GELMINI Giuseppe
(Brescia, 22 novembre 1804 - 16 febbraio 1862). Figlio di Giovanni, capitano veterano di Napoleone si distinse presto negli studi. Dallo Spada e dal Teosa imparò l'ornato. A vent'anni partì, per spirito d'avventura, e fu in Svizzera e in Germania, dove visse facendo il pittore. Tornando in Italia venne rapinato di quanto aveva ma soprattutto di disegni e memorie, da una masnada di briganti. Per il disappunto provato si arruolò col nome di Antonio Gaspario di Furstenan, nei reggimenti svizzeri al servizio della Francia. Scoppiata la rivolta di Spagna nel 1826, vi partecipò nella settima divisione e combatté, da coraggioso a Rosaj, Gerona e Madrid. Tornato in Italia, fu presso il Prestinari di Milano dove imparò l'arte di accordatore di cembali, che intraprese dal 1831 in poi, costruendone anche alcuni buoni esemplari. Infine si dedicò con passione a ricerche archeologiche, di iscrizioni, di monete, di codici, di stemmi, di documenti d'ogni genere, riuscendo utile allo stesso Mommsen che del Gelmini scrisse: "diligenter et perite monumenta patriae, maxime medii aevi indagavit et delineavit". Collaborò inoltre con l'Odorici, il Labus, il Da Ponte e il Brunati. Le assidue ricerche furono interrotte solo negli avvenimenti del 1848 e nelle Dieci Giornate che lo videro attivo e coraggioso, sostenere il fuoco austriaco alle Consolazioni. Artista i suoi modelli comparvero in esposizioni. La morte lo colse mentre attendeva a due opere: "Le lapidi bresciane del Medioevo" e "Gli stemmi e le notizie della bresciana nobiltà" ricche di gran quantità di riproduzioni in fac-simile disegni, notizie, rimaste incomplete e i cui appunti sono rimasti nella Biblioteca Queriniana. Raccolse inoltre un migliaio di monete bizantine ed altre rarissime. Ma la sua principale occupazione fu quella di incordatore di clavicembali e di costruttore di strumenti musicali. Nel 1839 presentava, alla Esposizione pubblica annua dell'Ateneo, una chitarra con capotasto scorrente, ponticello mobile e meccanismo per la incordatura con la quale mirava ad ottenere due vantaggi; cioè facilitare al suonatore l'uso dello strumento, e renderlo meccanicamente più perfetto. Nel 1842 presentò alla Esposizione dell'Ateneo un pianoforte ad imitazione di modello inglese (Broxdwood) con modificazioni sostituendo alla pesante e complicata tastiera una più semplice, leggera e uniforme e apportando altri interventi semplificatori. Nel Museo degli strumenti musicali di Milano esiste una sua chitarra portante il cartiglio "Nuova invenzione del Maestro Sbordoni Giovanni Gelmini/ fece l'anno 1853 in Brescia". Come si vede aveva due cognomi, e la nuova invenzione si riferisce alla chitarra con doppio manico e sedici corde.

EB – Enciclopedia Bresciana di Antonio Fappani
Fondazione Civilità Bresciana
Brescia
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