Francesco Pasini
PASINI Francesco
(Brescia, 4 giugno 1848 - 23 febbraio 1911). Di Luigi e di Angela Valentini, sorella di Andrea Valentini, libraio e noto studioso. Figlio di un ramaio che aveva bottega in via Cavour, aiutò il padre nell'officina. Studiò presso la Regia Scuola Tecnica impegnandosi presso la ditta commerciale Piloni. Alla morte del principale curò con la vedova il prosieguo dell'azienda che chiuse poi l'attività. Avendo la moglie ereditato una ditta per il commercio del rame, la passò all'Istituto Artigianelli. Entrato giovinetto nell'oratorio di S. Maria della Pace, tenuto da don Bortolo Gussago, apprese da don Egidio Cattaneo la musica e il canto. Compiuti ulteriori passi nel canto alla scuola del maestro Guglielmo Capitanio, passò poi a quella dei maestri Baldassare Vacchelli, Giovanni Consolini e Francesco Personi, perfezionandosi poi a quella di Francesco Guidi dove debuttò come dilettante. A Bergamo si avvicinò ai maestri Mini, Ponchielli e Cagnoni e si esibì per anni nella cappella di S. Maria Maggiore ottenendo tale successo da venire nominato dal Consiglio Comunale cittadino onorario. Ha scritto Antonio Valentini: «Favorito dalla natura di un timbro di voce forte e delicato studiò la musica sotto distinti maestri in Brescia ed in Bergamo, e l'istruzione congiunta ad un tenace volontà, riuscì ben presto ad eccitare l'ammirazione. La facilità nel leggere, la giusta interpretazione delle frasi e della parola, non che l'estensione della sua voce gli ottennero allori in patria e fuori. Incominciò a percorrere l'Italia, passò poi in Francia, a Parigi, e ancora in Inghilterra dove nel 1888 fu applaudito a Londra in molti concerti. Si recò in Oriente dando concerto a Costantinopoli, Cairo, Atene, Sofia ed altre città, ovunque cogliendo plausi e onorificenze, particolarmente dal Sultano e dal Principe di Bulgaria dai quali egli venne più volte invitato a cantare alla loro presenza. Cantò alla corte italiana, nella chiesa reale del Sudario a Roma, nella cappella della S. Sindone a Torino, a Monza, alla corte di Vienna. Nell'aprile 1893 su invito del conte Alessandro Fe' d'Ostiani, ministro plenipotenziario teneva concerti ad Atene. Nello stesso anno veniva invitato dal principe Ferdinando di Bulgaria, a Sofia, e in parecchie città, ove cantò con successo. Nel giugno 1895 cantava al Cairo in casa Zaffrani e poi in città italiane (Pavia, Milano ecc.) ed anche nelle più umili chiese del bresciano. Diede la sua opera alla Società dei Concerti, all'Istituto Filarmonico Venturi, alla pia Casa d'Industria, alla Pro Mutis, alla fabbriceria di S. Alessandro e ad altre amministrazioni. Su sua iniziativa vennero poste le lapidi a Carlo Maggini ed a Gasparo di Salò. Organizzò concerti e mostre di beneficenza (come quella di oggetti giapponesi del Conte Fe' d'Ostiani Alessandro nell'agosto 1905). Fu preso di mira dai sostenitori della riforma liturgica, criticatissimo dal bollettino "Santa Cecilia". Lo stesso mons. Sarto (poi Pio X) ai chierici del Seminario di Brescia che si erano esibiti a Mantova in un purificale avevano esplicitamente detto: "Bravi chierici, così si canta, non come il nostro Pasini". Un fine critico musicale bresciano Antonio Grassi volle riabilitarlo e disse: "Voglio rivendicare i meriti, anche se l'avere cantato in tutta Europa con la sua bella, e per lo stile di tempo, rara voce tenorile da sala e da chiesa, aver dato ciò di cui tanta gente è avara, cioè cuore e danaro a nobili fini, non gli valse a scampare al mal vezzo campanilesco del facile irridente satireggiare a cui prestava facile fianco la sua semplicità incolta e qualche sfoggio di bonaria vanità, dimenticandosi che persino i sommi, purtroppo, tra gli artisti peccavano allora non di rado di questi difetti, e il difetto di cultura dei musicisti di professione è ancor grave, e ad ogni modo vale di più un centigrammo di buon volere che un quintale di critiche infeconde". Musicò una Salve Regina dedicandola a S. M. la Regina d'Italia; un «Oh Salutaris Ostia» dedicato a Sua Santità Leone XIII; un'Ave Maria ed un Tantum Ergo. Musicò pure delle Romanze e qualche ballabile. A Brescia divenne celebre anche per i suoi incredibili ed esilaranti strafalcioni che vennero raccolti dall'avvocato Antonio Rinaldi in un opuscoletto intitolato "Strafalcionemme". Ebbe un gran cuore e fu molto apprezzato per l'opera prestata alla Pia Casa d'Industria, alla Fabbriceria S. Alessandro e ad altre opere pie. Fu appassionato raccoglitore di strumenti musicali, armi, autografi di uomini celebri, armi antiche, cimeli storici, specialmente risorgimentali, di cui fece frequenti esposizioni come nel settembre 1889 alla Sala Apollo di Palazzo Martinengo. I documenti risorgimentali servirono poi a storici come Alessandro Luzio, G.C. Abba, Luigi Pastro, Giov.B. Camozzi Vertova ecc. In occasione del 50° delle "Dieci Giornate" (1899) donò, alla Biblioteca Queriniana una raccolta di autografi, codici e preziosi strumenti musicali. Di tali raccolte pubblicò: "Catalogo della mostra di autografi, cimeli, codici, ed istrumenti musicali (Brescia 1898). L'1 aprile 1904 il Pasini consegnava ufficialmente le sue raccolte, collocate in due sale del Castello dette "Sale Pasini", al comune di Brescia. Nell'agosto 1905 esponeva cose giapponesi della collezione del conte Alessandro Fè d'Ostiani nella sala Apollo. Pregevole anche il medagliere visitato dal re Vittorio Emanuele in occasione dell'Esposizione bresciana del 1904 e, più volte, dai ladri. Gli strumenti musicali da lui raccolti verranno esposti dopo la sua morte, nel luglio 1912. Altri oggetti, artistici, libri, ricordi personali vennero donati dalla vedova Domenica Della Torre dopo la sua morte. Fu anche apprezzato enologo e, nel settembre 1889, esponeva all'Esposizione Industriale Operaia di Brescia alcune bottiglie di puro mosto di uve assortite delle sue vigne di Calvagese. Morì nell'atrio dell'"Hotel d'Italie" mentre faceva da guida alla città ad un gruppo di amici.
EB – Enciclopedia Bresciana di Antonio Fappani
Fondazione Civilità Bresciana
Brescia
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