Isidoro Capitanio
CAPITANIO Isidoro
(Brescia, 8 settembre 1874). Di Guglielmo. Ebbe primo maestro il padre, egli pure musicista e, poi, Paolo Chimeri per il pianoforte, Mascardi per l'organo, Mapelli e Mattioli per la composizione ed ottenne, nel 1911 il diploma di maestro compositore al Liceo Giovan Battista Martini di Bologna. Ma già da anni aveva iniziata a Brescia la carriera di organista che aveva continuato nel 1895 a Casalbuttano. Tornato a Brescia, nel 1900, dopo la morte del padre, ottenne per concorso il posto di insegnante di armonia, solfeggio cantato e pianoforte complementare al Civico Istituto Musicale Venturi, dove, nel 1929, dopo trent'anni di continuo insegnamento, gli venne, per deliberazione vescovile, affidata la cattedra di Pianoforte principale. Contemporaneamente fu organista nelle principali chiese di Brescia, direttore della Schola Cantorum di S. Maestà e, a lungo, maestro di cappella di S. Agata. Visse sempre e volutamente nell'ombra, dedicandosi ad un instancabile lavoro di affinamento artistico e di composizione e all'insegnamento pubblico e privato. Come organista, Giulio Bas, che lo ascoltò sull'organo di S. Giuseppe ebbe a dire: "Dopo Frescobaldi, credo, non si sia sentito più suonare cosi". Il Margola lo dice "Insegnante e pianista di indiscusso valore" ebbe una scuola fra le più serie e un numero considerevole di allievi suoi, ottenne coi più lusinghieri risultati il diploma di pianoforte ai Conservatori di Milano e di Parma. Armonista sapiente, egli fu tra i più eccellenti contrappuntisti italiani del tempo, oltre che eccellente interprete di musica polifonica. Come pianista non svolse attività di solista, ma fu preziosissimo elemento del "Trio Bresciano" del "Quintetto Capitanio-Francesconi" e poi ancora nel "Trio Capitanio - Trentini - Buranello". Anche se queste attività non ebbero vita duratura, tuttavia rappresentarono un momento artistico notevole. Ebbe, tuttavia, anche se non cercati validi riconoscimenti. Il suo "Prometeo liberato" (cantata per baritono, coro e orchestra) ottenne nel 1922 il premio del Comune di Milano. La "Danza dei Fakiri" composizione per piano edita da Ricordi di Milano (e della quale farà nel 1940 una trascrizione per orchestra e nei 1941 un'altra per pianoforte ed orchestra) vinse nel 1920 il premio della Rassegna "Il Pianoforte". "Visioni mitologiche" fu scelto dalla Commissione Permanente di lettura dell'Accademia di S. Cecilia a Roma e venne eseguito all'Augusteo di Roma, al Colon di Buenos Aires, e al Teatro Grande di Brescia. Altri successi egli ottenne con il suo "Quintetto" in Milano, in Brescia, col "Trio" a Brescia, La Spezia, Cremona, S. Remo e col "Trio Ungherese" all'estero. Fervore di adesioni suscita nel 1940 il suo "Intermezzo" per archi ed arpa, ecc. Isidoro Capitanio intuì anche la musica nuova. Si accostò a Debussy sulla cui musica esempiò la "Danza dei Fakiri" che nel 1916-17 fu opera di avanguardia. Egli fu anche compositore di musica da camera fin dal 1910 con il "Trio in sol minore" in cui sembra assorbire l'anima dei grandi romantici tedeschi dell'ottocento. "Accenti di una sovrana bellezza spirituale, addirittura medioevale", il Margola trova nel giovanile del "Prometeo liberato" (1909). Ma lo stesso critico scopre "la vera, integra personalità" del Capitanio nel "Quintetto per archi e pianoforte" (1928), opera di "mano esperta, scaltrita nei più svariati procedimenti, e (di) una forte robusta genialità Presente nelle sue composizioni un'"anima squisitamente lombarda" attraverso "una vena facile, limpida, cristallina, una ingenuità quasi infantile" che fa "riscontro ogni tanto, alle sue musiche pia evolute e sapienti". Sfortunata ma valida per la critica la "Pasqua fiorentina" opera lirica su libretto di Antonio Lega (1934) che però non ebbe successo. Molta la musica sacra fra cui superbo un suo "Vexilla regis" che risuona superbo nel Duomo di Brescia. Ma la sua produzione fu vasta e difficilmente riducibile in schemi. Validi i suoi brani pianistici come "Capricci", "Perché?", "Sorrisi", "Antico canto", "Preludio". Quest'ultimo del 1942 ebbe un "respiro ampio" e attraverso "profondità romantiche" e "successioni rapide e suadenti" fu un vero preludio alla sua lenta e lunga morte. Colpito da paralisi fu ricoverato nell'Ospedale di Manerbio e poi trasferito a Sale Marasino dove dischiuse la sua anima alla fede alla quale aveva sempre anelato. Compose: "Messe" (fra cui una in do per coro e orchestra eseguita la prima volta a Brescia), Mottetti, Inni, "Prometeo liberato" (cantata per coro baritono e orchestra), "Visioni mitologiche", due "Quadretti musicali" per orchestra, eseguiti al Teatro Grande di Brescia, al Colon di Buenos Aires, e all'Augusteo di Roma. "Trio per pianoforte, violoncello e violino" (eseguito alla Società dei Concerti di Brescia); "Pezzo per violino" (pure eseguito alla Società Concerti e alla Società Quartetto di Milano); "Pezzi per violoncello e per pianoforte", "Liriche per canto" (eseguito alla Società Concerti). Scrisse pure inni, sequenze, antifone, versetti, mottetti, offertori, salmi. Una bibliografia ampia si trova nel saggio di Franco Margola "Isidoro Capitanio" ("Commentari dell'Ateneo di Brescia" 1942 (B), 1943, 1944, 1945 171 Errata corrige: "Pasqua fiorentina" non venne mai eseguita.
EB – Enciclopedia Bresciana di Antonio Fappani
Fondazione Civilità Bresciana
Brescia
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