMONICO TEATRALE ISTITUTO - IN MEMORIA - DEL MAESTRO INSIGNE DELL'ARTE - QUESTO - DI PERENNE DECORO MONUMENTO - CONSACRA».
EB – Enciclopedia Bresciana di Antonio Fappani
Fondazione Civilità Bresciana
Brescia
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