Luigi Manini
MANINI Luigi
(Crema, 8 marzo 1848 - Brescia, 29 giugno 1936). Di Francesco e di Teresa Boniz. Pittore, scenografo, architetto. Fin da fanciullo manifestò viva passione al disegno, fu dapprima alla scuola del Polgadi passando nel 1861 a Milano e poi a Brescia sotto il prof. Cassina. Tornato a Crema decorò le chiese di Vaiano e di Zappello, la villa Stranezzi di Moscazzano, villa Vailati a Quade, ed eseguì la scenografia del teatro Sociale di Crema e la scena di Poliuto. Emigrato in Francia, lavorò con successo di critica e di stima a Nizza, Tolone e Marsiglia. Tornato in Italia venne nel 1874 assunto dal celebre scenografo Carlo Ferrari. Lavorò con lui al Teatro della Scala, al Dal Verne di Milano e all'Apollo di Roma. Il Ferrari lo invitò poi nel 1878 a Lisbona ad eseguire in sua vece le scenografie del Teatro S. Carlo. Guadagnatosi rapida fama lavorò al teatro Donna Maria di Lisbona, a quello di Oporto ed a altri sceneggiando opere come Guarany, rimanendo in Portogallo. una ventina d'anni. Si dedicò anche all'architettura, fondendo quella moresca con quella rinascimentale italiana, creando uno stile nuovo detto "Manuelino" dal nome del re del Portogallo Manuel II. Si devono a lui palazzi e ville sontuose fra cui palazzo Regaleira, villa Mayer a Cintra, villa Cavallero a Monteiro, il Palace Hotel della Foresta del Bussaco e altro ancora. I re del Portogallo Luigi e Manuel II lo fecero direttore dei lavori dei palazzi reali e lo insignirono di alte onorificenze, quali quella di Cavaliere dell'Ordine di Cristo, commendatore dell'Ordine Militare di M. S. della Concezione ecc. Altre onorificenze ebbe in Italia, dove rientrò definitivamente nel 1912, scegliendo a Brescia come sua dimora una villa dei Ronchi e dal 17 dicembre 1924 come domicilio, dedicandosi sempre più alla pittura. Il "Corriere della Sera" scrisse di lui il 17 gennaio 1934: «La vita del Manini fu abbagliante, piena di ricchezza e d'onori, e noi gli dobbiamo d'aver portato il nome d'Italia all'ammirazione degli stranieri».
EB – Enciclopedia Bresciana di Antonio Fappani
Fondazione Civilità Bresciana
Brescia
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